Camillo di Christian RoccaL'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

"Lo sviluppo sostenibile è soltanto un pericoloso nonsense", ha scritto ieri il Daily Telegraph in un articolo di Philip Stott, professore emerito di Biogeografia all’Università di Londra. Il professore ha criticato severamente il "Summit sulla Terra", la cui edizione 2002 si aprirà il 26 agosto a Johannesburg. Stott parte da alcuni dati: 65 mila delegati, 106 capi di governo, 10 mila funzionari governativi di 174 paesi, 6 mila giornalisti e almeno 27 mila poliziotti. Eppure, dice, il concetto di "sviluppo sostenibile" non significa niente. Fu inventato alla fine degli anni 70 dai Verdi insieme con una serie di apocalittiche previsioni sulla bomba demografica e sui limiti della crescita, entrambe dimostratesi false. L’idea di uno sviluppo sostenibile è entrata nell’agenda politica nel 1987, per diventare egemonica al Vertice sulla Terra teutosi a Rio nel 1992. La definizione è da libro dei sogni: "Uno sviluppo che metta insieme i bisogni della generazione attuale senza compromettere le possibilità per le generazioni future". Per il professore si tratta di una frase buona per gli eco-condriaci, per chi vuol sentirsi dire cose politicamente corrette, un palliativo: "Viviamo in un mondo non equilibrato, dove il cambiamento economico ed ecologico è la norma, dove i vulcani eruttano, la terra trema, le maree si alzano e si abbassano e i climi cambiano a prescindere dall’influenza umana". L’idea, aggiunge Stott, che il clima possa essere gestito dall’uomo rientra nella Scienza da Alice nel paese delle Meraviglie. "La Terra  conclude ­ ha bisogno di economie forti, flessibili e in crescita, insieme a una volontà politica di aiutare le più povere e le più colpite dall’inesorabile e imprevedibile cambiamento".

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