La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 3 ottobre, si apriva
con la notizia della "carta bianca a Bush" concessa
dal Congresso americano. In realtà si tratta di un documento
che sostiene il presidente perché ottenga una nuova risoluzione
Onu e che autorizza l’uso della forza solo se dovessero fallire
i tentativi diplomatici. In ogni caso, Bush dovrà tornare
al Congresso prima di dare il via all’azione militare. Per il
corrispondente di Rep. sono solo "condizioni di facciata".
Stranamente Rep. non dedica nemmeno una riga alla proposta di
risoluzione che gli americani hanno presentato all’Onu. C’è,
invece, la notizia del discorso di Bill Clinton al congresso
del Labour inglese. Il titolo dice: "Scopriamo il bluff
di Saddam", ma leggendo l’articolo la frase più importante
sembra un’altra: "Quanto all’Iraq, anche qui ha ragione
Blair: ci vogliono le maniere forti".
Rep. si ricorda di essere un grande giornale, così almeno
per una volta mette da parte la propaganda politica per analizzare
spassionatamente la situazione interna allo schieramento di centrosinistra,
in difficoltà in questi giorni a causa del voto sull’invio
degli alpini in Afghanistan. L’editoriale di Massimo Giannini
parla di "harakiri", di settimana "penosa",
di "vocazione suicida" di "patrimonio dissipato"
di "Ulivo agonizzante" e che "non c’è più",
di "proposte barocche, comitati di saggi, cabine di regia
e presidium di autorità" (queste ultime, in verità,
baroccamente esaltate solo da Rep.). Il suo ragionamento è
impietoso anche se un po’ si contraddice quando scrive che "la
scossa benefica dei girotondi genera anche qualche corto circuito",
perché sfugge che cosa ci possa essere di "benefico"
in una "vocazione suicida". L’idea di Giannini è
quella di puntare su una coalizione "meno estesa ma più
coesa, dentro i confini del socialismo democratico (Ds-Sdi) e
del cattolicesimo moderato (la Margherita)". Anche gli articoli
di cronaca sono privi di toni partigiani, con riconoscimenti
per "la finezza politica" di Antonio Martino e una
punta di sfottò per i pacifisti di sinistra che hanno
preferito la partita di Francesco Totti al Vertice di Francesco
Rutelli.
Red. Corr. tiene molto a questa importante svolta di Rep. E’
un fatto positivo, perché un giornale d’opinione deve
saper criticare e creare dibattito, e non fare da cassa di risonanza
a questa o a quella fazione politica (Red. Corr. non crede che
dietro la svolta anti-ulivista ci sia lo scoop del Corriere che
riguarda il proprietario di Rep., Carlo De Benedetti, al quale
di fronte a cotanto sfascio "tanti chiedono di candidarsi").
Le pagine sulla giustizia, sono sempre le solite. Giuseppe D’Avanzo
(Dav.) scrive un editoriale complicatissimo a commento delle
dichiarazioni del Cav. su Tangentopoli. E’ impossibile riassumerlo,
ma per spirito di servizio Red. Corr. ci prova ugualmente. Dunque,
Dav. sostiene che 1) non vanno prese sul serio le parole del
Cav.; 2) vanno però presi sul serio i suoi impegni; 3)
alcune parole del Cav. sono "vere"; 4) altre sono "false";
5) continuando a non prendere sul serio le sue parole "vere",
vanno "prese sul serio quelle che appaiono false";
6) questo vuol dire che quando il Cav. dice una cosa per lui
"finta" in realtà dice una cosa per Dav. assolutamente
"vera"; 7) solo se il Cav. facesse diventare "vere"
le sue parole "false", Dav. lo prenderà sul
serio e finalmente si consegnerà agli uomini del servizio
sanitario.
Una notizia di cronaca giudiziaria scatena il peggio di Rep.
Il figlio di Leo Valiani è stato arrestato con l’accusa
di gestire una rete di prostitute russe. Massimo Dell’Omo scrive
che "Valiani era un docente esemplare, solo casa e ufficio".
Poi la svolta, "negli scintillanti anni 80", quando
"cominciò a frequentare il giro di De Michelis, le
cene, i locali, le ragazze che abbondavano".
Eccezionale la pagina delle lettere. Lucia Marincovic scrive
che Gino Strada sembra "voglia dare più importanza
alla politica che non alla meritoria attività di chirurgo.
Di politici ne abbiamo tanti, di medici di guerra pochissimi",
mentre Ida Di Benedetto annuncia che querelerà chiunque
diffonderà "l’ignobile aggressione" subita da
Vittorio Sgarbi (e che Red. Corr. non ripete). Rep., però,
diffonde ignobilmente, a pagina 46, altri particolari con un’intervista
a Sgarbi medesimo. Una lettera a Corrado Augias pone il problema
del conteggio dei partecipanti alle manifestazioni politiche,
e suggerisce "un metodo semplice" per evitare il solito
balletto delle cifre: "Il metodo degli spermatozoi"
(Sgarbi, qui, non c’entra). Augias risponde di essersi "informato
presso fonti competenti alla Questura di Roma" e ha saputo
che "la polizia calcola un addensamento di 4 persone per
metro quadrato". Quanti erano, dunque, ai girotondi del
14 settembre? Il vigile Paolo Flores D’Arcais chiude la questione
nelle pagine culturali: "Un mare di persone ha riempito
la città che andava da via Merulana (angolo via Labicana)
a piazza Santa Croce in Gerusalemme, da via Emanuele Filiberto
(angolo viale Manzoni) a piazzale Appio e inizio Appia nuova,
da via Tasso a tante altre vie laterali". (continua)
4 Ottobre 2002