Camillo di Christian RoccaMartin Amis: "I militanti islamici sono sessualmente insicuri"

C’è anche Martin Amis, adesso. Nel ristretto club di grandi scrittori prima accusati di offendere i musulmani, e poi minacciati dall’Islam militante, ora c’è anche il bravissimo romanziere e saggista inglese. Il primo fu Salman Rushdie, colpito nel 1981 da una fatwa dell’ayatollah Khomeini per la pubblicazione dei "Versetti satanici", poi toccò al premio Nobel V. S. Naipaul. Più recentemente, lo scrittore francese Michel Houellebecq e l’italiana Oriana Fallaci sono stati citati in tribunale da associazioni islamiche francesi per l’odio razziale che esprimerebbero i loro romanzi. Ora è il turno di Amis, cioè del più grande scrittore inglese della sua generazione, già nel pieno di polemiche ferocissime nella sinistra angloamericana per il suo ultimo saggio (non ancora tradotto in Italia), "Koba the Dread – Laughter and the 20 millions", dedicato all’ironia degli intellettuali contemporanei di fronte all’orrore staliniano. Ma se qui la critica riguarda un saggio già pubblicato, Amis ora è attaccato preventivamente. Per scatenare la polemica è stata sufficiente un’intervista al Times, con la quale Martin Amis ha annunciato il tema del suo nuovo romanzo. Un libro che parlerà dell’età della sicurezza o, meglio, dell’insicurezza in cui viviamo.
Amis ne ha scritte poche pagine, il romanzo non è pronto, ma si sa che è intriso del sentimento che ha colpito l’Occidente con gli attacchi islamici dell’11 settembre. Non c’è alcun riferimento diretto alle Torri, c’è però quella paura, quell’atmosfera, quel rumore di fondo. Amis, del resto, con un articolo pubblicato dal Guardian, aveva criticato la futilità della risposta data dagli scrittori allora chiamati a commentare gli eventi dell’11 settembre. Ci vorrà tempo, scrisse, prima che qualcuno riesca ad esprimere con la scrittura qualcosa di veramente importante.
Amis si sente pronto. "E’ un libro sulla mascolinità", ha detto in occasione di una lettura pubblica di un estratto del suo romanzo ancora in progress. Le associazioni islamiche si sono sentite particolarmente offese da una sua dichiarazione: "I militanti islamici sono affetti da insicurezza maschile. Sono insicuri sessualmente, e i loro atti sono una forma di violenza tipicamente maschile. E’ un’equazione che non funziona sempre, ma è indubbio che nell’Islam radicale ci sia un’enorme componente di sessualità maschile".
Amis ne è convintissimo, nell’ultimo anno e mezzo non ha fatto altro che leggere il Corano e dice di esserne diventato un esperto. Gli attentati alle Torri Gemelle, dice Amis, erano attacchi a tutti gli elementi della civilizzazione, compresa la satira: "L’Islam radicale non è noto per l’ironia né per il gusto della beffa". E infatti le reazioni delle varie anime della comunità islamica londinese sono state durissime. Lo sceicco Omar Bakri, capo di un gruppo estremista ed estimatore di Osama bin Laden, ha commentato le parole di Amis sui fondamentalisti islamici come "un attacco nascosto all’intero Islam".
Amis è rimasto disgustato dall’attacco terroristico di Bali: "Era il più facile degli obiettivi facili, non aveva nessun valore simbolico. Non è stata una grande prova di immaginazione da parte dei terroristi. E’ stato un gesto di crudo nichilismo, mi sembra che non ci sia più alcun criterio su chi possa essere un obiettivo o meno".

"Non sento più nessun freno"
Quelli del Times gli hanno chiesto se provasse paura per le conseguenze delle sue parole, se temesse l’eventualità di una condanna a morte come quella che subì Rushdie. "Non sento più nessun freno", ha risposto Amis, spiegando che Rushdie fu condannato a morte da uno Stato, l’Iran. Le critiche, comunque, sono più moderate di quelle subite dall’autore dei "Versetti satanici".
Anche quelle più dure, non sembrano prefigurare l’emissione di una fatwa. "E’ solo spazzatura", dicono i più sbrigativi. Oppure: "Amis e Rushdie possono dire tutto quello che vogliono, l’Islam andrà avanti lo stesso, mentre loro, queste persone, finiranno nel bidone della spazzatura". Cose così. C’è chi accusa esplicitamente Amis di essere un ignorante ("per un romanziere non è saggio occuparsi di cose religiose, lasci stare la materia agli specialisti"), altri gli dicono che tutti i gruppi fondamentalisti, anche quelli cristiani e quegli ebraici, sono anti femministi e privi di sense of humour. Ghada Karmi, una militante palestinese di Londra, dice che le frasi di Amis sulla sessualità sono un "completo nonsense", sono parole sensazionalistiche e da ignorante, servono soltanto ad avere i titoli dei giornali: "Non pensavo che uno come lui avesse bisogno di pubblicità".
Amis può contare almeno sul supporto di Mark Steyn, editorialista brillante e intellettuale conservatore. Sul settimanale inglese, The Spectator, ha invitato a non perdere tempo nel cercare le cause dei terroristi: "E’ la guerra degli islamofascisti contro l’intero Occidente: vogliono soltanto ucciderci".

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club