Camillo di Christian RoccaSeptember songs

September songs
Le canzoni ispirate
all’11 settembre
IL FOGLIO, 27 agosto 2002

D’accordo, c’è Bruce Springsteen. Ma non è l’unico cantante ad aver scritto testi ispirati all’11 settembre. Springsteen, a differenza degli altri, ha dedicato un’opera completa al sentimento ferito dei suoi compatrioti, ma il primo a cimentarsi con "l’indicibile cantabile" è stato Paul McCartney. L’ex Beatles era all’aeroporto di New York quando il Boeing entrò nella prima Torre. Un paio di giorni dopo scrisse "Freedom". E’ una specie di inno, una piacevole e semplice canzoncina, quasi una filastrocca. Fa così: "Questo è un mio diritto. Un diritto che mi ha dato Dio. Vivere una vita libera. Vivere in libertà. Sto parlando di libertà. Combatterò per il diritto di vivere in libertà". Un manifesto basic sull’opportunità della guerra giusta.
Dopo McCartney ci si è messo Neil Young con una canzone dedicata a Todd Beamer e al gesto eroico di quei passeggerei che fecero schiantare il volo 93 su un prato della Pennsylvania anziché sulla Casa Bianca. La canzone (bruttina, per la verità) si intitola "Let’s Roll", la frase che Todd disse prima di attaccare i kamikaze: "Uno sta sul corridoio, altri due sono sulla porta, dobbiamo entrare lì dentro prima che ne uccidano degli altri. Il tempo sta scadendo, andiamo a fare il nostro dovere. Non c’è tempo per l’indecisione, dobbiamo muoverci, speriamo che qualcuno ci perdoni per quello che dovremo fare. Non capirò mai perché tutto questo è cominciato, intanto spero che qualcuno sia in grado di guidare questo aereo".
Sia pure con un giro di parole, anche Neil Young fa parte del partito interventista di McCartney: "Nessuno ha la risposta, ma una cosa è certa, devi affrontare il male quanto ti attacca. Devi abbatterlo, e se si nasconde devi andare a cercarlo, mai far finta di niente. Andiamo a fare il nostro dovere per la libertà, e per l’amore. Andiamo a prendere Satana sulle ali di una colomba. Andiamo a fare il nostro dovere per la Giustizia, per la Verità e non lasciamo che i nostri figli vivano l’adolescenza con paura".
C’è chi sostiene che i testi di "Let’s Roll" siano banali, però nessuno fiatò quando Neil ai tempi del Vietnam scrisse "Ohio", altrettanto banalotta canzone antimilitarista. Ora c’è che Young s’è stufato di doversi scusare di essere americano, anche se in realtà lui è canadese. Già nel 1980, con "Hawks and Doves", "Falchi e Colombe", aveva inneggiato alla Patria e accusato Jimmy Carter di incapacità nella gestione degli ostaggi americani a Teheran.
Questi, diciamo, sono i big. In realtà anche Suzanne Vega è una cantautrice importante. L’ex folk singer del Village abita a una decina di isolati dal World Trade Center, e suo fratello (morto lo scorso aprile) lavorava alle Torri, ma quel giorno restò a casa perché malato. Suzanne ha scritto "It hit home", "Ha colpito casa", canzone che racconta di una persona che ammette di non aver mai pianto in pubblico, eppure questa volta doveva farlo, come tutti. Doveva farlo perché ha visto un uomo che cercava suo fratello tra le macerie del grattacielo. "Ha colpito casa, e continua a colpire", canta Suzanne che intende dire che non siamo ancora usciti dai guai provocati dall’11 settembre: "Non sono una grande patriota. Non ho mai indossato la bandiera. Canto soltanto le canzoni che ci si aspetta che io canti, ma se vado a Chicago o solo prendo la metropolitana per downtown vedo la grazia sotto pressione, questo è quello che racconto ad alta voce". Poi Suzanne Vega tenta di spiegarsi l’attacco: "Quando la gente è affamata diventa matta, non importa se si tratta di un bambino o di una nazione, l’odio si trasforma in azione e poi in pericolo. Diventiamo meschini e sentiamo che la vita non vale abbastanza, sia per noi sia per loro".
La diva del country, Dolly Parton, non è andata oltre i luoghi comuni. "Hello God" dice che "questo mondo è andato in pezzi" e si chiede se "questa volta possiamo mettere le cose a posto". Riconosce che "odio e violenza sono aumentate" e che "siamo così egoisti, crudeli e ciechi". Insomma, "combattiamo e ci uccidiamo a vicenda. Nel tuo nome e per difenderti. Ami qualcuno più di altri? Siamo così persi e confusi".
