La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 17 ottobre, si apriva
con la Fiat e l’Iraq ("Berlusconi cambia idea"). Paolo
Garimberti commenta l’incontro tra Putin e il Cav. e scrive che
"l’ipotesi interpretativa più plebea è che
Silvio Berlusconi muti camaleonticamente pelle a seconda di chi
ha davanti. Egli ama compiacere il suo interlocutore per essere
a sua volta riamato e sentirsi anch’egli un grande". Red.
Corr. è d’accordissimo e ringrazia Rep. per aver riportato
correttamente, in un altro articolo, il pensiero del nostro direttore
("Silvio vuole compiacere Putin"), lo stesso pensiero
definito da Garimberti come una "ipotesi interpretativa
più plebea". Red. Corr. si vendica subito, affermando
che l’attuale Venerdì diretto da Laura Gnocchi è
molto più bello del Venerdì che dirigeva Garimberti.
Un’altra cosa, il titolo "Usa sorpresi, il Foglio attacca"
va ribaltato: i "sorpresi" siamo noi, mentre quelli
che attaccano sono sempre e comunque gli americani.
L’altro ieri Rep. aveva titolato, in modo un po’ scomposto: "Bush
mette in riga Sharon". Secondo Rep. il presidente americano
aveva imposto a Israele di non rispondere in caso di attacco
iracheno. Non era vero. Ieri, infatti, Rep. titolava così
un articolo su Bush: "Israele potrà rispondere a
un attacco". Delle due l’una: o Bush è come il Cav.,
cioè uno che gli basta incontrare uno Sharon qualsiasi
per cambiare idea, oppure Rep., un giorno sì e un giorno
no, si lancia "in ipotesi interpretative plebee".
Attilio Bolzoni (Bol.) racconta la deposizione dell’ultimo pentito
di mafia, Antonino Giuffré, al modo di una "Cronaca
di un’aspirazione", e cioè che il Giuffrè
parli del Cav. Il ritratto del mafioso è epico: "Un
grande racconto di mafia. Fatto da un capo". Giuffrè
"esibisce subito tutta la sua scienza e conoscenza su Cosa
Nostra. A volte con una precisione che sconfina nella pedanteria".
Pedantuccio è anche Bol. quando insinua che il pentito
"a domanda risponde. Sempre. E pare che voglia offrire anche
più di quanto il pubblico ministero per ora chiede".
Per ora. Ma quando arriverà il momento sarà prontissimo,
perché "dotato di una memoria formidabile" e
"sfoggia la sua cultura mafiosa in lungo e largo".
L’articolo entra nel vivo quando descrive le riunioni della Cupola
mafiosa come una puntata di Porta a Porta: "Di cosa parlavano
gli uomini della Cupola nei loro summit? ‘Discorsi politici’,
dice Giuffré". Si accapigliavano su quei divanetti,
con un Totò Riina stragi-riformista che invitava a votare
socialista e radicale, e quel Bernardo Provenzano, del Correntone
di Cosa Nostra, che "non condivideva di imbarcarsi in questa
avventura socialista mista a quella radicale". Conclude,
speranzoso, Bol: "Fino a qui è sembrato come e (forse)
anche meglio di Buscetta. Vedremo però tra qualche mese
quali altri discorsi politici farà".
La crisi dell’Ulivo, anche ieri, non è stata commentata.
Rep. compie però una scelta coraggiosa, non dà
spazio ai girotondi e ai loro piccoli litigi tra amichetti. Claudio
Rinaldi, invece, insiste con la tesi che il Polo vuole andare
a elezioni anticipate. La prova è deboluccia: "An
e Lega hanno attaccato i centristi senza nulla rivendicare, neanche
implicitamente. Li hanno aggrediti a freddo, liquidandoli come
figli naturali dei vecchi ladroni della Dc. E’ stata una pura
e semplice provocazione". Sembrerà una "ipotesi
interpretativa plebea" ma Red. Corr. ricorda che il casino
è nato da una battuta "a caldo" di La Russa
contro Franceschini, democristiano dell’Ulivo.
Ieri, con tutta evidenza, Michele Serra non ha scritto niente,
mentre Concita De Gregorio (Conc.) ha chiuso docilmente la sua
inchiesta su Forza Italia, con un’unica cattiveria, apparentemente
riservata ai berluscones, in realtà indirizzata a Massimo
D’Alema: uno dei settori cardine del dellutrismo sarebbe "l’Opus
Dei", cioè la prelatura personale di Max. Infine,
primo successo della campagna di Vittorio Zucconi contro chi
gli impedisce di portare il cane ai giardinetti: "Da oggi
gli investigatori avranno a disposizione anche aerei caccia con
speciali sensori del Pentagono: la decisione di usare mezzi militari
nella caccia all’uomo dà la misura dell’emergenza che
si trova a fronteggiare Washington". L’Apocalisse è
vicina, e secondo una "ipotesi interpretativa plebea",
Zuc. potrà presto tornare a fare il pieno serenamente.(continua)
18 Ottobre 2002