La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 1 ottobre, era dedicata
ai "Tagli di Berlusconi" al "Lunedì di
paura nelle Borse europee" e allo "spettro recessione".
Anche le successive 8 pagine sono un puntino ansiogene e para-pulp,
vi si legge, infatti, di "panico", di "18 miliardi
bruciati", di "mercati allo stremo", di "guerra
e recessione che spaventano". Chiunque si addentri nella
lettura è costretto a lasciare ogni speranza perché
"all’orizzonte non c’è alcun segnale di miglioramento".
Tra le decine di box esplicativi con dati e cifre sulla Finanziaria
e altrettante interviste a esperti emerge un "retroscena"
di Barbara Jerkov, la giornalista di Rep. specializzata in resoconti
di vertici segreti della maggioranza. Il suo racconto della nottata
a Palazzo Chigi è molto divertente ma con meno particolari
di quello scritto da Francesco Verderami sul Corriere. Alcuni
episodi non coincidono, e non sapremo mai chi dei due si è
più avvicinato al vero. Poco male, perché la Jerkov
ha bruciato i concorrenti sulle tre torte ("una verde al
kiwi, una rossa alle fragole e una bianca di mele, al centro
66 candeline") offerte nel bel mezzo della notte per festeggiare
il compleanno del Cav.
In prima pagina c’è il richiamo di un forum che la redazione
Esteri ha tenuto con il Segretario generale della Nato, George
Robertson. Alla fine dell’intervista, Robertson fa un grandioso
elogio del Cav., ma i titolisti di Rep. se lo sono perso. Eccolo:
"Berlusconi era così impegnato nel sostenere la sua
idea di tenere il vertice Nato-Russia () Fu una grande idea:
ha funzionato davvero bene ed è stato un momento di storia,
Pratica di Mare entrerà nella storia". Anche a pagina
18 c’è un peana alle attività internazionali del
premier, ma Rep. non lo dà a vedere né nel titolo
né dentro l’articolo. La notizia è questa: è
stato trovato un accordo europeo sulla Corte penale internazionale.
I Quindici hanno deciso che i singoli paesi possono firmare intese
bilaterali con gli Stati Uniti, cioè esattamente quello
che voleva fare il Cav., nonostante le copiose accuse di "isolamento
europeo" lette su Rep.
Un altro regalo al Cav., Rep. lo fa a pagina 4, in un sommario
che dice: "La riduzione dell’Irpeg riguarderà 28
milioni di famiglie", cioè tutti gli italiani. Ovviamente
sono solo "28 milioni di individui", ma ora vallo a
spiegare al fedele lettore di Rep., che nel frattempo si sarà
iscritto a Forza Italia.
E’ tornata Concita de Gregorio (Conc.), e questa volta non si
occupa di girotondi ma proprio di Forza Italia. Conc. inizia
un’inchiesta dentro "il partito azienda". Il tono di
Conc. è spassionato, analitico: "E’ una storia, questa,
che se la ripercorri a ritroso, t’imbatti in Pippo Calò
e Flavio Carboni, la banda della Magliana, avvocati faccendieri
corruzione e malaffare in libera fioritura, libera e rigogliosa".
Conc. poi seziona le anime del partito e scopre che FI ha due
correnti, ma mica normali: "Il partito degli affari contro
il partito della politica".
A pagina 13 c’è la polemica sui due giudici costituzionali
(Vaccarella e Mezzanotte) con un passato da periti di Previti,
e adesso chiamati a decidere su un aspetto dell’inchiesta di
Milano. "C’è un grave pregiudizio per la Corte Costituzionale",
si legge. Verissimo, ma nessun giornalista di Rep. scrive per
quale misterioso motivo, in Parlamento, la sinistra abbia votato
proprio il professor Romano Vaccarella invece di Filippo Mancuso,
ora celebrato come eroe della resistenza a Previti.
La moda è sempre succosa, ieri i titoli erano sul "Trionfo
Armani", ma nell’articolo di trionfo non c’è traccia.
Michele Serra, infine. Ieri ha scritto una sua opinione sulla
"differenza antropologica tra destra e sinistra" in
risposta a un editoriale del Dir. di questo fogliuzzo e quindi
ci asteniamo dal recensire. Ma Serra ha scritto anche la sua
rubrica, "L’Amaca", su Previti. All’edito-moralista
di Rep. non va giù che l’avvocato-deputato abbia detto
in tribunale questa frase: "Non sono io che devo convincere
il giudice. Sono i giudici che devono convincere me". Serra
è indignato e si chiede "perché Previti sì
e noi no?". Il professor Franco Cordero ci scriverebbe un
trattato, cominciando sempre e comunque "ab ovo". Red.
Corr. senza ricorrere al latinorum segnala a Serra quella barbosa
questioncina dell’onere della prova.
"Ognuno, insiste Serra in democrazia ha diritto
al suo Previti day", e così elenca una serie di cose
molto cattive ispirate al Previti way of life: "Uscirò
di casa senza lavarmi, perché non sono io che non devo
puzzare, sono gli altri che devono smetterla di annusarmi"
e così via, fino a quegli "eventuali errori di ortografia
e sintassi" che "dipendono dai vostri ottusi pregiudizi,
mica dalla mia inappuntabile libertà di vivere e scrivere
come cavolo mi garba". Ah, ecco spiegato perché Concita
De Gregorio ha scritto "un’editoriale" con l’apostrofo.
Per resistere a Previti, mica per sbaglio.
(continua)
2 Ottobre 2002