Camillo di Christian RoccaSaddam, un leader laico

Discorso del presidente Saddam Hussein in occasione del 14esimo anniversario del Giorno della Grande Vittoria contro l'Iran. Baghdad, 8 agosto 2002

Nel Nome di Allah
Il più compassionevole,
Il più misericordioso

Il nostro Grande Popolo,
I nostri Valorosi Uomini e Donne,
Gli Uomini delle Eroiche Forze Armate,
I nostri fratelli Arabi,
Credenti, ovunque voi siate, la pace sia con voi.

Nonostante i dettagli e l’evoluzione della storia, la lezione che ne deriva per gli uomini è che il presente di qualsiasi nazione o popolo non può essere isolato dal proprio passato. Le nazioni e i popoli hanno costruito proprio su questo il loro presente, anche se questo in realtà potrebbe essere diverso dal proprio passato in termini di avanzamento o arretramento.

La storia dell’umanità ha insegnato che l’avidità e l’arroganza, quando stanno insieme, guidano l’oppressore all’ingiustizia non solo verso gli altri, ma anche verso se stesso. Una volta che questa combinazione di avidità e arroganza lo ha tratto in inganno, fino al punto di credere di essere invincibile, l’oppressore prende la strada della falsità e dell’aggressione e a partire da questa immaginazione malata commette atti così atroci che lo spingeranno giù dal precipizio e quindi fin dentro l’inferno.

Una delle lezioni della storia è che tutti gli imperi del male, ogniqualvolta mobilitano il loro male contro la Nazione Araba o contro il mondo islamico vengono sepolti sotto il suolo arabo e islamico con i loro sogni malati e la loro arroganza e la loro avidità; oppure vanno a morire nella terra dalla quale hanno iniziato l’aggressione. Questo è stato il caso di tutte le azioni degli Imperi. Se in tutti i tempi e in tutte le ere del passato il giudizio della storia è questo, come possiamo descrivere coloro che stanno cercando di ignorarlo, se non con le parole con cui le persone sagge e prudenti non desiderano essere descritte?

Questo è l’inevitabile risultato che attende tutti quelli che cercano di aggredire gli Arabi e i Musulmani. Se qualcuno vuole imparare dalla storia, specie chi unisce l’avidità con l’arroganza, dovrebbe ricordarsi questo fatto, e pensarci di nuovo. Altrimenti finirà nel bidone della spazzatura della storia, come dicono i politici del Ventesimo secolo.

Noi siamo stati attenti, e lo saremo sempre, a imparare da queste lezioni, ogni volta che le sirene dell’aggressione incomberanno su di noi. Noi non abbiamo affrontato, né mai affronteremo, alcuna aggressione basandoci esclusivamente sulla forza del nostro esercito, sui nostri muscoli e sui muscoli della nostra gente, ma piuttosto sulla forza della nostra Fede, convinti che Allah aiuta sempre i fedeli e la loro causa giusta nella battaglia per sconfiggere l’ingiustizia.

La Fede, secondo questa regola, è il fattore decisivo. E’ Allah Onnipotente che sulla base della sua divina istruzione fornisce al credente i mezzi della forza e porta al risultato finale e al bene del popolo e della nazione: "Offri a loro tutta la forza che puoi fornire". Noi ci siamo sempre chiesti, insieme con i nostri compagni, il nostro popolo e le nostre forze armate: possono i padri e le madri abdicare ai doveri di genitori nei confronti dei loro figli, quando sono stati messi in catene e devono portare il peso della servitù?
Cos’altro saranno se non apostati ingrati, quei figli che vedendo i loro genitori in catene sopportare il pesante fardello dell’oppressione, non agiscono per salvarli, per rompere le loro catene e circondarli con il loro scudo protettivo di fede contro tutti gli sconsiderati aggressori?

Sapete, fratelli della Terra Araba, chi sono il nostro padre e la nostra madre, gli iracheni, le nostre forze armate e la leadership del nostro esercito e del nostro popolo? Il nostro padre e la nostra madre sono la nazione e la nostra terra. E’ sulla base di questi intendimenti e di quello che abbiamo imparato dalla storia che nel 1980 decidemmo di difendere il nostro popolo e la nostra nazione contro coloro che volevano metterci in schiavitù, in catene e lasciarci in rovina.

Sì, questa era la nostra posizione. E ricordiamo e mai dimenticheremo che chi vuole la patria libera e sana, la sua nazione libera e senza restrizioni, deve essere leale nei suoi confronti, cosicché la patria rimarrà generosa con lui. Altrimenti sarà destinato alla sottomissione, ucciso dal senso di colpa, e sotto il pesante fardello del disprezzo di essersi tirato indietro e di non aver giocato il ruolo che ai combattenti per la libertà porta l’orgoglio del suo popolo, della sua nazione e della sua patria.

