Il multimiliardario Michael Bloomberg, sindaco di New York nonché proprietario della multinazionale dell’informazione finanziaria che porta il suo nome, non renderà pubblica la sua dichiarazione dei redditi perché dare soverchie informazioni sui propri guadagni potrebbe danneggiare il business della sua societa’. Cioè, a New York, il conflitto d’interessi funziona al contrario. Bloomberg viola una tradizione, non una legge, instaurata dal sindaco liberal, Ed Koch, nella seconda metà degli anni Sessanta. La notizia non ha suscitato nessuno scandalo e neanche una polemica, il New York Times che in campagna elettorale si era schierato contro Bloomberg non l’ha messa nell’inserto nazionale, ne’ ci ha scritto un editoriale, l’ha inserita dopo lo sport, nella quarta pagina della cronaca cittadina. Il Daily News ne ha parlato a pagina 10, il NY Post non ne fa cenno. E’ lo stesso Koch a spiegare come funziona il modello americano: "Bloomberg lo aveva detto in campagna elettorale che non avrebbe reso noti i suoi guadagni. Gli elettori lo sapevano e hanno accettato". Fine della discussione. Bloomberg concedera’ ai giornalisti solo una versione ritoccata dei suoi tax returns, senza dettagli ne’ cifre precise, ma con le categorie dei suoi introiti per "fare sapere alla gente quali sono i miei conflitti, se mai ce ne fossero, e allo stesso tempo per tutelare la mia privacy".
23 Marzo 2002