Camillo di Christian RoccaRE: NO SUBJECT di Christian Rocca & Luca Sofri

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Macchine di scrivere
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Caro Christian,
altro che Moulin Rouge, ho assistito a un evento formidabile: il circo delle macchine da scrivere. Succede questo, che in Italia l’esame per diventare giornalista professionista comprende una prova scritta da svolgere con la macchina da scrivere. Tu lo saprai perché l’hai fatto, ma io ci sono rimasto di stucco è un barbatrucco. Nel 2001, con una probabilità di dover usare mai una macchina da scrivere pari esattamente allo zero per cento (0%), e con una generazione di esaminandi che in buona parte non ha mai avuto motivo di usarla, l’esame richiede l’esplorazione di una cantina – propria o di un collega anziano – alla ricerca di una-macchina-da-scrivere. Che senso ha? Nessuno, pensavo, ma mi rimangio la parola dopo aver partecipato a una spettacolosa simulazione dell’esame organizzata dall’Ordine dei Giornalisti. Cento praticanti tra i venti e i trentacinque che arrivano con arnesi raccolti chissà dove e nel giro di cinque minuti sono o attorcigliati nel nastro, o impiastricciati di inchiostro, o a chiedere aiuto in giro. Guarda che non è mica facile cambiare il nastro: devi sapere che va cambiato il nastro, per esempio. E poi non troviamo lo zero, non abbiamo idea di come si vada accapo, dobbiamo picchiare sui tasti e sbrogliarli quando si aggrovigliano, non sappiamo come si spezza una parola (e soprattutto perché). Cattiveria pura, poi ti chiedi perché i giornalisti diventino così stronzi: ma uno show fantastico. All’esame da notaio si va con pennino e calamaio? Per fare l’odontoiatra ti presenti con una tenaglia? Forse sì, mi voglio informare. Ieri ho visto questo film che si chiama "Scoprendo Forrester": c’è un ragazzo di sedici anni che ha sempre scritto a mano, e all’improvviso si trova davanti a una macchina da scrivere e parte a battere a raffica come se l’avessero allattato con il bianchetto. Je volevo menà. Hai sentito il cd nuovo dei REM?

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Macchine per scrivere
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Caro Luca,
ti prego: macchina per scrivere, anche se macchina da scrivere è entrato nell’uso comune (ma a quando la macchina già scritta?). Io, comunque, non la so usare e al mio esame ho scritto prima a mano e poi ho ricopiato in bella con la macchina. Ci ho messo un casino, specie al pit stop per il cambio del nastro. Vincino, anni fa, ha provato a farne a meno e ha presentato un tema fatto di vignette e cartoni. Non hanno gradito. Meglio, molto meglio di un esame di Stato è la procedura per ottenere la licenza di guida ai Caraibi: basta scucire 30 dollars, cash of course e sull’unghia (ma che vuol dire sull’unghia?). Sono appena tornato da Anguilla, isoletta delle Sopravento. Nella quiete delle Indie occidentali mi sono riproposto di dare un consiglio agli amici più cari: usate i bagni degli handicappati. Sono i migliori. Spaziosi, poco frequentati, con quel bel cessone alto, ché se ti siedi ti senti un Re e anche un pizzico orgoglioso. E, poi, quel maniglione laterale ma perché non ce lo fanno anche a casa? Insomma è come viaggiare in business. Pensaci, tu che guardi sempre Satyricon. Il nuovo REM, non l’ho sentito, com’è?

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Eggers
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Caro Christian,
ti vuoi pure fregare i bagni dei disabili? Poi dicono la destra. Il nuovo dei REM è come i vecchi dei REM, ovvero una meraviglia. Un disco molto coraggioso. Potevano cambiare del tutto genere, fare un cd intitolato "Guy E" di musica ipnotica, farraginosa e strumentale e vendersi come grandi innovatori e tutte le copertine sarebbero state per loro. E invece hanno voluto sfidare tutti e fare un bel disco dei REM del tutto prevedibile. Esce tra pochi giorni, come un libro per cui vado altrettanto matto (l’ho letto in inglese l’anno scorso, chissà che ho capito), "L’opera struggente di un giovane genio", in cui un newyorkese di ventisei anni racconta vicissitudini e tragedie familiari con gran leggerezza e ironia. Scrive come un drago e ha un sacco di belle idee confuse, note, salti di palo in frasca, riflessioni di riflessioni: "L’autore desidera anche riconoscere la sua propensione all’esagerazione. E inoltre, la sua propensione a spararle grosse per farsi bello". E poi volevo dirti: macchina-da-scrivere, macchina-da-scrivere, macchina-da-scrivere, tiè.

