La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 9 ottobre, si apriva
con i "tagli alla Fiat". Ma l’articolo più interessante
era quello di Vittorio Zucconi (Zuc.). Le sue corrispondenze
da Washington sono snobisticamente cariche di pallettoni contro
George Bush e il codazzo di cowboy che il presidente texano si
è portato a Washington. Zuc. crede che la dottrina del
first strike e della guerra preventiva elaborata dalla Casa Bianca
sia un errore madornale, foriero di disastri immensi, e altrettanto
grave giudica il cattivo gusto del presidente nello scegliersi
le cravatte. Zuc. spera che Bush abbandoni l’idea di fare la
guerra all’Iraq, e lo ripete tutti i santi giorni nel suo caratteristico
linguaggio ricco di effetti speciali, quello stile fantasioso
per cui "dichiarare guerra a Saddam" diventa "scatenare
l’Apocalisse in Mesopotamia". Bene. Ieri però Zuc.
ha cambiato idea, e qui non c’entra il cambio di linea stabilito
da Rep., e codificato nell’editoriale-manifesto di Ezio Mauro
venerdì scorso. E’ un’altra cosa. Questa: "C’è
qualcuno, fuori dalla mia porta, che spara al cuore della mia
America, alle scuole dei miei bambini, ai supermarket dove facciamo
la spesa ogni giorno, alla città dove mia figlia si è
appena sposata, nella mia Washington che progetta guerre lontane
e si ritrova una guerra sul prato di casa". Il Saddam di
casa Zuc. "è un bracconiere di umani, questo che
ci spara addosso da una settimana". Contro il rais della
porta accanto, Zuc. invoca first, second, mille strike, altro
che buone maniere e risoluzioni Onu. Non vuole neanche sentire
parlare di "tromboni del potere che sfilano davanti alle
telecamere per dirci quelle frasi idiote e formulistiche tipo
‘stiamo facendo il possibile’ o ‘abbiamo aumentato a 100 mila
dollari la taglia’ eccetera". Per Zuc. sono solo "chiacchiere".
Urge scatenare l’Apocalisse contro il "terrorista"
che gli impedisce di fare serenamente "il pieno" alla
sua auto nonché portare "il cane a correre".
Quanto a due spaghetti al ristorante, Zuc. ha preferito cedere
alla fame piuttosto che alla paura: "Noi siamo usciti a
cena, ieri sera".
Dopo il posizionamento filo-americano (e quasi-fogliante) i vertici
di Rep. sorvegliano l’informazione su Bush. L’articolo di ieri,
infatti, è stato ben confezionato in redazione, a Roma,
da Francesco Malgaroli, invece che dai corrispondenti in America
sospetti di antiamericanismo. Malgaroli scrive correttamente,
e fin dalla prima riga, che Bush non considera la guerra inevitabile.
Per essere chiari, e per smentire quanto scritto su Rep. il giorno
prima, Malgaroli lo ripete anche nella riga successiva: "Quella
militare è l’ultima opzione". All’Onu, come per incanto,
americani ed europei non si prendono più a calci in faccia
ma "si va verso un accordo", c’è "una mediazione
francese per il sì a Bush" e addirittura le posizioni
di Parigi sono "parole molto vicine a quelle usate finora
dalla Casa Bianca". W la nuova Rep.
Gli sfottò anti Ulivo, invece, sono affidati a Umberto
Rosso: "L’Ulivo riparte dal principio di maggioranza, vuol
dire che d’ora in poi le decisioni si prendono". Geniale.
Di più: "Solo che, in pratica, non è detto
che in una delle prossime tappe critiche il centrosinistra non
si ripresenti in aula votando separatamente". In puro stile
Monty Phyton, Rosso aggiunge: "Viene introdotto infatti
il contrappeso al voto di maggioranza".
Va detto che Rep. sta diventando quasi perfetta: Sebastiano Messina
loda il direttore del Foglio e sfotte il conduttore di Otto e
mezzo; un grande Michele Serra riconosce che "noi di sinistra"
siamo "così ammodo che rischiamo di appisolarci,
appisolando per contagio la società intera"; a pagina
16 c’è una lettera aperta ai capi dell’Ulivo a firma di
Stefania Craxi; Marco Travaglio si è licenziato (ma a
Mauro va dato atto di non averlo mai fatto scrivere); sono scomparsi
i girotondi e gli editoriali di Maltese, Bocca e degli altri;
Bob Benigni è sbertucciato finanche da un lettore; per
spiegare il significato di "Grub Street" e "jack
in the box", Franco Cordero ci ha usato la cortesia di inserire
nel suo articolo ben due parentesi esplicative. (continua)
10 Ottobre 2002