La
prima pagina della Repubblica (Rep.) di ieri, 11 settembre, era
quasi interamente dedicata all’anniversario dell’attacco all’America.
Sotto la testata ci sono due dichiarazioni di George Bush, una
dell’anno scorso e la seconda dell’altro ieri. Non capita spesso,
ma ieri è capitato: Bush viene presentato ai lettori come
un leader serio e rispettabile. L’editoriale del direttore Ezio
Mauro spiega che "per uscire dalla fissità mediatica
dell’anniversario", l’America non deve agire da sola, sarebbe
"un errore di prospettiva, politico e morale". L’idea,
condivisibile, è che l’attacco di un anno fa non riguardi
soltanto l’America ma i valori fondanti di tutto l’Occidente.
"Gli Usa scrive Mauro non possono risolvere
la difesa universale della democrazia nella logica unilaterale
della potenza". Il direttore, però, non spiega 1)
che cosa deve fare l’America se gli altri custodi dei valori
occidentali se ne infischiano di difenderli; 2) che cosa sarebbe
successo se 60 anni fa "per uscire dalla fissità
mediatica" di Pearl Harbor, gli Stati Uniti non fossero
intervenuti in Europa.
Gli altri editoriali sono di Kofi Annan e del Dalai Lama, tanto
per ribadire la posizione pacifista di Rep. Curiosamente, Rep.
ospita un’opinione del presidente algerino, Abdelaziz Bouteflika,
la cui tesi è "fermare la disperazione per sradicare
il terrore". La via algerina per "sradicare il terrore",
però, è ben al di là della risoluzione della
"difesa universale della democrazia nella logica unilaterale
della potenza" che Mauro imputa all’America. L’altra opinione,
"Una lezione per il futuro", è di Ben Ali, presidente
a vita della Tunisia, che con il partito unico e la galera per
i giornalisti ha tenuto il suo paese effettivamente alla larga
dalla tentazione fondamentalista.
Come ha scritto Ezio Mauro, "il siamo tutti americani era
una sorta di adesione-compassione, svanita presto". A Rep.
è svanita subito, a pagina 3, con la manchette pubblicitaria
di una cialtronata editoriale dal titolo "L’incredibile
menzogna. Nessun aereo è caduto sul Pentagono". Anche
le pagine 13 e 51 ospitano pubblicità di libri che scaricano
le responsabilità sull’America, e forse nel giorno dell’anniversario
sarebbe stato opportuno rimandarle. L’antiamericanismo di Rep.
continua con un "retroscena" dell’islamologo Magdi
Allam, che riporta voci secondo cui Al Qaida è ancora
viva e vegeta. Carlo Bonini, ieri, non ha fatto scoop.
Poi c’è Vittorio Zucconi, a pagina 3, con un bel reportage
da Ground Zero, con tante suggestioni ma poche notizie. Ottimo
il servizio di Guido Rampoldi da Kabul. L’inviato di Rep. racconta
che "a un anno dall’attacco possiamo concludere che Enduring
Freedom è stato un gigantesco affare per l’Afghanistan,
per le bambine che tornano a scuola, per le donne che hanno ritrovato
un lavoro, per la diaspora che rimpatria dopo ventitré
anni di esilio". C’è anche un’intervista a Sean Penn,
uno dei registi del film antiamericano presentato a Venezia.
Il suo corto racconta di un vedovo "svegliato da un raggio
di sole, quello che per la prima volta entra nella sua stanzetta
buia facendo tornare a vivere le rose della moglie proprio grazie
al crollo delle Torri". Silvia Bizio scrive "grazie
al crollo" e a Penn chiede: "Perché ha scelto
un soggetto così intimo?".
Entusiastica, invece, la cronaca di Giorgio Battistini sulla
visita di Silvio Berlusconi in America: "Un vistoso successo
personale e diplomatico"; "Il premier porta in dote
a Bush un riavvicinamento strategico di posizioni dell’anima
centrista del continente"; "parole che inquadrano al
massimo livello la posizione italiana". Eppure fino a ieri,
Rep. ci aveva raccontato che il Cav. fuori Chiasso era per niente
credibile. Anche il rapporto tra Berlusconi e il capo dello Stato
è idilliaco, al contrario di quanto scritto da Rep. nei
giorni scorsi: "nella più assoluta sintonia di sostanza
con Berlusconi, Ciampi ricorda a Sambler la posizione italiana".
Molto interessante l’inchiesta di Guido Passalacqua sui rapporti
tra Lega e Vaticano; non veritiera la cronaca sulla riforma Moratti:
"Nonostante la bocciatura del Cnpi la Moratti non si ferma".
Il Cnpi non ha posto il veto (che martedì Rep. dava per
scontato) ma ha chiesto correzioni accettate dal ministro.
Infine la cultura, appaltata a MicroMega. Le ultime righe dicono:
"La decisione del Board of Ethics di New York, che ha costretto
il sindaco Bloomberg a vendere (in perdita) tutte le sue azioni,
è la puntuale conferma pratica di quanto abbiamo fin qui
ricordato". Oppure "la puntuale conferma pratica"
che non hanno letto il divino Stefano Mannoni sul Corriere.
12 Settembre 2002