Camillo di Christian RoccaLIBRI DI OPRAH. Lei chiude il suo book' club, e gli editori e gli intellettuali che la criticavano ora sono disperati

New York. Oprah Winfrey è come Raffaella Carrà, Maurizio Costanzo, Paolo Limiti, Bruno Vespa, Iva Zanicchi, Corrado Augias e Daria Bignardi messi insieme. No, è molto di più. Ha un suo talk show televisivo che conduce e produce da sedici anni (22 milioni di spettatori a settimana, 34 Emmy vinti), ha una rivista tutta sua ("O magazine", a breve anche nelle edicole sudafricane) e un conto in banca tra i più ricchi d’America. E’ una di quelle così famose che basta il nome per identificarla, Oprah.
La settimana scorsa George Bush le ha chiesto un favore, e cioè di guidare una delegazione che promuovesse i valori americani nelle scuole afghane. La notizia non è che Bush si sia rivolto a lei, ma che lei abbia rifiutato, abbia detto al leader mondiale "grazie, ma non posso, George. Sono impegnata con il mio show".
Questo per inquadrare il personaggio, che l’altro giorno in diretta tv ha dato una notizia che ha fatto tremare l’intera industria editoriale americana: "This is the end of the book club as we know it". Oprah ha annunciato che ora basta, non vuole più dare consigli di lettura al suo pubblico, chiude il suo circolo mensile dei libri e chi si è visto si è visto. L’indomani le azioni di Borders e Barnes&Noble, le due principali librerie americane, hanno perso punti in Borsa. La faccenda è seria, perché ogni scelta di Oprah garantiva la vendita di centinaia di migliaia di copie in più, e spesso si andava oltre il milione. Per un autore essere scelto da Oprah era come vincere alla lotteria. Pensate a Janet Fitch, stava lavorando part-time come centralinista quando ricevette una chiamata da Oprah. "Ho scelto il tuo libro", le disse. "White Oleander" aveva venduto 25 mila copie fino a quel momento, dopo l’annuncio di Oprah in pochi giorni ne vendette 700 mila, e ora la Warner Brithers ne sta facendo un film. "The House of Sand and Fog" di Andre Dubus aveva venduto 75 mila copie, dopo Oprah ne ha bruciate un milione e mezzo.
Vincere il Pulitzer è importante, il Nobel ancora di più, ma se uno scrittore vuole sbancare deve prendersi il bollino blu di Oprah, ha scritto il settimanale People. Toni Morrison, per esempio, vendette 100 mila copie del suo "Song of Solomon" subito dopo la premiazione del Nobel per la letteratura. Ma quando il libro fu scelto da Oprah, oplà, ne ha vendute altre ottocentomila. "Oprah è insostituibile", ha detto l’editore David Rosenthal della Simon & Schuster. "Noi editori la amiamo – ha aggiunto Stu Applebaum della Random House – E’ riuscita a far leggere gli americani in un modo che non è riuscito a nessun altro". "Siamo tristi", è stato il commento della Vintage Books e della HarperCollins . Gli editori piangono e sperano che lei ci ripensi, anzi rimangono attaccati alla porticina che Oprah ha lasciato aperta: "Di tanto in tanto continuerò a segnalare dei libri, ma solo quelli che sentirò davvero miei".
Quando sei anni fa ha aperto il suo club nessuno poteva pensare accadesse quello che invece è accaduto, ciascuno dei 47 libri di Oprah è diventato un best seller, al punto che gli editori una volta informati della scelta ne stampavano subito 600 mila copie, anche perché le librerie ordinavano i libri al buio, senza conoscere né il titolo né l’autore, garantiva l’endorsement di Oprah. Lei non prende un centesimo dalle copie che fa vendere, si limita a invitare l’autore al suo show e a mettere il suo marchietto sulla copertina del libro.

Il vero motivo
Negli ambienti editoriali ci si chiede quale sia il vero motivo per cui Oprah ha deciso di sospendere una cosa che funzionava alla grande. La sua motivazione di venerdì non ha convinto tutti. Oprah, dopo aver fatto la sua ultima scelta, "Sula" un libro del 1974 di Toni Morrison ed è il quarto della scrittrice afroamericana, ha detto che è diventato molto difficile trovare un romanzo al mese che davvero lei si sente di poter condividere con il suo pubblico. Jerome Kramer, di Book Magazine, intervistato ieri mattina dalla Cnn, ha detto che in America vengono pubblicati circa 100 mila libri l’anno, per cui almeno dieci-dodici interessanti ci saranno, o no?
Ma c’è un’altra ipotesi. Oprah si è voluta prendere una rivincita nei confronti di un mondo editorial-intellettuale che se da un lato la elogiava per il business che procurava, dall’altro l’ha sempre snobbata perché troppo popolare. Tutti ricordano la polemica inscenata sei mesi fa da Jonathan Franzen, l’autore di "Le correzioni" che proprio in questi giorni esce in Italia. Franzen non voleva accettare, ma poi gli editori e una calcolatrice lo convinsero, il bollino di Oprah sulla copertina del suo libro, lo considerava poco sofisticato e addirittura respingente per parte del suo pubblico. Oprah se l’è legata al dito, non ha più voluto Franzen allo show, e ora prego accomodatevi cari sofisticati, provate a fare da soli, se ne siete capaci.

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