Camillo di Christian RoccaDE NIRO, IL SINDACO DI TRIBECA

Una sera di settembre, Robert De Niro e la sua amica e produttrice Jane Rosenthal erano a cena insieme. L’undici settembre aveva appena sconvolto il mondo, l’America, New York. Nel suo piccolo aveva sconvolto anche TriBeCa, il quartiere triangolare di Manhattan chiuso a nord da Canal Street e a sud dal World Trade Center. Le vie d’accesso erano sbarrate, i locali chiusi, la cenere delle Torri sparsa un po’ ovunque, l’odore di morte insopportabile. E il neighborhood che un tempo ospitava le fabbriche della città e che negli anni Ottanta si è trasformato nell’hot spot di Manhattan è sembrato improvvisamente destinato al declino, nonostante i meravigliosi loft delle star del cinema.
De Niro e Jane Rosenthal quella sera hanno deciso di fare qualcosa, e anziché girotondeggiare hanno creato dal niente il Tribeca Film Festival (dall’8 al 12 di maggio), per rivitalizzare il quartiere, far arrivare turisti, e destinare i proventi alla ricostruzione di Lower Manhattan.
New York è questa. La società civile si dà da fare, non si perde in chiacchiere e con spirito libero e capitalistico mette su una bella fiera di quartiere della portata di un grande festival internazionale del cinema, che qui già paragonano al Sundance Festival di Robert Redford ma che sotto sotto pensa di fare le scarpe sia a Cannes sia a Venezia.
Viste le premesse, chi fermerà Bob e Jane? Per organizzare una rassegna cinematografica di livello, infatti è necessario almeno un anno, e se parti da zero quasi due. Qui hanno fatto tutto in 4 mesi, e con De Niro impegnato a girare il seguito di "Analyze this" (in Italia uscito con il titolo Terapia & Pallottole). "Analyze that", così si chiamerà il sequel, insieme con "Sesso & Potere", "Flawless", "A Bronx Tale", "Ti presento i miei" e "Un ragazzo" è uno dei tanti film prodotti dalla Tribeca Entertainmesn fondata da De Niro e Rosenthal nel 1988.
Quando De Niro si trasferì a TriBeCa, è diventato il leader incontrastato del quartiere, tanto che i giornali newyorchesi ogni tanto scherzano e lo chiamano "the mayor of Tribeca". Il sindaco De Niro ha avuto fin dall’inizio una visione di sviluppo di questa area industriale di Manhattan. La sua idea era quella di far diventare TriBeCa il cuore della indutria cinematografica di New York, città che più di ogni altra si è concessa al cinema. E così ha creato un centro, il TriBeCa Film Center, poi la casa di produzione, e ora il Festival che in quattro giorni proietterà 122 film, dieci "prime" mondiali (tra cui l’Episodio II di Guerre Stellari), 33 debutti di giovani registi, 62 tra documentari e cortometraggi, e i migliori film ambientati a New York scelti da Martin Scorsese (altri film sulla città sono selezionati dal pubblico attraverso il sito tribecafilmfestival.org). C’è già la corsa per partecipare ai party con Hugh Grant e Sandra Bullock, e a quello con Al Pacino, ma anche ai concerti e agli altri eventi previsti dal programma. E sarà difficiel trovare un tavolo ai ristoranti di proprietà di Bob De Niro.
Il Tribeca Film Festival è una rassegna "glossy", patinata, vista la location, gli organizzatori e i membri della giuria, tra cui Kevin Spacey, Julian Schnabel, Helen Hunt e Whoopi Goldberg, ma è fondamentalmente un festival del cinema indipendente, dedicato ai nuovi registi, i più innovativi e creativi.
Chi guida la baracca è Jane. "Dimmi solo quello che devo fare – le ha detto De Niro – e lo farò". Ha fatto quasi tutto Jane, che oltre a produrre film è una shopaholic, cioè una maniaca dello shopping; ma è anche una grande fund-raiser, raccoglitrice di fondi per i Democratici; e poi amica sia dei Clinton sia del governatore repubblicano, George Pataki; infine madre di due bambini, per i quali trova anche il tempo di scrivere dei libri di fiabe. Jane ha consultato il suo Palm Pilot e chiamato l’attore Ben Stiller per gli spot pubblicitari; l’ambasciatore Richard Holbrooke per avere Nelson Mandela come speaker; e soprattutto l’American Express che le ha subito firmato un contratto multimilionario per tre anni di sponsorizzazione.
Harvey Weinstein, patron della Miramax e mai generoso di complimenti con i colleghi, dice di stare attenti alla ragazza. Jane può curare New York da sola: "Bob De Niro si è sentito personalmente insultato per quanto successo l’undici settembre – dice Weinstein al New York Magazine – Ma soltanto la tenacia di Jane ha reso possibile il Festival. Ha fatto tutto lei".

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