Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 19 ottobre 2002

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 18 ottobre, (XVIII
Giorno della Nuova Era Riformista), si apriva con l’Iraq: "Il
compromesso di Bush". La questione è complicata e
va spiegata bene. Non è vero quello che scrive Rep. nel
titolo di pagina 2, e cioè che "Bush cede all’Onu".
E’ falso anche il sommario: "Gli Usa pronti ad accettare
la doppia risoluzione". E’ tutto inventato. La verità,
per citare solo qualche giornale, sta sulla prima pagina del
New York Times, del Corriere della Sera e di un piccolo quotidiano
italiano di opinione. Scrive correttamente il Corriere: "L’America
offre un compromesso per l’Onu". Un unico testo "che
attenua l’automatismo dell’attacco". Ma, scrive ancora il
Corriere, "Parigi insiste: ci vogliono due decisioni".
Al settore Esteri hanno fatto confusione, capita. Eppure nella
corrispondenza di Maurizio Ricci, sia pure in modo confuso, la
notizia c’era: "Gli americani, tuttavia, non avrebbero ancora
accettato la tesi francese di una seconda risoluzione".
L’informazione, in prima pagina, diventa: "Si tratta di
un’apertura alla doppia risoluzione".
Ma c’è di più. A pagina 2 Paolo Garimberti (Garimba)
scrive che "per l’uomo della strada i dibattiti sulla risoluzione
semplice o doppia sono astrusità diplomatiche di difficile
comprensione". Giusto, ma soltanto se l’uomo della strada
si limita alla "ipotesi interpretativa plebea" formulata
da Rep.
Il corsivo di Garimba è privo di senso logico. Sostiene
infatti che il Cav. è un pasticcione perché a Mosca
ha detto di essere favorevole alle due risoluzioni mentre a Roma
di supportare la linea di Bush. Noi siamo d’accordo ma, cari
amici di Rep., voi non potete. Siete voi che dite che Bush ha
cambiato idea. Siete voi che sostenete che Bush, come il Cav.,
ha accettato la doppia risoluzione. Conclude Garimberti: "L’unica
cosa certa è che nessuno più capisce quale sia
la linea dell’Italia sulla questione irachena". All’uomo
della strada non resta che sostituire la parola "Italia"
con la parola "Rep.", e finalmente capirà qualcosa.

Un bell’articolo di Marco Panara racconta il boom economico della
Cina che "supera l’Italia". Il reportage da Shanghai
non la butta in politica: "Non sarà il caso di strapparsi
le vesti visto che il demerito nostro, ovvero la scarsa crescita
dell’economia italiana degli ultimi dieci anni, ha solo accorciato
un poco i tempi di un sorpasso ineluttabile. Tra un paio d’anni
toccherà alla Francia, poi al Regno Unito".
Giuseppe D’Avanzo (Dav.) analizza "il caso" del nuovo
pentito di mafia, osannato giovedì da Attilio Bolzoni
con queste parole: "Fino a qui è sembrato come e
(forse) anche meglio di Buscetta". Non è Buscetta,
è anche meglio. L’articolo di Dav. spiega invece che "Nino
Giuffrè non è un nuovo Buscetta", e come se
fosse una canzone di Battisti-Mogol, il refrain viene ripetuto
qualche riga avanti: "Nino Giuffrè non è Buscetta".
Ok. Ma Dav. non poteva evitare questa figuraccia?, e magari alzare
il telefono e dire: caro Bolzoni "ti stai sbagliando, chi
hai visto non è, non è Buscetta"?
Sebastiano Messina, neo critico televisivo, ha acceso la tv e
visto Paola Cortellesi. Gli è piaciuta: "Non è
affatto presto, dunque, per dire che Paola Cortellesi sarà
ricordata come la vera novità di questa stagione televisiva".
Presto? A parte che tra due giorni è Natale, la bravissima
Cortellesi è stata la novità televisiva tre anni
fa, e ha già fatto in tempo a condurre (non benissimo)
uno show tutto suo l’anno scorso.
Gli articoli di Liana Milella sono sempre un rompicapo. Ieri
iniziava così: "Contraddicendosi e scontrandosi al
suo interno, la Casa delle Libertà concede una chance
alla necessità di correggere l’errore sulla sospensione
della custodia cautelare contenuto nella futura legge Cirami".
I sopravvissuti scopriranno più in là che lo scontro
è invece interno all’Ulivo, con Brutti (Ds) che "strapazza"
Crema (Sdi). Anche Alessandra Longo è deludente. Scrive
sempre di leghisti ed ex fascisti (come noi di Rep.). Occuparsi
d’altro le farebbe bene. Ieri ha voluto dare un segnale ai vertici
di Rep.: quella sua cronachetta su un raduno della destra post
missina sembrava infatti un girotondo, e l’incipit del ministro,
"qualcosa è successo qui a Contigliano", migliore
del "non perdiamoci di vista" di Moretti.
Infortuni a parte, Rep. è decisamente cambiata. Lo sciopero
generale è stroncato da Massimo Giannini, e diventa la
quarta notizia della prima pagina. Nessuno critica la gaffe planetaria
("Il Patto di stabilità è stupido ma utile")
di Romano Prodi. Bene, questa non è più una Rep.
delle banane. Tanto più che Antonio Tabucchi è
stato confinato nella pagina delle lettere, come uno qualunque.
Leggendo la sua improbabile prosa su Adriano Sofri e Gino Strada,
gli è andata benissimo. (continua)

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