Prendete una stravagante ragazza californiana, figlia di una boss liberal del Congresso, e lasciatela libera di vestirsi come le piace, un po’ rock and roll, con le minigonne e le camicie viola, anche la montatura degli occhiali è viola, gli stivali no, sono neri. Fatela parlare come sa, a voce alta e spesso a sproposito, di fondamentali minuzie, cioè di vestiti, di cibo, di fidanzati eccetera. Questa stessa ragazza che di nome fa Alexandra e di cognome Pelosi, ed è figlia della neo-capogruppo democratica Nancy e nipote di un esimio senatore e leggendario sindaco di Baltimora mandatela al seguito del governatore del Texas, George W. Bush, aspirante presidente degli Stati Uniti. Siamo nel 1999. Dite alla ragazza di prendere appunti, di essere meticolosa, di partecipare ai comizi del wannabe president, e di scaldare il posto al Grande Inviato, ché quando il gioco si farà duro arriverà lui a raccontare agli americani chi è davvero il signor Bush jr.
Per una ragazza 29enne, cresciuta con la politica e più a suo agio con i volantini che con le Barbie, per Alexandra Pelosi insomma, seguire la campagna elettorale di un candidato alla presidenza era il sogno più grande che potesse esserci. Certo il candidato Bush non era la sua tazza di tè. Avrebbe preferito seguire Bill Bradley, il più liberal tra i candidati Democratici.
Non si aspettava che la vita del reporter al seguito del candidato fosse così noiosa, e faticosa. Non credeva che i colleghi potessero prendersi fino a quel punto gioco di lei, e solo perché era una novellina, soltanto una misera producer della Nbc. Una "rompiballe" per Frank Bruni del Times. Aveva qualcosa in comune con il Candidato. Anche del giovane Bush la cricca dei giornalisti saputelli rideva; anche lui era considerato un figlio di papà, privo di gravitas e poco intelligente: "Sfottete, sfottete diceva tanto alla fine sarò il vostro presidente". I due si piacquero subito, erano i due outsider più insider dell’universo.
Ad Alexandra venne l’idea di filmare con un videocamera digitale il dietro le quinte della campagna elettorale, gli after hours del candidato, George W. Bush con la cravatta slacciata, con la sua birra analcolica, al naturale, unplugged. Alla Nbc non ne vollero sapere, ma Alexandra fece di testa sua. In aereo, in autobus, ovunque ci fosse George Bush, c’era anche lei con la sua Sony TRV 900. I viaggi con George, "Journeys with George" è il titolo del film che ne ha tratto, sono durati diciotto mesi. "Bush è molto più intelligente di quanto la gente pensi dice ora che il suo film di 75 minuti è stato comprato e trasmesso dalla Hbo Anzi mi piace molto come persona, nonostante la sua politica mi faccia diventare matta". La liberal di San Francisco e il compassionate conservative texano, non c’è niente di più distante in America. Eppure i due giocavano a piacersi, nessuno dei due sottostimava l’altro. Bush si divertiva con questa ragazza sfrontata, faceva lo scemo, rideva delle sue stesse gaffe, era un po’ clintoniano. Insieme sembravano Spencer Tracy e Katharine Hepburn. Il film di Alexandra ritrae il futuro presidente mentre gioca a bocce con le arance nel corridoio dell’autobus; Bush che dice ad Alexandra di non fidarsi dei colleghi; che la sfotte perché ha capito che Alexandra si è presa una cotta per un giornalista di Newsweek. Alexandra gli fa domande folli: "Se tu fossi un albero che albero saresti?". "Non potrò mai essere un albero, io sono Bush", che in inglese vuol dire "cespuglio". Oppure: "Vuoi essere il leader del mondo e stai lì a mangiare pane e salame?". Cose così. Quando fa domande insidiose, sulla pena di morte, lui decide di non parlarle più per giorni. "Convincimi a votare per te", gli dice lei. "Se lo farai ti darò un bacio sulla guancia", risponde tenero Bush. Ovvio che siano nate leggende su una loro relazione, e gli indizi sono in quelle risate, in quegli abbracci filmati da Alexandra. Pare che a un certo punto Bush le abbia anche baciato i piedi, quando cadendo dalla scaletta dell’aereo lei si slogò una caviglia. Balle.
Di vero c’è che Bush al naturale risulta un tipo sveglio, molto più affascinante di quanto appaia nelle occasioni formali. Alexandra temeva che con l’11 settembre e tutto il resto la Casa Bianca le facesse pressioni per bloccare il film. Invece non si è presentato nessuno. Ora i grandi network le fanno la corte per il 2004. Ma lei dice: "Il mio quarto d’ora di fama è finito, tornate a occuparvi di mia madre".
Christian Rocca
27 Novembre 2002