Così ci siamo affidati ad Allah e prendemmo la posizione adeguata alla circostanza, insieme con il nostro popolo e le forze armate, di affrontare il pericolo e sconfiggere l’arroganza per otto lunghi anni che sono durati dal 4 settembre del 1980 fino alla data che Allah ha stabilito essere il giorno della vittoria finale, nell’agosto del 1988.
E’ anche sulle basi di questi concetti e sulle lezioni che ne derivano che i nostri uomini fecero la rivoluzione nel luglio del 1968.

Su questo stesso terreno e su questi concetti, il popolo dell’Iraq e le sue forze armate, guidate da coraggiosi leader, risposero all’aggressione e all’arroganza degli Stati Uniti e di coloro che per scelta o perché costretti si sono alleati con gli americani, dal 17 gennaio 1991, il giorno della battaglia di Um el-Ma’arick fino a oggi.

Su questa base, l’insegna della lealtà tenuta da chi ha Fede rimarrà forte e robusta. Le tenebre saranno sconfitte, e ogni nuvola che non contiene pioggia benevola sarà dispersa, dando modo al sole di far strada a una primavera senza fine, benedetta da Allah, e colma d’orgoglio per il suo popolo che saprà portare disgrazie al comportamento degli aggressori.

Se le forze del male ci attaccheranno moriranno in modo disgraziato, porteranno le bare sulle proprie schiene e con esse si riporteranno a casa i loro piani, oppure scaveranno le proprie tombe dopo che hanno portato morte a loro stessi sulle terre arabe o musulmane contro le quali hanno perpetrato l’aggressione, incluso l’Iraq, la terra del Jihad.

Diciamo questo per confutare le lamentele e le insinuazioni di coloro che si vantano del loro potere governato dal diavolo, che è il padrone di ogni loro atto maligno e di ogni crimine che commettono contro la terra degli arabi e dei musulmani, mentre guadano i fiumi di sangue di innocenti che loro stessi hanno versato in giro per il mondo, credendo che i popoli della terra debbano diventare schiavi della Tirannia e delle sue minacce. Ma se costoro vogliono davvero pace e sicurezza per sé e per il proprio popolo, allora questa non è la strada da prendere. La strada giusta è quella del rispetto della sicurezza e dei diritti degli altri, attraverso accordi pacifici con gli altri e rispettando le regole di un dialogo equo sulla base delle leggi e delle convenzioni internazionali.

La via giusta è questa. Il Consiglio di Sicurezza dovrebbe rispondere alle domande poste dall’Iraq, e dovrebbe rispettare le disposizioni previste dalle sue stesse risoluzioni. Non c’è altro destino per coloro che usano la minaccia e l’aggressione se non quello di essere respinti, anche se costoro dovessero recarci danni. Allah l’Onnipotente è con noi e respingerà i piani degli ingiusti.

Dico questo anche se in altre circostanze avrei preferito evitare ogni riferimento, così come peraltro ho sempre fatto fin qua. Ma lo dico in termini chiari cosicché nessun debole penserà che evitiamo di rispondere a discorsi malati perché terrorizzati da minacce imprudenti, che faranno piuttosto tremare e rabbrividire coloro che hanno perso qualsiasi legame con Dio, e tutta la fiducia nella propria gente; e così nessun avido tiranno dovrebbe spingersi ad azioni le cui conseguenze sono al di fuori dei suoi calcoli.

Allah è Grande, Allah è Grande, Allah è Grande.

Che puro, magnificente e melodioso soffio di fede; una voce che ci richiama al nostro retaggio e alla nostra storia, una voce nella quale troviamo noi stessi e lei trova noi, nello stesso spirito alimentato dai nostri avi nella Guerra Santa a Yarmouk contro i Bizantini, e nelle battaglie del Qadissiyah, nelle quali i nostri antenati ruppero, nel nome di Allah, le schiere degli eserciti invasori che avevano occupato la terra di Siria e dell’Iraq, dove portarono ingiustizia e morte, motivati dalla testardaggine, per rimanere dalla parte della falsità stampata sulla loro faccia.

Allah è Grande, Allah è Grande, Allah è Grande.

Fratelli fedeli e arabi, questi sono gli appelli dei vostri figli e fratelli in Iraq, la terra delle fede, che si confrontano con un nemico che vuole danneggiare l’Iraq con untotale sprezzo di Dio e dell’uomo, malgrado la capacità di recupero e tutta la determinazione con cui il popolo iracheno ha fronteggiato un nemico che ha rifiutato di ascoltare la voce islamica o araba, e anzi ha rigettato tutte le iniziative e gli appelli per la pace che sono stati proposti più di una volta in nome del popolo dell’Iraq.

