Camillo di Christian RoccaSERGIO SCALPELLI

Milano. C’è una giunta, per certi versi anomala, né iscritta al partito dei sindaci né organica al sistema di potere dell’Ulivo, che si trova ad affrontare l’eco di polemiche seguite a eventi gioiosi e luttuosi. Ma soprattutto chiamata a rispondere a un quesito che di per sé pesa come un macigno: Milano è una città in declino? L’assegnazione del premio Nobel per la letteratura a Dario Fo e la morte di Giorgio Strehler, in altri tempi avrebbero "dato fiato all’orgoglio" della città, oggi invece riportano la capitale morale ed economica del paese al centro dell’attenzione dei politici di ogni parte e dei commentatori di tutte le gazzette, così come nei giorni di Mani pulite.
Nel suo ufficio, che si affaccia su una piazza Duomo addobbata a festa, Sergio Scalpelli si premura di definire i dettagli dell’evento sportivo milanese e nazionale che inaugurerà l’anno: a San Siro si gioca Inter-Juventus. Scalpelli, che è assessore comunale allo Sport, sa però che l’anno che sta arrivando farà di Milano un palcoscenico nazionale ben oltre i dribbling di Ronaldo o i gol di Del Piero di domenica prossima.
E’ stato Ferruccio de Bortoli, direttore di una delle grandi istituzioni meneghine, il Corriere della Sera, ad aprire il dibattito. "Quell’identità che si è perduta" ha scritto di Milano, domenica, in prima pagina. Se le critiche alla città sono fondate ma forse un po’ esagerate, ha commentato de Bortoli, "quello che si è tragicamente smarrito è il senso di appartenenza a una comunità". Eppure questa è una città con cinque università, con la Scala, con le case editrici, con i musei. Scalpelli imputa questo senso di sfiducia ai postumi di Tangentopoli: "Se non ci si rende conto che Milano è stata l’epicentro di un sisma che ha sconvolto l’Italia, non si può comprendere a pieno la dimensione delle difficoltà che la città ha vissuto. Tanto più che per qualche tempo, è stata la Lega a interpretare la voglia di riscatto dei milanesi. Mani pulite ha colpito al cuore la classe dirigente, ha zittito i professionisti e mortificato stilisti e intellettuali, compreso Strehler. Se ne è accorto anche Dario Fo, che da un po’ di tempo, non solo a teatro, critica un certo tipo di magistratura". Ora c’è una giunta di centrodestra, guidata dal sindaco Gabriele Albertini. "Ed è scattato il solito giochetto – dice subito Scalpelli – anche se Walter Veltroni ha giustamente fatto distinzioni tra l’esperienza di Formentini e questa di Albertini. Sei buono, civile e presentabile se stai con loro, viceversa sei rozzo, gretto e incolto. Ma con Albertini questo non funziona e anche Romano Prodi ne è cosciente, il presidente del Consiglio, a differenza del suo vice conosce bene la città e sa che cosa significa avere un sindaco che proviene dal sistema delle imprese".
A Milano, dice Scalpelli, non c’è la "destra caciarona e rancorosa" che parte dei giornali nazionali cercano di descrivere, anzi le cronache locali di quotidiani, anche ideologicamente più distanti, seguono con rispettoso interesse i primi passi dell’amministrazione. Scalpelli stesso, definito dal Corriere della Sera il "commissario tecnico" della giunta, per esempio, ha una storia di sinistra e libertaria, nel Pci prima e con i radicali dopo. Ha diretto per dieci anni la Casa della cultura, principale istituzione intellettuale del partito comunista ed è stato con Giuliano Ferrara tra i fondatori del Foglio. "In giunta – continua l’assessore – ci sono cattolici illuminati, c’è un giornalista liberale come l’ex direttore del Sole 24 Ore Salvatore Carrubba. Lo stesso De Corato di An, ormai è oltre Fiuggi 2…". La prova? Prendete l’annosa vicenda del centro sociale Leoncavallo: "Le giunte di sinistra lo sgombravano, la Lega ne ha fatto la bandiera della sua identità amministrativa, noi cerchiamo di chiudere civilmente la stagione dell’antagonismo sociale e ideologico, accompagnando il centro sociale verso la trasformazione in un’impresa del tempo libero, così come avviene da tempo nelle grandi città del Nord Europa".
Secondo Scalpelli, "il direttore del Corriere ha ragione quando dice che Milano sembra aver perso la sua vocazione; la crisi della cultura industriale si è fatta sentire, ma probabilmente in modo meno traumatico rispetto ad altre città inglesi o tedesche. Il compito della giunta è proprio quello di individuare alcune priorità per immaginare la città del futuro, e questo credo debba essere fatto insieme al Pds". Cos’è, assessore, un inciucio alla meneghina? "Ma no, bisogna sempre tenere distinti i ruoli della maggioranza e dell’opposizione. Non si può però fare finta di non accorgersi che il Pds è una forza politica impegnata a studiare una strategia di sviluppo della città e che è l’unico segmento dell’opposizione interessato a un progetto strategico per Milano. Così gli Stati generali della città, che convocheremo entro qualche mese, avranno l’obiettivo di confrontare i nostri progetti e le nostre idee con le élite professionali e intellettuali di Milano". Scalpelli snocciola una serie di iniziative già avviate dalla giunta (il lavoro di riordino della pubblica amministrazione da parte del city manager Stefano Parisi, un rapporto duro ma non conflittuale con i sindacati, le privatizzazioni, i due nuovi poli universitari, la nuova biblioteca, la città del cinema, quella della moda, del design…), ma per riaccedere la luce dopo gli anni bui del decennio passato crede sia necessario restituire alla politica il suo primato: "Noi abbiamo un progetto per questa città, ma non basta. E’ altrettanto importante che si faccia un passo decisivo verso la costruzione di una nuova classe dirigente".

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