Milano. Mancano quattro giorni al voto e i radicali di Emma Bonino e Marco Pannella non sono ancora certi di raggiungere il numero di voti necessari per entrare nel prossimo Parlamento. Per questo la Bonino ha ripreso lo sciopero della fame e con lei 800 persone hanno aderito al Satyagraha, la disobbedienza civile di massa che Gandhi praticava in India con alterni successi. Chiedono, come ci dice Marco Pannella, "un dibattito serio tra D’Alema e Bonino, tra me e Amato sui temi della libertà di ricerca scientifica. Hanno solo tre giorni per accettarlo. Da questo dipende la presenza radicale in Parlamento".
Il precedente digiuno della fame e della sete interrottosi con il ricovero della Bonino e l’autoriduzione dei farmaci di Luca Coscioni (che si trova ancora in ospedale) hanno svelato ancora una volta l’abilità dei radicali a maneggiare le regole dell’informazione politica. Se è vero che hanno dovuto ricorrere a mezzi estremi per richiamare l’interesse dei media, è indubbio che la Lista Bonino è l’unica, Polo e Ulivo a parte, che sia riuscita a far parlare di sé. Molto più di Antonio Di Pietro, di Sergio D’Antoni e anche di Fausto Bertinotti. "C’è stata soltanto comunicazione di cronaca obietta Pannella le tv hanno parlato dei bollettini medici e dei chili persi da Emma, ma non c’è stata informazione politica. Ed è chiaro che sia così: il regime ha un problema di sopravvivenza rispetto all’emersione del Terzo Stato; il regime deve impedire che la gente sappia, che si dibatta".
L’idea di far scendere in campo un "partito dei disabili" che mostrasse "la condizione del malato" ha spiazzato avversari e giornalisti ma i due poli non hanno raccolto l’invito pannelliano: "Da settimane vado dicendo che ci sono 20 collegi dove il Polo può tentare di far eleggere un boniniano, e altrettanti dove la sinistra può fare lo stesso".
La campagna elettorale è cominciata con le metaforiche minaccie pannelliane di uccidere il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi perché "complice di attentato ai diritti politici degli italiani". Oggi l’ultima provocazione pannelliana è quella di staccare la spina al suo antico compagno Emilio Vesce, in coma irreversibile da sei mesi. La legge non lo permette, quindi Pannella aspetta una risposta dal pm di Padova al quale ha segnalato la disumana situazione che vive la famiglia Vesce per quel "corpo che fu di Emilio e che oggi è sequestrato dalla forza kafkiana di una legge ingiusta".
Entrare in Parlamento dunque è molto difficile. Le strade sono tre. La prima: la Lista Bonino dovrebbe riuscire a raggiungere il quattro per cento dei voti nella quota proporzionale (scheda grigia). Compito assai arduo, che fu sfiorato soltanto nel 1994 e che mai una lista radicale, se si eccettua l’exploit delle Europee del 1999, ha raggiunto. Le ultime stime, dice Pannella, vedono in flessione i radicali: "Il Satyagraha e una serie di altri miracolosi eventi che abbiamo incardinato nella società racconta al Foglio non hanno un rapporto diretto con le elezioni. Il paese rimane emozionato da quello che facciamo ma non vede il nesso tra queste battaglie e il voto, non lo collega perché non è informato".
La seconda strada passa da Milano
Emma Bonino è candidata nel collegio 1 di Milano centro. Gli avversari sono due: uno fortissimo, candidato per la Casa delle Libertà (Marcello Dell’Utri) e uno deboluccio per la sinistra (Onofrio Battista Amoruso). A Milano gli esperti valutano l’impatto della Bonino intorno al 15/20 per cento, risultato gratificante ma non sufficiente per vincere il collegio. Ma i radicali hanno avviato una campagna di moral suasion nei confronti dell’elettorato di centrosinistra. Sono state mobilitate una settantina di personalità di sinistra (da Margherita Hack a Franco Debenedetti, da Monica Guerritore a Vasco Rossi) intorno a un appello che recita: "Se fossi elettore di quel collegio, voterei per Emma".
L’Ulivo appare in difficolta perché il candidato che si oppone a Dell’Utri, Onofrio Battista Amoruso, non eccita gli elettori di sinistra visto che è stato fino a poco tempo fa capogruppo di Forza Italia al Pirellone, prima di passare all’Udeur di Clemente Mastella. Una dichiarazione di Fabio Mussi, capo dei deputati Ds, prontamente valorizzata da Radio Radicale, ha fatto intendere che i Ds invitassero a votare Bonino per sconfiggere Dell’Utri. Non è così, e non c’è alcuna desistenza diessina né la restituzione del favore di Roma-Prenestino, dove la Lista Bonino non è riuscita a presentare la candidatura proprio nel collegio dell’ex radicale Rutelli.
La via più facile per mandare Emma Bonino a Palazzo Madama passa attraverso i complicati meccanismi della legge elettorale del Senato. Oltre ai vincenti nei collegi risulteranno eletti anche alcuni dei migliori perdenti nella Regione. Secondo gli esperti, per ottenere il seggio, la Lista Bonino dovrà superare in Lombardia l’Italia dei Valori di Di Pietro. Per questo i radicali hanno intensificato gli sforzi nella Regione investendo due miliardi di lire in manifesti, volantini e nella spedizione di un giornale a tutte le famiglie lombarde.