Anche Alan Jackson, altro country singer, si è sentito spaesato. La sua canzone, "Where Were You (When the World Stopped Turning)", è terra terra, confonde Iran con Iraq e chiede: "Dov’eri quando il mondo ha smesso di girare?". E così: "Eri nel giardino con tua moglie e i bambini o stavi lavorando su qualche palcoscenico di Los Angeles? Sei rimasto scioccato alla vista di quel fumo nero che si alzava verso il cielo blu? Hai urlato le parole dell’odio o sei rimasto semplicemente seduto a piangere?".
Le "September songs", le chiamano così al New York Times citando la famosa canzone di Kurt Weill, sono di tutti i tipi. Ci sono quelle patriottiche, quelle più problematiche e quelle trucide. Come "Rules", "Regole", del gruppo hip-hop Wu-Tang Clan: "Chi cazzo ha buttato giù i nostri palazzi? L’uomo dietro i massacri del World Trade Center si faccia avanti, i quattro aerei, huh, pazzo figlio di puttana. Fai atterrare quella merda sulla mia cappella, vedrai che fine farà./ America, insieme ci sosteniamo, divisi invece cadiamo. Mister Bush siediti, ho io il comando della guerra!". L’ultima è dei Coldplay, band inglese sul filone Radiohead. La prima canzone del loro ultimo disco si intitola "Politik", ed è stata scritta il 13 settembre. Fa così: "Datemi politica reale, non falsa politica".
Se il senso della canzone di George Michael, "Shoot the Dog", resta misterioso ai più (racconta a casaccio di fuochi nella città, di ayatollah, di bombe e di democrazia) le due canzoni più discusse sono "Courtesy of the red, white and blue (The Angry American)" di Toby Keith e "John Walker’s Blues" di Steve Earle. Toby Keith è un cantante country e si rivolge alle ragazze e ai ragazzi d’America. A loro dice che suo padre è stato nell’esercito, e che in guerra ha perso l’occhio destro, ma ha ugualmente sventolato la bandiera nel giardino di casa fino al giorno della sua morte, perché voleva che i suoi figli crescessero e vivessero felici nella terra della libertà. Per cui ora che la sua amata nazione è stata attaccata, "man, we lite up your world like the 4th of July", "faremo fuoco a casa tua come se fosse la festa del 4 luglio".
L’americano arrabbiato avverte bin Laden che "lo zio Sam ha messo il tuo nome al primo posto della sua lista, e la Statua della Libertà ha cominciato a sventolare il pugno". (Il pugno?). Questo vuol dire che "l’Aquila volerà e sarà l’inferno quando senti la Madre Libertà che suona la sua campana". Per bin Laden sarà dura, pensa Keith, al quale è stato impedito di cantare alla Abc a causa dell’opposizione della star di quella televisione, il canadese Peter Jennings. Il cantante-country-americano-arrabbiato ha detto: "E’ interessante scoprire che Peter Jennings non è americano".
La canzone comunque è entrata in classifica, grazie anche a questi versi: "Sarà come se l’intero mondo piovesse addosso a te, per gentile concessione del rosso, bianco e blu. Giustizia sarà fatta e la battaglia infurierà. Tu ti scuserai di aver scherzato con gli Stati Uniti, perché noi ti prenderemo a calci nel culo. Questa è l’American way".
Earle, invece, è un cantautore leftist molto apprezzato nei circoli alternativi, e nel suo blues racconta la storia del suo eroe, il povero Talebano Americano: "Sono soltanto un ragazzo americano cresciuto con la Mtv. E ho visto tutti quei bambini della publicità, e nessuno di loro mi assomigliava. Così ho cominciato a guardare in giro per il mondo in cerca di un’illuminazione. E mentre la morte riempiva l’aria, tutti noi offrivamo le nostre preghiere e ci preparavamo al martirio. Ma Allah aveva qualche altro piano, qualche segreto non svelato. Ora mi stanno trascinando con la mia testa dentro a un sacco nella Terra degli Infedeli".
La solita America, insomma. E Steve Earle, uno che 5 anni fa diceva di stare "a sinistra di Mao", è diventato il pacifista più cool della stagione, come Jane Fonda ai tempi del Vietnam. C’è chi scommette che anche lui finirà col dare lezioni di aerobica.
Christian Rocca