Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 10 settembre 2002

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 9 settembre, non poteva
certo competere con quelle di sabato e domenica. Andiamo con
ordine. Il titolo principale di sabato rimarrà negli annali
della (s)correttezza redazionale: "La mafia vuole uccidere
due deputati". Né il titolo di prima pagina, né
l’occhiello, né le 20 righe di articolo contenevano il
nome dei due deputati. L’identità si scopre solo a pagina
2, e sono Previti e Dell’Utri. Nell’articolo, scritto da Giuseppe
D’Avanzo, i nomi compaiono dopo ottantanove (89) righe. Lo scoop,
poi, non era affatto uno scoop come ha riconosciuto ieri, cioè
tre giorni dopo, Ezio Mauro nell’articolo "Il dovere di
informare". La notizia fu data a luglio dalla Stampa ("Dell’Utri
e Previti nel mirino dei boss") e finanche un piccolo quotidiano
d’opinione poco incline a dare notizie, giorni prima, aveva scritto
che a Dell’Utri era stata assegnata una scorta 24h.
Passiamo a domenica. Un titolo a tutta pagina annunciava: "Ecco
il piano contro Saddam". L’articolo, scritto da Carlo Bonini,
riporta i piani militari già ampiamente pubblicati un
mese fa dal New York Times, e poi arricchiti di nuovi dettagli
dal Washington Post, dal Guardian e dalla Zeit. Interessante,
invece, l’intervista a Khidir Hamza, lo scienziato iracheno che
progettò l’atomica per Saddam (ma Maurizio Molinari della
Stampa l’ha intervistato il 2 settembre). Infine, domenica, è
uscito l’inserto "11 scrittori per l’11 settembre".
In prima pagina compaiono in bella evidenza i nomi degli scrittori,
ma a Cathleen Schine manca un "c" tra la "S"
e la "h" (anche all’interno il cognome è scritto
"Shine").
Arriviamo a ieri, lunedì. Finalmente Rep. pubblica un
articolo che non vomita bile antiamericana; è un’interessante
riflessione di Salman Rushdie sui sentimenti anti Usa in giro
per il mondo. Peccato per quel ricorrente titolo in giornalese:
"L’America nel mirino" (a pagina 10 "nel mirino"
sono le centrali nucleari).
L’intervista del giorno è di Massimo Giannini a Giuliano
Amato, il quale lancia la proposta di "un presidium delle
migliori personalità politiche del centrosinistra".
L’ultima domanda, dopo 4 colonne di dettagli, è quella
più opportuna: "Facciamo qualche nome?". Amato
risponde che ai nomi non ha pensato, però "diamoci
da fare tutti quanti, prima che sia troppo tardi".
A pagina 7 è annunciato un altro scoop. Il titolo è:
"Giustizia, summit con Castelli, ecco il piano segreto del
Polo". Il piano non è segreto affatto, tanto che
lo stesso articolo dice che si tratta di "quella riforma
dell’ordinamento giudiziario avviata al Senato e che è
parte integrante del programma elettorale della Casa delle Libertà".

Ottima, tradotta dal New York Times, l’intervista a Colin Powell
sui temi della guerra preventiva all’Iraq. Buono anche il reportage
di Guido Rampoldi da Kabul. Nella capitale afghana c’è
anche il medico italiano Alberto Cairo, che ha ripreso la sua
felice collaborazione. Interessante, e come spesso accade "fuori
linea", la rubrica di Mario Pirani, dedicata a quella sinistra
francese "cretina" che scrive idiozie sull’Italia,
con un efficace affondo sui colleghi italiani pronti a criticare
i giudici, ma solo se non si occupano di Berlusconi e Previti.

Ieri niente Concita De Gregorio, mentre un boxino non firmato
su "Nobel a Berlusconi, raccolte 500 firme" è
da attribuire a Sebastiano Messina, autore sull’argomento di
una avvincente campagna personale. La giornata politica è
affidata ad Alessandra Longo che critica la scelta del Cav. di
organizzare vertici politici in casa. Lo spiritoso elenco di
tutte le volte che le magioni private sono state aperte agli
incontri politici, dimentica l’episodio più esilarante:
"La cena delle sardine", in casa Bossi, dove D’Alema
e Buttiglione decisero il Ribaltone.
L’intervista settimanale a Massimo Cacciari è sul cardinal
Martini: "Ha dominato la scena ma predica nel deserto"
(martedì scorso era lui medesimo che "predicava invano").
Poi c’è il caso Unabomber, ora in trasferta a Sorrento.
A Rep. nessuno spiega perché Unabomber si chiama così.
Spiegatelo, per favore, sennò date ragione a Michele Santoro
che un paio di giorni fa vi scrisse: "Mi chiedo perché
il pubblico del vostro giornale debba essere trattato in questo
modo". La stessa cosa si può dire a proposito della
povera donna napoletana morta l’altro ieri dopo un trapianto
mal riuscito. Il titolo non è uno scoop, è solo
assurdo: "Quel trapianto mi ha ucciso" (va detto che
ancora più inverosimile è il titolo della Stampa:
"Il fegato nuovo mi ha fatto morire prima"). Infine
la cultura. Giancarlo Bosetti (Bos.) intervista Robert Dahl,
e insieme smontano la tesi di Eugenio Scalfari sull’interpretazione
di Platone fatta da Popper e da Marcello Pera. Bos. fa domande
incalzanti a Dahl. Eccole, di seguito: "E Aristotele?";
"Anche Hobbes è un maestro di realismo"; "E
Rousseau?"; "Poi arriva Marx"; "Abbiamo dimenticato
John Stuart Mill". Ora, grazie a Bos., non ce lo scordiamo
più. (Continua)

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