Camillo di Christian RoccaW L'UNITA', ANCHE SE NON LA LEGGO

C’è un libercolo che tengo tra le mie cose più care a Milano, so esattamente in quale punto della libreria si trova, anche se non è un romanzo di Balzac, un’opera di Philip Roth né un racconto di Sciascia. Era il 1987, avevo 19 anni quando mi capitò tra le mani "Per Israele" di Furio Colombo, un piccolo saggio con la copertina morbida e colorata al modo della bandiera con la stella di David. Lo lessi e rimasi di sale. Mai avevo letto una difesa così efficace di uno Stato che tutti mi raccontavano essere più che fascista. Cos’era davvero Israele lo sapevo già da Marco Pannella – parecchi undici settembre fa l’unico difensore della democrazia e dei valori dell’Occidente rispetto alla barbarie oscurantista dei satrapi mediorientali (ecco, l’ho detta tutta) – ma Pannella è uomo di parole non di pensieri scritti, per cui questo libro di Furio Colombo lo lessi una volta, poi un’altra e cominciai anche a sottolinearlo col pennarello.
I miei amici mi presero per matto, non capivano per quale motivo uno cresciuto ad Alcamo si fosse improvvisamente convertito al nazismo non appena arrivato in città. Sappiate che quello era l’anno della prima Intifada, cioè della più grandiosa operazione di marketing mai ideata per lanciare un prodotto, o meglio per cambiare logo al prodotto Yasser Arafat, fino ad allora un terrorista riconosciuto worldwide ma dopo quella campagna costruita intorno a un mucchio di ragazzini che in favore di telecamera lanciava pietre contro i tank di Golia, uno "statista" e un uomo della pace tanto che poi gli diedero anche il Nobel.
Tutto era ribaltato, i politici e i giornali raccontavano che Israele aveva occupato i territori palestinesi ma dimenticavano di dire che le guerre Israele le aveva subite; si scordavano di dirci che nello statuto dell’organizzazione di Arafat c’era al primo punto la distruzione dello Stato sionista e la morte per ogni ebreo. All’Università se non sposavi la protesta dei "poveri-ragazzi-che-con-le-pietre-combattevano-i-fascisti-sionisti" eri un mentecatto. Scrivere "Per Israele" fu un atto di coraggio che ora è difficile da spiegare. Per intenderci anche quel "mostro" di Bettino Craxi stava con Arafat. Diciamo che scrivere quel libro è paragonabile solo all’ipotesi impossibile che oggi qualcuno ne pubblichi uno dal titolo "Per il Cav.". (Caro Furio Colombo, il paragone non ti sembri irriguardoso. Entrambi, il Berlusca e Israele, sono fortissimi, ricchissimi, con le loro tv e le loro lobby ebraiche, le ville in Sardegna e le colonie nella Striscia di Gaza, ma per un motivo o per l’altro sono odiati dagli intellos, dai giornalisti e dall’establishment culturale occidentale. Non sono solo odiati, non gli viene addirittura riconosciuto il diritto all’esistenza. E’ questo il punto. Potranno governare male e compiere errori atroci, dare spazio a Bossi o ai fanatici ortodossi, ma non si può negare loro il diritto alla vita, essendo il Cav. un Unto eletto dal popolo e l’altro un popolo eletto, o no?).
In America, David Brock, un giornalista conservatore di prima linea, si è pentito di aver scritto tutte quelle cose contro i Clinton negli anni Novanta, anzi ora racconta di non aver mai creduto a quelle panzane che spacciava per verità assoluta. Sono convinto che Furio Colombo un giorno avrà l’onestà di riconoscerlo.
Per il resto la sua Unità è un giornale meraviglioso, meglio di così non potrebbe farla. Davvero i miei complimenti, i più sinceri. E’ del tutto evidente che non la leggo mai, e mai la sfoglierei nemmeno sotto tortura, tranne quando il mio amico Salvo Fallica mi segnala uno dei suoi articoli sulle pagine culturali. Ma io non sono certo il lettore tipo, quello su cui calibrare le scelte di mercato, figuriamoci. A me piace Il Foglio, un giornale che certo non invade le case degli italiani, ma sono pronto a togliermi il cappello di fronte a chi ha grande successo in edicola, così come riconosco le capacità di chi confenziona un altro quotidiano che va benissimo ma che tra quelli importanti penso sia il più brutto della storia dell’umanità, e cioè il Giornale di Maurizio Belpietro.
Ma se solo mi trovassi in quella metà del paese che odia geneticamente Berlusconi, se volessi far fuori fisicamente il Cav., allora non potrei fare a meno del giornale di Colombo, certo che no. Se fossi un fan delle manette straccerei l’abbonamento a MicroMega, che è pallosissimo, per sottoscriverne uno all’Unità, che invece è divertente e battagliero, una via di mezzo tra il Cuore di Michele Serra e il meraviglioso Indipendente di Vittorio Feltri che compravo tutti i giorni tranne quando arrestavano un politico di Tangentopoli.

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