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Re: Eggers
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Caro Luca,
mi provochi? Accetto la sfida. Sui Rapid Eyes Movement posso scrivere a occhi chiusi. Fino a Lifes Rich Pageant, i Rem erano riconosciuti come uno dei pochi gruppi al mondo che riusciva a migliorare album dopo album. Poi, ammettilo, si sono un po’ fermati. Sempre dischi ottimi, ovvio. Canzoni bellissime, posti alti nelle hit parade. Ma un po’ uguali a se stessi. Soltanto con Automatic for the people, New adventures in hi-fi e Monster hanno provato a cambiare un poco. Io ora sto ascoltando Anja Garbarek in segno di rispetto a suo padre Jan; la colonna sonora di Scoprendo Forrester (Miles Davis, Bill Frisell e Ornette Coleman) per starti dietro; e Jocelyn Pook su consiglio di Peter Gabriel e di Stanley Kubrick che l’ha scelta per Eyes wide shut (Eyes wide shut, altro modo per dire Rapid Eyes Movement, tié).
Un’ultima cosa, anzi un problema: ricevo per lavoro centinaia di mail il giorno (il giorno, non al giorno; per scrivere, non da scrivere). Molte sono da cestinare, ma tant’è. All’inizio ne facevo un punto d’onore: leggerle tutte e magari rispondere. Faticosissimo. A un certo punto pensavo di aver trovato la soluzione grazie a un tackle scivolato salva-coscienza del direttore di Esquire.com: fregarsene e cancellare senza neanche aprire. Poi mi sono messo a leggere Herzog di Saul Bellow, ed eccomi innamorato del protagonista grafomane che scrive lettere a tutti. Preso dal rimorso, scriverei anche a Umberto Bossi (per manifestargli il mio Sicilian pride, però). Per fortuna, ne converrai, non tutte le mail sono nocive: per esempio ci sono quelle deliziose che ci arrivano da quando abbiamo iniziato questa rubrica. Anche tu ne ricevi di carine?

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Lettrici
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Caro Christian,
aspetta un momento. Vuoi farmi capire che tu ricevi delle e-mail dai lettori di Max (deliziose, per giunta!)? E quante, di grazia? A me non ha scritto nessuno in due mesi. Due puntate, zero messaggi. Perché scrivono a te, scusa? PERCHÉ SCRIVETE A LUI? Ti parlano di me, anche? No, comunque, meglio così, non avrei tempo di leggerli, e poi non me ne importa neanche granché, sono quasi sempre seccatori. Ti ha scritto Nina Moric? Ti ha scritto Giovanna Mezzogiorno? No, vedi. E allora chissenefrega, anzi, meno male che non mi ha scritto nessuno. Ah, sì.
p.s. ma quante, esattamente?

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Re: Lettrici
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Caro Luca,
sei fortunato. Le e-mail anche quando sono deliziose possono fare davvero male. Ti racconto cosa è successo a un mio amico che ha scherzato col fuoco telematico: usciva con una ragazza, e invece di starsene tranquillo e buonino ha cominciato a corteggiarla con messaggi di posta elettronica, fingendo di essere un altro. Per gioco. E’ finita che questa l’ha lasciato perché si era innamorato di lui. Cioè di lui quell’altro. Insomma, forse i lettori di Max scrivono a me, ma in realtà vogliono te. O qualcosa del genere. Se ti può rallegrare, non mi ha ancora scritto la mia anchor-woman preferita, Annalisa Spiezie del Tg5. Ma io aspetto. Anche i primi exit poll.

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