La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 14 novembre, XLIV
Giorno della Nuova Era Riformista, si apriva con la risposta
di Saddam agli ispettori Onu. Vittorio-Gatto-Copione-Zucconi
(Zuccopycat) commenta la notizia con un articolo evidentemente
scritto da una scrivania del Pentagono: "Saddam non riuscirà
a sfuggire, perché la chiave è in mano a un uomo
soltanto, a Bush". E se Saddam dice di non aver mai avuto
armi di distruzione di massa, Zuccopycat risponde che "questa
non è soltanto una menzogna smentita dall’uso ripetuto
di gas nervino contro l’Iran. E’ addirittura già una violazione
dell’ordine dell’Onu, una menzogna, fa sapere la Casa Bianca".
Zuccopycat, in linea con la Nuova Era di Rep., vorrebbe subito
menar le mani anche perché, testuale, "bombe spaventose
possono essere prodotte a partire da fertilizzanti agricoli o
da liquidi per detersivi e la differenza non è mai fatta
dalle molecole o dalle cellule, è fatta da chi le maneggia
per concimare un campo o per far saltare in aria un palazzo".
W Zuccopycat.
Poi c’è Bin Laden, "lo zombie saudita" nella
prosa di Gatto Copione. Lo sceicco ieri ha movimentato le pagine
di Rep. Magdi Allam ha scritto che Bin Laden è vivissimo,
che è ingrassato, e che ci dobbiamo preoccupare un casino.
Carlo Bonini, come al solito, ha intervistato una fonte segretissima
dei servizi segreti che gli ha mostrato in esclusiva un riservatissimo
documento "custodito gelosamente" nei cassetti del
Sismi dove si spiega perché l’Italia è "un
bersaglio" di Osama. Il documento, scrive lo stesso Bonini,
è un articolo di Magdi Allam pubblicato da Rep. qualche
mese fa, e il segugio di Rep. forse poteva richiederlo in archivio
invece che giocare a 007.
Michele Stream Serra ha recensito Rep. del giorno precedente.
Quel titolo, "Bin Laden minaccia l’Italia", a Michele
Stream non è piaciuto, perché non tiene conto delle
complessità del mondo e delle civiltà.
Anche ieri Rep. ha deciso di non pubblicare articoli di Marco
Travaglio, mentre Sebastiano Messina ha scritto un ritratto del
Cav. ministro degli Esteri, non privo di elogi e autocritiche:
"Mentre noi sorridevamo, quelli si scioglievano, cominciavano
a dargli del tu, a rispondere alle sue telefonate, insomma a
considerarlo uno di loro".
Come già previsto nella recensione di Rep. di giovedì,
ieri a Rep. è arrivata la smentita di Marco Pannella ad
Antonello Caporale (Cap.). Redazionalmente Corretto aveva capito
due cose: 1) le risposte contenute in una riga non potevano certo
essere di Pannella; 2) Cap. è fatto così, gli piace
sempre interpretare le risposte dei suoi intervistati. Puntuale
è arrivata la lettera di Pannella, il quale ringrazia
Cap. per lo spazio concessogli, ma non sa da che parte cominciare
a rettificare "le molte inesattezze", per cui sceglie
di smentire globalmente e a futura memoria: "Non avendo
io affatto rivisto quanto tra virgolette mi viene attribuito
nella ‘intervista’, molte sono le inesattezze che mi potrebbero
in futuro essere direttamente addebitate".
Recensire Rep. ormai è una affaire internazionale, specie
dopo che Rep. si è fatta riconoscere all’estero pubblicando
il nome del maggiordomo di Casa Windsor sospettato di aver violentato
un valletto di Corte. I giornali inglesi il nome non lo hanno
mai fatto per rispettare la legge sulla privacy. Così,
mercoledì, il Guardian ha recensito Rep., pubblicando
un dialogo, in un italiano maccheronico, tra un certo Giovanni
e una certa Francesca. La ragazza dice a Giovanni che Rep. ha
fatto quel nome. Giovanni è incredulo: "La Repubblica?
E’ normalmente un giornale molto serio". Sì, risponde
Francesca: "Ma lo scandalo fa vendere i giornali".
Sublime. (continua)
15 Novembre 2002