Camillo di Christian RoccaVADO A VIVERE A Co.Ve.Ma, dopo non essere riuscito a comprare casa a New York

In mano ho la cartina di New York, di Manhattan diciamo. Manhattan, il centro del mondo. Qui devo cercare casa. Al massimo potrei dare un’occhiata a Brooklyn. Negli altri boroughs della città non se ne parla, né Queens né il Bronx. A Staten Island non ci saprei neanche arrivare. So bene che Manhattan è carissima e che molti sono costretti ad andare a vivere a Long Island o nel Connecticut. In "Suburbia" come dicono con disprezzo i manhattanites, che poi se vivi lì ti chiamano anche "Bridge and Tunnel People", gente che prende ponti e tunnel per venire "in the city". E poi c’è il rischio che vada a finire come a Richard Gere. Nel suo nuovo film, "Infedele", è tradito dalla moglie, Diane Lane, stanca di vivere in Suburbia e attratta dal bel ragazzo e dal suo loft in Mercer Street, a Soho. Ecco, Mercer Street. Lì vorrei vivere. Siamo nel centro di SoHo, abbreviazione di "a sud di Houston street". E’ un piccolo quartiere nella parte bassa dell’isola e a sud di Houston Street (non dite mai "Iuston" come la città del Texas, fareste la figura di turisti sprovveduti. Si pronuncia "Auston" anche se nessuno sa spiegare il motivo). Un tempo era la zona industriale di New York, poi è diventata il quartiere degli artisti e delle gallerie d’arte. Il merito è dei giganteschi spazi lasciati liberi dalle fabbriche. Ora SoHo è di nuovo cambiata. E’ il posto della moda, molto più di Madison Avenue. E’ anche il quartiere dei locali hip, dei ristoranti più trendy della città. C’è il Mercer Hotel, che è bellissimo (stanze da 400 dollari in su). Trovare casa lì? Forget-about-it, scordatelo mi dicono tutti. Una casa di 100 metri quadrati costa parecchi milioni di dollari, e se la prendi in affitto quindici-venti mila dollari il mese se ne vanno puliti puliti. E se non se lo può permettere neanche Richard Gere, io che perdo tempo a fare? E’ inutile cercare lì accanto, a NoLita. Un tempo c’era Little Italy, a poco a poco Chinatown, che sta appena sotto, ha cominciato a mangiucchiarsi le strade dei vecchi paisà e ora la Piccola Italia si riduce a Mulberry Street e ai suoi ristorantielli. Negli anni Novanta l’attacco è arrivato anche da nord, dove si è creato un nuovo, minuscolo, quartiere, NoLita appunto, che sta per North Little Italy. E’ molto simile a SoHo, anche se le case sono meno belle. Ci sono locali, ristoranti e residenze di star del cinema e della musica. Niente da fare.
Forse posso tentare a TriBeCa, nella parte south-west di Manhattan, proprio sopra il World Trade Center. E’ un piccolo triangolo di strade sotto Canal Street (TriBeCa, è l’acronimo di Triangle Below Canal). Non che lì sia meno caro, tutt’altro. Un loft te lo affittano a ventimila dollari il mese, ma dopo l’undici settembre il quartiere ha rischiato di chiudere i battenti. I divi del cinema sono scappati, l’aria era insopportabile. I locali hanno tirato giù la saracinesca, molte strade si sono trasformate in accampamenti per le squadre di soccorso e gli operai di Ground Zero. I prezzi si sono abbassati di colpo, e c’è stato chi è riuscito a fare un buon affare. Io, ovvio, sono arrivato in ritardo. Ora il quartiere si è ripreso grazie al suo abitante più famoso, Bob De Niro. Qui lo chiamano "The Mayor of TriBeCa", perché è stato uno dei primi a credere, negli anni 80, nelle potenzialità di questa ex zona industriale, ci ha messo su un loft, un paio di ristoranti, la sua casa di produzione e altre iniziative. A maggio, per risollevare la zona, ha organizzato il TriBeCa Film Festival, una festa di quartiere della portata di un grande festival internazionale. I locali hanno riaperto, e oplà forget-about anche TriBeca. Un po’ più sopra c’è il West Village, una delle zone più belle e vive di Manhattan. Tutti vorrebbero vivere lì, e i prezzi ne tengono conto. Non cambia se ti sposti verso est, c’è il Greenwich Village. Chi non vorrebbe prendere casa tra a Washington Square e Union Square, where the real action is, dove succedono davvero