Camillo di Christian RoccaQUANTE PAROLE IN UNA SETTIMANA PER IL VICE PREMIER VELTRONI

Milano. Giulia Maria Crespi organizza un convegno su "Il bello, attualità e futuro di un concetto accantonato", e su come fare per resuscitarne in Italia il culto, secondo voi, chi invita? Il vicepresidente del Consiglio e ministro per i beni culturali Walter Veltroni, naturalmente. La settimana scorsa finisce così, per Veltroni, in bellezza. Nulla lasciava presagire, per sé, per il governo, per l’arte e per la Juventus, una tempesta di metà giugno di così vaste proporzioni. Eppure quella gitarella del 14 maggio a bordo del Cacciamine Termoli, al largo di Civitavecchia, è già materia per esperti di uccelli del malaugurio. Il ministro era andato alla ricerca "dell’arte sommersa" perché "il mare è una grande cassaforte d’acqua che custodisce i tesori del tempo". Veltroni, guardando il mare, si è detto entusiasta della collaborazione con il ministero della Difesa, una collaborazione che implica accordi per la vigilanza, la prevenzione e la repressione dei traffici illeciti delle opere d’arte. "Mi sembra bello che si utilizzino le caserme per i musei", ha detto.
Al settimanale Il Mondo, il vice premier denuncia una manovra oscura: "Stanno bloccando in Parlamento la legge sul dilettantismo". Si riferiva allo sport e alla presenza dei partiti nel Coni: "Ma stiamo scherzando? – ha detto – tecnici e atleti oggi nelle leghe e nelle federazioni non hanno nemmeno diritto di voto. E’ giunto il momento che lo sport venga preso in mano anche da chi lo pratica, da chi sa di che cosa si sta parlando". Subito dopo aggiunge: "In Italia si rischia l’omologazione dei linguaggi: spesso si dà la notizia di politica come fosse quella di sport o viceversa". Qualche giorno dopo a proposito del recupero dell’area di Pompei si esprime così: "E’ una sfida da vincere in tutti i modi". "Pompei – ha promesso Veltroni) – comincia a rinascere, non continua a morire". E ha aggiunto: "E’ un’opera titanica": a quel punto i napoletani, che a queste cose fanno attenzione, hanno incrociato le dita per una frase facimente associabile con le catastrofi evocate dal film con di Leonardo Di Caprio. Su Pompei Veltroni non vuole fare "demagogia" e si limita quindi a un "si cambia musica" e a un misterioso "si cambia banda". E anche un richiamo ai giornalisti: "Io – ricorda – sono stato direttore dell’Unità e ho letto cose terribili (sic) su Pompei", ma oggi "diffondere l’idea che Pompei è passata da una morte annunciata alla rinascita, significa fare un favore alla verità".
Intanto il 15 giugno si deve occupare anche di politica ("Non esiste alcuna suggestione di fare elezioni anticipate") di occupazione ("Le regioni del Mezzogiorno si avviano sulla strada di uno sviluppo autosufficiente") di Rai ("Così non va"). Ma pregusta già la sfilata sulla Croisette a Cannes e la finale di Coppa dei Campioni ad Amsterdam. Il 16 maggio è l’ora delle riforme ("Ci auguriamo vadano a compimento") e della giustizia ("Il ministro Flick fa il ministro della giustizia").
Il week-end l’ha dedicato alla sua passione, il cinema. Le polemiche sulla rivalità tra Nanni Moretti e Roberto Benigni glielo guastano un po’: "L’Ulivo non preferisce l’uno piuttosto che l’altro – fa sapere il vice premier- sarebbe una follia". E si augura che la giuria di Cannes assegni la Palma d’Oro ex-aequo ai due comici.
Poi scappa il boss Pasquale Cuntrera, e il vice presidente del governo dichiara: "E’ inaccettabile per la coscienza civile del paese che un boss possa fuggire". E mentre l’opposizione chiede la testa del Guardasigilli e Flick stesso si dimette, Veltroni aggiunge: "Esistono buchi nella normativa". Con la valigia pronta per Amsterdam ("In tribuna ci sono tre ministri spagnoli, mi pare doverosa una presenza italiana") Rivendica anche di essere una sorta di menagramo per omissione, vocazione confermata dalla partita con il Real. La sua squadra del cuore perde se lui non può vederla: "L’anno scorso io non c’ero". Poi avviene il furto delle opere d’arte alla Galleria d’arte moderna di Roma. Veltroni sente il peso delle responsabilità e comunica che rinuncia alla partita: "E’ un colpo tremendo – dice – Ma ho impegni di governo". A proposito del furto, si lancia in un’ardita analisi criminologica per spiegare perché a speso 70 miliardi in sistemi di sicurezza per le opere d’arte senza collegare gli allarmi di musei e gallerie alle questure (eppure un critico di livello come lui dovrebbe ricordarsi almeno del film Topkapi). "Eravamo preparati ai furti, ma era una rapina con le armi". Cuntrera è irreperibile, dei quadri non c’è più traccia e la Coppa si sta volatilizzando. Ma per fortuna per salvalrsi l’anima c’è sempre la teoria del complotto e l’evocazione dello spirito di Licio Gelli (teoria ieri sbeffeggiatia dal procuratore capo di Firenze): "Sento di nuovo l’ odore delle bombe del ’93""Se qualcuno pensa che con la sparizione di questi quadri si cerchi di meno Gelli, si sbaglia di grosso".

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