Il 16 novembre comincia il Ramadan, il mese santo per i seguaci di Allah, per questo alcuni leader musulmani hanno chiesto la sospensione dei bombardamenti in Afghanistan. La proposta è stata rilanciata da una parte della sinistra politica e intellettuale europea: non si bombarda nel mese del raccoglimento e della preghiera. Non si fa. Non è giusto. Non è umano. Eppure nel 624, il profeta Maometto – lui, il numero uno – combatté durante il Ramadan per conquistare La Mecca, avendo ben presente l’esempio dei Maccabei che nel II secolo avanti Cristo, nel corso della guerriglia contro le monarchie ellenistiche, stabilirono che in casi di forza maggiore si può sospendere il digiuno religioso. In tempi più recenti, nel Ramadan del 1973, il presidente egiziano Anwar Sadat attaccò Israele che peraltro stava onorando la festività dello Yom Kippur. Ancora: Iran e Iraq si massacrarono per otto consecutivi Ramadan durante la loro guerra degli anni 80, e alla richiesta di Saddam di sospendere le operazioni militari, Khomeini rispose con le armi. E sia l’offerta di cessare il fuoco sia il rifiuto, non ebbero niente a che vedere con il sentimento religioso piuttosto con la tattica militare. Nel 1982 all’invasione iraniana, Khomeini diede il nome di "Operazione Ramadan". Gli iracheni risposero bombardando i pozzi del petrolio iraniani. Nel 1986 il Ramadan non fermò i carrarmati sciiti nel Libano del Sud. Nel 1995 gli islamisti algerini si ribellarono alla richiesta del governo di sospendere la guerra civile in occasione del Ramadan. Nel Ramadan precedente la Gia islamica aveva ucciso 1.500 civili. Quanto all’Afghanistan, nel periodo dell’occupazione sovietica mai furono deposte le armi per il Ramadan. Nell’83, anzi, le forze governative supportate dai sovietici bombardarono villaggi intorno a Kabul.
Gli storici ricorderanno alcune sospensioni durante le vacanze natalizie nella Prima guerra mondiale e nella guerra civile spagnola, ma non dimenticheranno la grande offensiva del Vietnam del Nord contro il Sud durante il Tet (il capodanno buddista). Nella guerra in Kosovo, i bombardamenti su Belgrado non furono sospesi durante la Pasqua ortodossa, così come gli Alleati angloamericani continuarono a bombardare nella Pasqua 1941. Ora, se è ovvio che militarmente non ha senso regalare un mese all’avversario, in Europa resta in discussione se l’offesa del sentimento religioso possa far esplodere il mondo islamico moderato. C’è chi spiega il contrario: questa è una guerra al terrorismo e non all’Islam, se si sospendono le azioni militari per il Ramadan si islamizza il conflitto e si garantisce ai terroristi un trattamento speciale per il loro credo religioso. Con il risultato di legittimare le loro pretese di parlare a nome dell’Islam.
3 Novembre 2001