Allah è grande, Allah è Grande, Allah è Grande.
Questo è l’appello fatto da chiunque affronti i nemici con una pistola, un cannone, su un carro armato, in un aereo, o in una nave, da milioni di persone che fanno parte delle nostre truppe, di leva o di riserva, il nostro esercito popolare e la nostre forze speciali.

Allah è Grande, Allah è Grande, Allah è Grande.

Allah è Grande Attaccando difendendo; avanzando e lanciandosi nel cuore del territorio nemico, inseguendo il male per sconfiggerlo; o formando con il corpo una barriera per proteggere questa patria densa di Fede, paziente e prospera: o, in qualsiasi momento lo voglia Allah, stando dietro le frontiere come a Faw e a Penjaween, in una trincea qui e in una trincea lì, lungo un fronte che si estendeva per più di mille e duecento chilometri da Faw e dal territorio circostante fino a circondarlo e proteggerlo dal sud fino a Minshaf nella parte settentrionale dell’Iraq.
Allah è grande,
Allah è grande,
Allah è grande.

Il nostro amato richiamo, la voce del nostro amato Profeta, la voce di Bilal, Abi Bakr, Umar, Ali e Uthman di Khalid, Abi Ubayda, Sa’d e Usama.

Il profumo del Messaggio, la voce della storia, la chiamata dello spirito che conduce il corpo verso la destinazione decisa da Allah, a essere puro, sicuro, fragrante, e profumato di rosa, perché è il testimone del volere di Allah o un martire vivente, così destinato da Allah Onnipotente, il cui volere è irrevocabile.

Allah è grande,
Allah è grande,
Allah è grande.
Non c’è altro Dio al di fuori di Allah

Allah è grande, Allah è grande, Allah è grande.
Allah sia lodato.
Avanti, avanti, avanti.

L’amato canto si leva, come se gli uomini stessero girando intorno alla Mecca, o tornando al luogo del Profeta Maometto, il Messaggero di Allah, asceso a Dio in quella Notte Benedetta, dopo aver purificato la terra di Palestina dalla profanazione Sionista.

Allah è grande, Allah è grande, Allah è grande con milioni di canne di fucile, muovendosi lungo il fronte, o restando di guarnigione dove avrebbero dovuto restare dall’inizio della battaglia fino a che Allah non avesse garantito la Sua vittoria finale.

Migliaia di fucili da artiglieria e carri armati e centinaia di aerei, sostenuti da milioni di arabi e iracheni degni d’onore, e dai fedeli che hanno pregato affinché all’Iraq venisse garantita la vittoria di Allah, di cui l’Onnipotente ha fatto dono all’Iraq.

Con la vittoria vennero le prime manifestazioni di gratitudine verso Allah, per aver pulito i cuori dei fedeli vittoriosi dall’odio, e per aver impedito che il risentimento o il rancore si infiltrassero nelle nostre anime, contro l’odio e la caparbietà che ci siamo trovati a dover affrontare in otto anni di combattimenti, preceduti da un periodo di coercizione e abuso, pregando Allah l’Onnipotente di risparmiarci una simile forma d’odio o qualsiasi altra forma di odio che non conosciamo.

La vittoria è nata da tutto questo. La voce, lo spirito e il soffio della fede si sono levati alti nel Giorno dei Giorni che Allah l’Onnipotente ha deciso dovesse essere quello della vittoria decisiva, l’8 agosto del 1988.

Oh Dio, oh Dio, oh Agosto

Com’è calda la temperatura di questo anno, non solo per far maturare il frutto che deve essere colto dal Tuo popolo, ma anche per rendere inoffensive le armi che altri vogliono usare contro il Tuo popolo e così sconfiggere l’ingiusto aggressore, nel nome di Allah.

Fratello di Luglio e così legato a Settembre!!!

Caro mese, caro giorno, estendiamo il nostro saluto a te mentre viviamo i tuoi amati giorni a uno a uno, e a ogni anima che ha un posto in paradiso, benedetta da Allah, l’Onnipotente.

Un simile saluto noi estendiamo ai fratelli dell’Iraq e ai martiri dell’Iraq, agli Arabi alla cui testa sta l’eroico popolo di Palestina, e a chiunque altro combattente per la fede degno di onore che ha incontrato il suo Dio con un cuore puro.

Saluti al popolo di Palestina, uomini e donne, viventi e martiri.

Saluti, saluti all’Iraq.

Saluti, saluti alla nostra Nazione Araba, e a tutti i suoi coraggiosi eroi.

Saluti, saluti, saluti.

Allah è grande, Allah è grande, Allah è grande.

Non c’è altro Dio al di fuori di Allah.

Allah è grande.

Sia lodato Allah.

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