L’uomo più invidiato del mondo è seduto in un angolo di un locale alla moda di Milano. Parla al telefono in slang americano e si scola un calice di Chianti. E’ da solo. Peccato. Mi aspettavo di vedere intorno a lui una corte di super top model da rimanerci secchi. Cindy Crawford, Paulina, Eva Herzigova, ragazze che quest’uomo ha messo contro un muro di fieno catturandone l’esplosiva bellezza. E invece nemmeno l’ombra. Si chiama Marco Glaviano, porta i jeans e una giacca di pelle, vive a New York ma è nato a Palermo, ha 58 anni ma ne dimostra 15 di meno. Il suo mestiere è fotografare. Ritrae le ragazze nude, seminude, vestite e compagnia bella. Ritrae anche uomini e paesaggi, ma chissà perché vengono in mente sempre e solo le gambe, i seni, i visi perfetti. Guardate le immagini che seguono queste pagine per farvi un’idea.
Mi siedo e gli faccio una domanda: ma non ti sei stancato di fotografare solo belle ragazze? Non ti viene voglia di fotografare una donna normale? "No", mi ha risposto. E’ forte questo Glaviano. Gli chiedo: Ma come fai a non innamorarti di quelle lì, ogni volta che si mettono in posa? E lui: "La maggior parte delle modelle sono brutte, le belle sono pochissime". Che? "Sono brutte, anzi bruttissime". Glaviano, stai scherzando? "No, e non mi capacito come abbiano potuto far carriera ‘ste bruttone". Fai i nomi "Non posso". Ah, vedi che non te ne viene in mente nemmeno una. "No, non parlo, sennò mi menano". Kate Moss sarà mica brutta?. "Bruttissima, fa schifo". Elle McPherson, detta ‘The Body’, ‘il corpo’? "Bruttocchia. Ma adesso basta". Dimmi quali sono le belle. E qui Glaviano mi lascia di nuovo secco. Non dice Naomi, non sceglie Carla Bruni, non gli passa nemmeno per la mente Linda Evangelista. No, Glaviano dice: "Satya". Satya? E chi diavolo è Satya? Io non l’ho mai sentita nominare, lui me la fa vedere nelle foto (guardatela, è a pagina XX e YY) e mi dice: "E’ la donna più bella del mondo, è perfetta, è la migliore". Tanto entusiasmo mi incuriosisce. Glaviano mi spiega che l’anno scorso stava per sposarla ma a due settimane dal matrimonio
Be’, arriveremo a Satya, che Glaviano nel corso della serata mi ha citato una cinquantina di volte. Mettiamo ordine in questa storia.
Marco è nato a Palermo. Lui sostiene di aver cominciato a fotografare a 5 anni, "foto di moda già allora dice i modelli erano i miei genitori, poi mia sorella". Pare che quelle foto infantili siano bellissime, "le ho ritrovate e prima o poi le pubblicherò". Intanto sta per pubblicare il suo quarto libro, mentre in autunno una retrospettiva lo incenserà a San Francisco ("la mostra viaggerà: dopo la California andrà a Palermo, allo Spasimo, poi a Stoccolma e infine, nel 2002, a New York"). Glaviano fotografava per hobby e studiava architettura e suonava il jazz. Il suo strumento era il vibrafono. Girava la Sicilia e l’Italia con il suo gruppo. Il suo idolo era il grande Milt Jackson (guardate la foto a pagina YY). Quando Jackson suonava in Sicilia, Marco lo portava in giro; quando si è trasferito a New York, Marco frequentava la casa di Jackson. Dopo l’università, la storia di Glaviano si sposta a Roma dove ha smesso di fotografare per passione e ha cominciato a scattare per lavoro. "Roma non mi piaceva e allora una sera ho smontato il mio studio, ho affittato un furgoncino e sono partito per Milano". Era il 1968. Marco faceva fotografie di moda e frequentava il baretto di Oreste in Piazza San Marco. Tutte le sere incontrava il bel mondo dell’impegno politico, la gente che amava l’arte, c’era anche Umberto Eco. Lui si presentava con una pelliccia di lupo e due modelle straniere da urlo. Una sera del 1969, Marco fu arrestato. Aveva i capelli lunghi e quella sera tutti i capelloni con simpatie a sinistra furono fermati. Era la sera della strage di Piazza Fontana. Un’altra sera, questa volta del 1975, si fece convincere da una modella. "Va bene le disse vengo con te a New York". Partì convinto di tornare dopo due settimane. Ci è rimasto. Ora la sua casa è a Manhattan. Lì è proprietario del più grande studio fotografico del mondo, settemila metri quadri lungo il fiume Hudson. "Non è solo lo studio più grande, è anche il più bello e il meglio attrezzato, è un business che fa un sacco di soldi ma ora non ne posso più, mi costringe a fare il manager e non è il mio mestiere: lo vendo". A proposito di soldi gli chiedo quanto guadagna. E lui: "Dipende dalla perception". Dillo in italiano, please. "Dipende dalla percezione che le maison di moda e i grandi giornali hanno di te in quel preciso momento". Glaviano, non essere vago: quanto guadagni? "Dieci anni fa facevo otto copertine l’anno per Vogue e Harper’s Bazar; ecco in una situazione di questo tipo guadagni anche 100 milioni il giorno". Come un calciatore. "No, i nostri sono compensi più sproporzionati, loro sono bravi, corrono, hanno i muscoli, rischiano di farsi male. Noi facciamo solo fotografie". Arriviamo a Satya. "A me le donne non interessano, le modelle poi non le sopporto, anzi le odio". Ma se ne hai sposate quattro "Quelle che mi piacciono le sposo, comunque mi sono fermato a tre. Con Satya è finita quindici giorni prima delle nozze". Che è successo? "Non posso dirlo, sappiate però che lei è la numero uno; è soltanto un poco pazza". Be’, anche tu che l’hai lasciata a un passo dalle nozze "Avevamo già spedito gli inviti", conferma. Dopo Satya, Glaviano fa capire che c’è stato il diluvio: "Voglio stare da solo, non ho più intenzione di sposarmi". Mentre dice così si materializza una specie di dea. Alta, magra, con un vitino così, deve essere dell’Est e non avrà più di vent’anni.
1 Agosto 2001