La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 11 ottobre, era centrata
sulla legge Cirami approvata dalla Camera: "Passa la Cirami,
rissa nel Polo". Un articolo di Concita De Gregorio (Conc.)
racconta che cosa è successo. Be’, interpreta più
che raccontare. Tutti gli altri giornali hanno scritto correttamente
che "la rissa nel Polo" è nata dopo una battuta
di Ignazio La Russa contro la Dc, peraltro in risposta a un’accusa
di un deputato ulivista. A quel punto, tutti gli ex Dc si sono
infuriati ed è successo il finimondo. La legge Cirami
non c’entra. Conc. racconta un’altra storia: "L’hanno votata,
la legge Cirami. L’hanno votata quasi tutti nel Polo, ma alla
fine quelli che non sono stati eletti in questo Parlamento come
camerieri, come avvocati, come soci d’affari di Cesare Previti
e di Silvio Berlusconi se ne sono vergognati tanto da perdere
la testa. ‘Siete i soliti fascisti, e quello è un avvocaticchio’
ha detto De Mita a La Russa". Delle due l’una: o Conc. non
ha capito che cosa è successo, ipotesi da scartare, oppure
è più realista del re, e per seguire la nuova linea
anti Ulivo di Rep. s’è inventata che finanche il Polo
è meglio di questo Ulivo come opposizione al Cav.
In realtà tutta Rep. di ieri aveva questa impostazione.
L’Ulivo, ieri, non c’era. Rep. lo risuscita per segnalare che
Piero Fassino ha sbagliato a votare, facendo così bocciare
una proposta del centrosinistra che non è passata, appunto,
per un voto. Rep. lo ha scritto 3 volte, a pagina 1, a pagina
2 e a pagina 3. A proposito di numeri, Conc. ha un problemuccio
con la matematica, scrive infatti che "i 9 ministri e i
12 sottosegretari precettati potevano anche rimanere alle loro
occupazioni se non avessero dovuto compensare i venti franchi
tiratori – venti contro venti, esattamente – che rischiavano
di far vacillare la Cirami, e Previti". Ma 9 ministri più
12 sottosegretari, per quanto berluscones, fa ventuno, esattamente
ventuno.
Massimo Giannini, al suo settimo o ottavo uso consecutivo dell’espressione
"moral suasion", si lancia in un elogio della Democrazia
cristiana che avrà certo stupito i lettori di Rep.: "L’infortunio
di La Russa, che infanga in aula la memoria e la storia della
Democrazia cristiana"; "Gli ex democristiani sono professionisti";
"Vengono da una scuola antica". Tanto più che
la battuta di La Russa sui comportamenti poco "esemplari"
della Dc ai tempi della Prima repubblica, sembra poca cosa rispetto
a quanto è stato letto in migliaia di articoli pubblicati
da Rep. negli ultimi dieci anni. Si può già immaginare
il dramma del lettore di Rep., specie dopo aver letto l’invito
di pagina 2: "I girotondini in piazza, fiaccolata al Quirinale".
Si va sotto casa Ciampi contro la Cirami o a favore della Dc?
Chi lo dice a Paolo Flores D’Arcais che c’è da difendere
"la memoria e la storia" di una Dc dai comportamenti
"esemplari"?
I commentatori di Rep. continuano a non affrontare la crisi della
sinistra, con l’eccezione di Eugenio Scalfari (Fond.), il quale
bacchetta i dalemiani e i riformisti dei Ds, con l’accusa di
propagandare "slogan berlusconiani" sui temi economici
(ma presto il Fond. dovrà leggersi un saggio Mondadori
scritto dalle "teste d’uovo" dalemiane, riformiste
e prodiane, tutte insieme riunite per ribadire gli "slogan
berlusconiani" sulla riforma del lavoro e delle pensioni).
Infine gli Esteri, la gioia dei nostri occhi filo americani,
nonostante questa ossessione con le risoluzioni del Congresso
Usa. Vi ricordate, no? La settimana scorsa, Rep. titolò:
"Carta bianca a Bush". Quattro giorni dopo annunciò
che "il Congresso era pronto a dare carta bianca".
Il giorno successivo Vittorio Zucconi ha scritto che "Bush
non avrà mai la cambiale in bianco dal suo Parlamento".
Ieri "la Camera ha dato carta bianca" e "Bush
riceve un altro via libera". Un altro? Red. Corr. rinuncia.
(continua)
12 Ottobre 2002