Non è che gli altri stiano benissimo. Il reverendo Billy Graham, per esempio, una leggenda della Chiesa evangelica luterana d’America, è nei guai e non solo per gli 83 anni e la cattiva salute. Graham si è guadagnato una quarantennale reputazione come uomo del dialogo tra cristiani ed ebrei d’America. E’ sempre stato considerato "our best friend" dalla comunità ebraica newyorkese e washingtoniana, gli sono stati assegnati premi e riconoscimenti per il suo spirito ecumenico, nel ’77 l’American Jewish Committee lo propose per il premio National Interreligious, definendolo uno dei più grandi amici cristiani del secolo. Graham si è fatto anche parecchi nemici tra i suoi, a causa del fermo rifiuto che opponeva al fare proselitismo tra gli ebrei. Questa reputazione si è dissolta quando, due settimane fa, i National Archives federali hanno reso pubbliche le audiocassette di una sua conversazione privata con il presidente Richard Nixon avvenuta nel ’72 alla Casa Bianca. Nixon gli parlava di come gli ebrei avessero in mano l’informazione, e Graham era d’accordissimo, anzi diceva che "la forza degli ebrei va ridimensionata se non si vuole che il paese vada in rovina" e che, se Nixon fosse stato rieletto, "dovremmo essere in grado di fare qualcosa". Confessò al presidente: "Io ho amici ebrei, come il direttore del New York Times e gente di questo tipo; loro mi sono amici perché sanno che io sono amico di Israele, ma non hanno idea di quello che effettivamente penso su di loro e su cosa stanno facendo a questo paese". Graham ha dettato un lungo comunicato col quale si scusa delle parole, che peraltro non ricorda di aver pronunciato.
20 Marzo 2002