New York. Il Prof. Giovanni Sartori è seduto su uno sgabello e ha un microfono in mano. Con i toni gentili della sua voce e la mano pesante dell’oppositore in esilio spiega l’Italia a un piccolo drappello di italiani d’America, che non è gente alla Tony Soprano ma un pubblico di sofisticate signore e impeccabili accompagnatori con abiti cuciti a mano. Sono banchieri, industriali, designer, diplomatici, giornalisti. Sartori è elegantissimo, e tra una sassata a Carlo Azeglio Ciampi e una martellata al suo Corriere della Sera beve un bicchiere di vino. La location è nel Greenwich Village, nella sala riservata del ristorante Serafina.
All’ingresso due signorine chiedono 40 dollari, perché oltre allo speech del Prof., organizzato dal diessino Gianluca Galletto, c’è anche una cena (ma l’inviato-infiltrato del Foglio non paga, né cena). Sartori sta parlando di Silvio Berlusconi, lo paragona a "una catastrofe ecologica e nucleare". L’invettiva è potente, come al solito. Gli accenti sono solo più virulenti, perché appunto ci troviamo vicino a Soho, in un ristorante, davanti a belle donne e con un calice di vino in mano.
Ma l’obiettivo della lingua saettante del Prof. non è il Cavaliere, è Carlo Azeglio Ciampi. E per la verità anche il presidente emerito della Corte Costituzionale, Vincenzo Caianiello. E con loro il Corsera e anche Repubblica, accusati di intelligenza col nemico. Per il Prof., il presidente della Repubblica è "un coniglio", e perché il concetto sia chiaro lo ripete più volte. "Ma tanto voi non le scrivete queste cose, vero? E comunque se le scrivete, io le smentisco", dice un po’ conigliescamente il Prof.
Il presidente Ciampi è colpevole di non aver seguito alla lettera le indicazioni che il Prof. gli aveva dato prima delle elezioni, e cioè di aver consentito che il nome di Silvio Berlusconi comparisse sulla scheda elettorale. Il Cav, spiega il Prof., non andava messo in condizione di essere eletto, la sua candidatura era "un sopruso di fatto" per via del conflitto di interessi. Ciampi allora se ne fregò, e così il Prof. scrisse per MicroMega una lunga lettera al "presidente-coniglio" e certo non gliele mandò a dire. Da quel momento, spiega Sartori, "non sono più stato invitato alle feste del Quirinale". Insiste molto su questo punto, il Prof: "Mi hanno depennato da una lista di tremila nomi". "Non mi è arrivato l’invito per la Festa della Repubblica". "Che cosa volete che me ne importi, ma capite che prima di quell’articolo io ci andavo sempre al Quirinale?".
Un diplomatico presente in sala, alza la mano e chiede: "Professore, l’argomento della serata erano le riforme istituzionali; ditemi, avete per caso cambiato programma e quindi possiamo spaziare su tutto lo scibile umano?". "Spaziamo", annuisce Sartori, il quale torna subito su Ciampi. Il "presidente-coniglio" è colpevole anche di non aver bloccato il disegno di legge Frattini sul conflitto d’interessi, e di aver controfirmato la legge approvata poi dal Parlamento.
I collaborazionisti
"Queste cose – dice Sartori – le ho dette oggi al Corriere, non avevo tempo per scrivere un articolo, così ho dato un’intervista, ma chissà se la pubblicheranno, perché anche loro…". L’intervista, ieri, ovviamente c’era. Ma i dubbi di Sartori sul giornale per il quale scrive sono giganteschi: "La struttura proprietaria dei giornali è in mano a persone interessate ad avere favori da Berlusconi". Anche Repubblica è collaborazionista: "Quando devono parlare male di Berlusconi chiedono a me un’intervista, loro non hanno il coraggio di scrivere". Ciampi, addirittura lo difendono: "Mi dicono che è un amico, che è anziano Ma quale anziano! Quello è una lenza! Vi sta tirando scemi. Io li conosco i livornesi".
Ciampi ce l’ha a morte con il Prof., racconta il Prof. medesimo. Tanto che una volta il Corriere pubblicò un articolo di un costituzionalista, Stefano Mannoni (ma il Prof non ne fa il nome) che contestava le sue tesi sul conflitto d’interessi e spiegava che in America non c’è nessuna legge sul tema: "Il fax con il testo arrivò al Corriere direttamente dal Quirinale", sfotte Sartori. I costituzionalisti se la vedono brutta con il Prof. Specie Vincenzo Caianiello: "In Italia tutti diventano presidenti della Consulta, non per meriti ma per i favori che si fanno, per avere l’auto blu". Caianiello, in più, ha "un figlio che lavora in Fininvest". Dal pubblico arriva una domanda: "Professore, ma se in Italia è come dice lei, c’è solo da sperare che intervenga l’esercito, no?". "Io sono un uomo d’ordine – spiega Sartori – Dico queste cose, parlo così, ma sono contro le spallate… Berlusconi è stato eletto democraticamente, ed è il legittimo capo del governo". Applausi, segue cena.