Gerusalemme. La settimana scorsa un foglio degli studenti aveva avvertito che l’Università Ebraica era vulnerabile ad attacchi terroristici. Il campus si trova sul Monte Scopus, al confine con Gerusalemme Est, la parte araba della città santa, in una zona che è sempre stata un’enclave ebraica anche negli anni dell’occupazione giordana. Gli studenti non si fidavano del fatto che quell’università così tollerante potesse essere esclusa dalla follia omicida, e così chiedevano un rafforzamento militare delle misure di sicurezza.
Avevano ragione. Ieri all’ora di pranzo, per la precisione all’una e quaranta minuti, un’esplosione ha distrutto la cafeteria del Frank Sinatra International Students Center. I morti sono sette, i feriti oltre ottanta, di cui quattordici gravi. Tra le vittime ci sono ragazzi israeliani (dieci dei quali sono arabi) tra i 18 e i 30 anni. Uno dei morti è una cittadina americana. Molti degli studenti sono stranieri, americani, turchi, sudcoreani. L’Ansa riferisce anche di una ferita (non grave) italiana, Angela Guidi, in città per seguire un corso di ebraico.
All’attentato è seguito il solito balletto delle rivendicazioni, delle condanne e delle minacce di rappresaglia. E così i terroristi palestinesi di Hamas hanno rivendicato con orgoglio la carneficina degli studenti, mentre l’Autorità palestinese ha condannato l’attentato con un comunicato che però rimanda le responsabilità dell’ultima ondata di terrore al premier israeliano Ariel Sharon, il quale invece ritiene che Yasser Arafat sia il diretto responsabile della strage all’Università. Ieri, scrive il Jerusalem Post, l’esercito israeliano ha scoperto (e distrutto) un laboratorio di esplosivi in un edificio dell’amministrazione palestinese.
La risposta israeliana sarà dura, ha detto un rappresentante dell’amministrazione Sharon a Radio Israele, e il ministro della Difesa, Benjamin Ben Eliezer, ha riunito i vertici militari per studiare una risposta. George Bush ha condannato duramente "l’atto terroristico" e ha invitato gli Stati arabi "a collaborare per mettere un freno ad Hamas". Perfino il reverendo Jesse Jackson ha capito che era meglio annullare l’incontro con l’ideologo del terrore palestinese e leader spirituale di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin che ieri ha calato la briscola: "E’ ora di minacciare anche gli interessi americani in Medioriente".
Questa volta l’attacco non è stato portato da un kamikaze. E’ la prima volta dall’inizio della Seconda intifada che i terroristi usano la tecnica della bomba. "E’ un cambio di strategia dice al Foglio un diplomatico israeliano oppure si è semplicemente trattato di un caso. Detto questo, quasi tutti gli attentati del 1996 avevano queste caratteristiche". Cambio di strategia o no, pare ci siano in giro per Israele sessanta kamikaze già armati di zainetto e bomba. Lo ha rivelato ieri mattina il quotidiano Maariv in un’inchiesta di prima pagina. Hamas, del resto, lo aveva annunciato: vendicheremo l’uccisione di Salah Shehadeh, il capo dell’organizzazione terroristica, con una serie di attentati suicidi. Ma l’analista militare del quotidiano Ha’aretz sostiene che se è vero che l’eliminazione di Shehadeh ha rafforzato le convinzioni dei gruppi terroristici, la storia degli ultimi 18 mesi dimostra come Hamas non avesse certo bisogno di una particolare motivazione per compiere le stragi. Resta il fatto, continua Amos Harel, che gli attacchi terroristici continuano a venire dalle zone non presidiate dall’esercito israeliano e non difese dal muro costruito in questi mesi. Gerusalemme, invece, è completamente esposta. Entrarci è relativamente facile, perché non c’è il muro ed è molto complicato costruirlo. Che fare dunque, visto che la West Bank è già sotto il controllo dell’esercito e per ora non sembra necessario invadere Gaza? E’ possibile che Sharon scelga di aumentare le restrizioni sui palestinesi. Ieri c’è stato il primo passo, con la decisione di espellere, dalla Cisgiordania a Gaza, il familiare di un terrorista-suicida. A Gerusalemme sono convinti che se questa misura di ritorsione nei confronti dei familiari diventasse automatica, i prossimi kamikaze ci penserebbero due volte prima di farsi saltare in aria.
1 Agosto 2002