le cose? Ma dovrei impegnare i miei guadagni fino al 2050, e chissà se basterebbero. Ci sono anche appartamenti più abbordabili, qui è zona universitaria (la NYU), ma provateci voi a trovarne uno libero. Nell’East Village c’è una delle zone più affascinanti della città, si chiama Alphabet City perché le strade si chiamano come le lettere dell’alfabeto, ci sono Avenue A, Avenue B, Avenue C, e Avenue C. Fino a qualche anno fa non ci avrei mai messo piede, era il posto più pericoloso della città, e peraltro lo diceva anche Prince nel suo disco che intitolò proprio Alphabet City. Ora è stata ripulita, ma mantiene un carattere un po’ selvaggio, ci sono gruppi di anarchici, una "piazza rossa", un monumento a Lenin e l’ex casa del jazzista Charlie Parker. Un tempo qui le case costavano due lire, una mia amica ne possiede una strepitosa, su Tompkins Square. La vista a 360 gradi fa rimanere di sasso, anche se le Torri non ci sono più: andare in bagno è un’esperienza, ti sembra di toccare l’Empire State Building. Ma ora anche qui, con i miei modesti euro, non posso permettermi nulla. Forse si può trovare qualcosa più in basso, nel Lower East Side, ma le strade e le case sono bruttarelle e la zona mi mette un po’ a disagio anche se c’è uno dei jazz club migliori della città, il Tonic.
Proviamo più su. C’è la zona che si chiama Gramercy e quella che prende il nome da uno degli edifici più belli di New York, il Flatiron, il ferro da stiro. Costano entrambi più del Village. Così come la sofisticata e boehmiènne Chelsea, tra la 34esima e la 14esima, però sul lato ovest di Manhattan. E’ cool abitare qui, è la zona degli artisti, c’è il Chelsea Hotel, ci sono le gallerie e i Flea Market, i mercatini delle pulci, Ethan Hawke ci ha appena ambientato il film "Chelsea Walls", A dire la verità, causa prezzi, gli artisti se ne sono andati da un pezzo. E hanno preso d’assalto Brooklyn, zona Williamsburg, ormai uno dei quartieri più hip (e cari) della città. A Williamsbrg c’è anche il miglior ristorante del mondo, dicono. La Peter Luger Steak House, dove bisogna prenotare con un mese di anticipo per sedersi e addentare una bistecca che non è carne ma poesia.
A proposito di carne, c’è da fare un giro al Meat Packing District, piccolissima zona sull’Hudson River, subito sopra Chelsea, tra la decima e la nona avenue, proprio di fronte al molo dove, a bordo del Carpathia, attraccarono i superstiti del Titanic. Il Meat Packing era, e in parte lo è ancora, la zona dei macelli e dell’imballaggio della carne. Ora ci sono i ristoranti più modaioli della città, come The Park e il Meet. Da quando la serie televisiva "Sex and the City" ha ambientato qui alcuni episodi chi ha il conto in banca in Euro rischia grosso. Peccato, questo alternarsi di boutique (Stella McCartney ha aperto da pochi giorni), bar alla moda e sanguinolente aziende di filetti e costate è davvero exciting.
Midtown la salto a pie’ pari. E’ la zona commerciale, dei grattacieli, degli uffici e dei teatri. Bella da vedere, meno da abitare. Resta Uptown. Una parola, con quella meraviglia di Central Park di mezzo. Nell’Upper East Side, con le mansion dei ricconi e i negozi di lusso su Madison, non mi fanno neanche entrare. E poi, diciamolo, è un posto noioso. Altra cosa è l’Upper West. Carissima, e ti pareva, ma più intellettuale, meno pretenziosa. Qui voglio cercare. Su Columbus Avenue, nella zona intorno al Lincoln Center. Al numero 1 di Central Park, indirizzo niente male, stanno costruendo due meravigliose torri con vista mozzafiato, Ci sono 192 appartamenti in vendita. Mi informo. Il più piccolo, mi dicono, costa "up to 11 million dollars". Guardo ancora la cartina. Devo andare più su, Harlem. Strade bellissime e spaziose, case momofamiliari basse molto affascinanti. Ehi, c’è l’Harlem Renaissance, e ora costa quanto il Village. Non ce la farò mai a trovare casa a Manhattan. E’ un incubo. Poi grazie al cielo mi sono svegliato. Ero nel mio appartamento a CoVeMa (Corso Ventidue Marzo, Milano).

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