Camillo di Christian RoccaIL NUOVO WEBLOG DI LUCA SOFRI

Segnatevi questa parola: weblog. Ma anche il suo diminutivo: blog. Le sentirete spesso, e presto non potrete più farne a meno. Qui al Foglio ci siamo dentro fino al collo, e da ieri ne abbiamo uno anche noi, affidato a Luca Sofri.
Ok, non capite di che cosa stiamo parlando. Tranquilli, cominciamo dal principio. Il "web" è Internet, mentre "log" vuol dire "giornale di bordo", quaderno, diario. Il weblog, o blog, è un piccolo giornale che si trova in rete ma anche un diario pubblico e personale scritto, diretto e interpretato da una sola persona. Contiene pensieri, argomentazioni e commenti scritti dal tenutario del blog, ma anche notizie, rassegna stampa, segnalazione di articoli e una scelta di documenti scovati su altri blog, sui giornali internazionali, sui siti istituzionali.
In America ne vanno così matti che già un anno e mezzo fa il Wall Street Journal scrisse "Weblog is the real thing". Da allora sono usciti centinaia di articoli, e a poco a poco il fenomeno si è diffuso anche in Italia. Fin qui può sembrare l’ennesima bolla di Internet, destinata a sparire alla comparsa della successiva. Non è così. Secondo Andrew Sullivan, editorialista del Sunday Times e autore-proprietario dell’andrewsullivan.com, cioè di uno dei più importanti blog del mondo, è una "rivoluzione paragonabile all’avvento della televisione".
Esagerato? Pensateci un attimo. Prima della Blogger Revolution per pubblicare qualcosa bisognava trovare un quotidiano, una rivista o una casa editrice disponibile. Non solo, c’era da trovare un agente, affrontare il direttore, blandire l’editore e compagnia bella. Ora invece è sufficiente un computer e una linea del telefono. Si va su Internet, si clicca sul sito blogger.com, ci si iscrive gratuitamente, e dal minuto successivo è possibile pubblicare liberamente qualsiasi cosa si abbia in mente.
Il blog è uno strumento utilissimo. Luca Sofri, sul Foglio, ha già spiegato che "ha il vantaggio di consentire l’accesso immediato, tramite un clic, al testo originale di un articolo di giornale o di sito web, o pagina di qualsiasi genere. L’autore del weblog è insieme lettore ed editore. Lettore delle cose che vengono pubblicate in rete, che poi seleziona, raccoglie e commenta come editore del suo weblog. La mole sterminata di contenuti che circola su Internet (compresi gli articoli di carta stampata riprodotti in rete) viene così scelta da qualcuno che ne fornisce ai lettori una selezione, secondo criteri che possono essere tematici o di suo gusto personale".
Sui giornali americani si è letto un dibattito acceso e preoccupato, e non passa giorno senza che qualcuno sostenga la tesi che il giornalismo tradizionale rischia di essere travolto da questa nuova ondata di informazione accessibile, anarchica e libera. Sono molti, infatti, i giornalisti che hanno aperto il proprio sito, riuscendo in breve tempo a raggiungere un numero di lettori impensabile per le abituali cifre della carta stampata. Sullivan, per esempio, ha 20 mila lettori il giorno, molti dei quali si collegano più volte durante la giornata per leggere i continui aggiornamenti. La settimana scorsa Sullivan ha ricevuto la visita di 237 mila persone, mentre quando dirigeva il prestigioso The New Republic vendeva soltanto 90 mila copie.
I grandi giornali e i network televisivi, già presenti su Internet con la versione elettronica dell’edizione cartacea, cercano di intercettare il fenomeno, affidando alle loro firme migliori un weblog interno al proprio sito web. Così hanno fatto Time, Nbc, Guardian, Fortune, Msnbc, Usa Today, Wall Street Journal, Abc, National Review, Weekly Standard, American Prospect, e così via.

Il nostro amico Sullivan
Da ieri, dunque, anche Il Foglio, primo in Italia, ha un suo weblog dentro il sito www.ilfoglio.it. Si chiama Wittgenstein, come il filosofo, ed è tenuto da Luca Sofri. Il blog di Sofri è nato per avventura un anno fa, diciamo per segnalare a parenti e amici i suoi scritti e gli articoli altrui che trovava nella rete. Wittgenstein fa già 300 contatti il giorno, ma l’obiettivo segreto di ogni blogger è quello di ricevere la stessa attenzione quotidiana concessa ad Andrew Sullivan da un piccolo giornale d’opinione, quello che ogni santo giorno apre la riunione di redazione con la solita domanda del direttore: "Che cosa dice il blog del nostro amico Sullivan?".

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