Il campionato di calcio non parte. Otto squadre della Serie A rifiutano di scendere in campo perché non hanno sottoscritto un contratto con le pay tv per la cessione dei diritti della trasmissione televisiva delle loro partite casalinghe. L’offerta è di 57 milioni di euro, poco meno dello scorso anno, e la richiesta è di 80 milioni, una cifra ben superiore ai valori dei campionati scorsi quando il calcio non era ancora in crisi. A queste squadre si è aggiunta la Roma di Franco Sensi, che un contratto milionario ce l’ha già e quindi dovrebbe essere a posto, e invece no. Sensi fa la mossa, ma il suo interesse, da quando è stato sconfitto da Adriano Galliani alla presidenza della Lega Calcio, sembra quello di sfruttare l’ammuina per contare di più (la doppia presidenza?) o almeno ottenere un centrocampista olandese dalla Juventus.
Le 8 squadre hanno tutto il diritto di rifiutare un’offerta che non ritengono vantaggiosa, ma non possono opporsi alla sanzione disciplinare che può arrivare fino all’esclusione dal torneo. Sarebbe grave, ma nella vita accadono cose peggiori, tanto più che dalla serie B potrebbero essere recuperate le due squadre genovesi, il Palermo, il Napoli, magari la Fiorentina. Chiedere l’aiuto a mammà, cioè al governo, non ha alcun senso, perché Telepiù e Stream sono due società private (diventeranno una sola, a guida Murdoch), e nessuno può obbligarle a firmare un assegno da 20 miliardi di lire al Modena.
Come se ne esce dunque? Le 8 sorelle, più Sensi, minacciano di costituire una nuova piattaforma digitale alternativa a Telepiù-Stream. Ottima idea, ma con tutta evidenza la pistola è caricata ad acqua. In due o tre settimane è impossibile costruire una nuova tv. A meno che, ed è questa la voce che circola con insistenza, dietro il consorzio delle 8 squadre non si nasconda un altro operatore dotato di tecnologia, decoder, know how. Qualcuno interessato a far nascere un soggetto concorrente, ma non troppo. Gli indizi portano a Murdoch medesimo. Welcome. Ma fate divertire anche noi.
7 Settembre 2002