Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 14 settembre 2002

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 13 settembre, è
davvero bella. Il titolo principale è su Bush che chiede
all’Onu un ultimatum sull’Iraq, ma gli articoli davvero interessanti
sono altri due. Il primo è un reportage della bravissima
Emanuela Audisio da Kerry, in Irlanda. La giornalista di Rep.
è andata fin lì per intervistare una signora settantenne,
la cui storia ha ispirato "The Magdalene Sisters",
il film di Peter Mullan che ha vinto a Venezia. L’articolo della
Audisio è perfetto, senza un grammo di retorica, asciutto,
efficace.
In prima pagina parte anche un’opinione di Adriano Sofri. D’accordo,
siamo di parte. Ma l’articolo riflette su questa considerazione:
"La novità intera mi sembra consistere nella faccia
meno avvertita della guerra preventiva, che è l’esportazione
della democrazia sulle baionette americane o occidentali. Sventare
la minaccia delle armi di massa in mano di Stati canaglia o in
genere dell’internazionale terrorista è un lato del problema.
L’altro ­ esemplificato dal proposito, in Iraq, di spodestare
Saddam ­ sta nella necessità di insediare una embrionale
democrazia in luogo del regime dittatoriale e illegale".
Chiaro, no? Sì, limpido, se si legge il titolo di prima
pagina: "La democrazia da esportazione". Subentra qualche
problema se si legge il titolo sbagliato di pagina 17: "La
democrazia non può essere un bene da esportazione".

Non chiedete a Piero Ottone di risolvere la faccenda. Che c’entra
Piero Ottone? C’entra. Ieri con Rep. è uscito Il Venerdì.
E’ un bel giornale, molto interessante da qualche tempo, nonostante
l’ossessione anti Cav. e una certa polverosità dei suoi
editorialisti. A essere sinceri, ieri la copertina non era granché:
"Gianni di lotta (e di lotteria)", intervista di Curzio
Maltese a Gianni Morandi. Ecco, Il Venerdì ospita una
rubrica di Piero Ottone, ieri sullo stesso tema dell’articolo
di Sofri: "Vorrei intrattenervi su un vizio degli americani:
quello di volere esportare in tutto il mondo, fra i bianchi e
i neri, fra i gialli e i rossi, la democrazia parlamentare".
E’ un "errore", un "sogno", una "follia".
Secondo Ottone "ci vuole un minimo di cultura" per
"capire il senso dell’operazione". Finito? No. "Oggi
tutti viaggiamo, chi più chi meno. In molti siamo stati
una volta o l’altra in qualche paese lontano, in Cina o in Thailandia,
in Brasile, nel Congo. Abbiamo visto gente seminuda che vive
nelle capanne, in condizioni di igiene che fanno rabbrividire.
Ebbene: one man one vote, anche lì?". Si lavino,
prima. Viceversa si meritano er Puzzone.
In prima pagina ci sono altre due cose interessanti. Intanto
il richiamo di una bella intervista a Gianfranco Fini, pubblicata
a pagina 11, sul tema ebrei, fascismo e leggi razziali. Non è
la solita chiacchierata in politichese. E’ una sintesi, tradotta
dal quotidiano Ha’aretz, di un lungo colloquio tra il leader
di An e un importante giornalista israeliano. Rep., va detto,
fa benissimo a pubblicare articoli presi dai quotidiani stranieri,
ma certo deve essere stato duro tradurre per il terzo giorno
consecutivo dalla Washington Post un articolo da Baghdad, quando
il Corriere in Iraq ha un inviato tutto suo. Visto che c’erano,
dalla WP potevano prendere anche l’articolo di Dana Milbank,
avrebbero evitato di scrivere che esiste un "caso"
Dick Cheney. Il vicepresidente americano è davvero andato
in ospedale ma per "la visita semestrale di routine".

Poi c’è anche un editoriale di Andrea Manzella (Manz.)
sulla funzione democratica dei girotondisti. L’articolo contiene
una svista imperdonabile per un costituzionalista come Manz:
"In questo ancora incompleto regime ipermaggioritario".
Ipermaggioritario? E dov’è finito il 25 per cento di quota
proporzionale?
I lettori perdoneranno un’altra incursione sul Venerdì,
ma c’è da registrare una ipersmentita ad Antonello Caporale
(Cap.), ed è la terza in sei giorni, dopo la prima ricevuta
da Michele Santoro e la seconda da Roberto Calderoli. Ora è
la società civile a prendere carta e penna: un lettore
di Campobasso critica la facile ironia sul capoluogo del Molise
contenuta in una domanda di Cap. ad Antonio Di Bella. Ovviamente
Cap. smentisce la smentita.
Tornando a Rep., Concita De Gregorio (Conc.) finalmente si occupa
d’altro, questa volta dello scontro ideologico sul pacifismo
tra Marco Pannella e Gino Strada. Conc. tifa apertamente per
Strada, ma non pensate che abbia tradito Moretti. Lei sta con
Emergency ­ e lo si scopre all’ultimo capoverso ­ solo
perché "Gino Strada sarà domani a San Giovanni"
e "parlerà dal palco della Festa di protesta organizzata
da Moretti. Pannella e i radicali no". Infine la pagina
degli spettacoli, la più battagliera questa settimana.
Anna Bandettini intervista Paolo Rossi sulla Costituzione italiana.
Paolo Rossi, non Mariotto Segni. Il comico farà satira
sulla "nostra carta dei diritti", ovviamente minacciata
dalle orde berlusconiane. Dopo quattro domande su questo tema,
la Bandettini finalmente scrive: "Voltiamo pagina".
Oh, bene. Pensate che gli chieda di raccontare una barzelletta?
Pfui. Tre domande di fila su legittimo sospetto, falso in bilancio
e Cav. (continua martedì)

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter