La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 24 settembre, era
centrata su due notizie, il crollo delle Borse e "il grande
gelo" tra la Germania e l’America. I due temi sono collegati,
almeno così pensa Rep., che un po’ lo dice e un po’ lo
nega. Ovvio che le reazioni alla vittoria rosso-verde in Germania
siano entusiastiche nei titoli, ma a pagina 13 si scopre che
il crollo delle Borse è colpa della medesima "lezione
tedesca". Inizia così l’articolo economico di Gianfranco
Modolo: "La vittoria risicatissima della coalizione rosso-verde,
grazie al trionfo elettorale di Joska (sic) Fischer è
costata almeno 16 miliardi di euro alle grandi Borse europee".
Il compito di confutare la cronaca spetta a Federico Rampini,
ma anche lui deve partire da lì, e quindi: "Davvero
i mercati avevano creduto alla favola bavarese di Stoiber? Ieri
la conferma del governo rosso-verde ha tramortito la Borsa di
Francoforte, crollata del 5% trascinando nel lunedì nero
post elettorale tutte le Borse europee". Rampini spiega
che la colpa è dell’America, ma misteriosamente gli uomini
del desk di Rep. gli titolano l’articolo così: "La
sindrome giapponese". Di Giappone non si parla mai, e francamente
il riferimento macroeconomico non è così agevole.
Rep. intervista, per la seconda volta in un paio di giorni, il
bravo Daniel Cohn-Bendit, il Barney Panofsky della sinistra europea.
E per la seconda volta gli mette in bocca una frase mai pronunciata:
"Il nostro prossimo obiettivo, un’Europa più sana
e più giusta". La frase, tra l’altro, non significa
niente, e infatti nell’intervista non c’è. Anche il sommario
è di pura invenzione: "I verdi sono i garanti di
una posizione di critica a Bush, non anti-Usa". Nell’articolo,
Cohn-Bendit dice che i verdi "possono essere i garanti di
un allargamento della Ue". Sembra proprio che i titolisti
non leggano gli articoli, e scrivano delle parole a casaccio.
A D’Alema, nel titolo di pagina 10, fanno dire: "Una svolta
per l’Europa", ma D’Alema dice altro.
Le pagine 10 e 11 mettono a confronto le due prime donne di Rep.,
Concita De Gregorio e Alessandra Longo, che se le danno di santa
ragione. Concita si prende una pausa dai girotondi (tranquilli,
ci torna a pagina 20) e mette insieme i centri sociali, il pacifismo,
l’antiamericanismo, i comunisti italiani, Tana de Zulueta, gli
scout e chi "chiede, tra l’altro, un’azione per mettere
fine all’occupazione israeliana dei territori palestinesi".
Questi qui, elencati certosinamente da Concita (in fondo sono
gli stessi dei girotondi), studiano la "lezione tedesca".
Che sarebbe questa: "Sinistra, l’equazione anti-Usa: pacifismo
uguale pieno di voti". Volti pagina e Alessandra Longo le
risponde con un’intervista a Francesco Rutelli che dice l’esatto
contrario. Si parte sempre dalla "Lezione tedesca",
ma qui "il massimalismo non paga". La Longo chiede
a Rutelli: "A destra dicono: ha vinto l’antiamericanismo".
E Rutelli risponde: "Sciocchezze". Ora resta da capire
se la Longo a) abbia voluto perfidamente definire di "destra"
Concita e i suoi amici; b) si sia sbagliata; oppure c) lavori
in un giornale che attraversa un momento difficile. Leggendo
l’amaro Michele Serra, la faccenda si complica vieppiù:
"Nota il sagace Buttiglione che il clamoroso successo dei
Verdi tedeschi è legato allo spirito antiamericano e alla
paura della guerra, non certo alle tematiche ambientaliste".
Gli articoli e le analisi da Israele sono sempre a senso unico,
tanto che l’ennesimo attacco palestinese a Hebron (1 morto, 3
feriti) non riceve dignità di titolo né di sommario.
In fondo le vittime sono coloni, mica persone normali. Ma almeno
ieri c’era un’intervista a Benjamin Netanyahu che spiegava la
posizione israeliana.
Poi c’è il caso Pantelleria. E’ stato arrestato il sindaco
dell’isola per una "storia di tangenti e kalashnikov".
I titoli non dicono a quale partito appartenga il sindaco, ma
nell’articolo si legge: "Alberto Di Marzo eletto in una
lista civica e poi passato a Nuova Sicilia, collegata al Polo
delle Libertà". E’ così? Il Corriere, sempre
prudente, non si pronuncia; mentre per la Stampa la lista è
di "centrodestra". Il Giornale dice il contrario, e
cioè che il sindaco ha battuto "l’avversario della
Casa delle Libertà". E così risulta anche
dalle agenzie di stampa consultate da Red. Corr.
Una normale sostituzione di funzionario al ministero dei Beni
culturali, peraltro prevista dalla legge Frattini, fa scrivere
a una Simonetta Fiori in vena di toni da tregenda che "il
timore è che sia in gioco la memoria storica nazionale".
Perdinci.
Timore eccetera eccetera anche per questa frase, comparsa nelle
sempre combattive pagine degli spettacoli: "George W. Bush
deve aver perso un’altra importante fetta di consenso se anche
i Bon Jovi si dichiarano apertamente contro la guerra".
Fiacco il commento di Gianni Mura sul pestaggio di Jonathan Zebina,
terzino della Roma, da parte dei tifosi. Mura condanna, ma crede
che i tifosi lo abbiano picchiato più per il colore della
pelle che per i rinvii sbilenchi.
Ieri, martedì, nessun reportage dall’Iraq. Tre le ipotesi:
a) in Iraq non è successo niente; b) Guido Locaputo, visionario
teatrante del Gargano, ha finito la tournée, e quindi
si torna tutti a casa, compreso il corrispondente di Rep.; c)
anche a Baghdad i teatri restano chiusi di lunedì. (continua)
25 Settembre 2002