Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 29 novembre 2002

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 28 novembre, LVIII
Giorno della Nuova Era Riformista, si apriva con l’alluvione
e il "dramma per diecimila sfollati". Il titolo principale,
però, è sulla "Rai nel caos" e sullo
"scontro Casini-Pera" ben raccontato da Goffredo De
Marchis a pagina 5. Ma è la devolution a eccitare gli
animi di Rep. Al Senato è intervenuto Umberto Bossi, e
il suo discorso ha scatenato due prime firme di Rep.: Concita
De Gregorio (Conc.) e Curzio Maltese (Kurzioglia). Il titolo
dell’articolo di Conc. dà la linea: "Il Risorgimento
secondo Umberto: L’Italia la fecero i bergamaschi. Citazioni
e gaffe del leader leghista". Conc. scrive di "frizzi
e lazzi a sinistra", di senatori che fanno "capannelli
al bar" e che sfottono così: "E i Mille, erano
tutti bergamaschi e bresciani anche i Mille? Come no, parecchi
anche di Cuneo". Battute, risate. I giornalisti sono generalisti,
si sa. Non sono tenuti a sapere tutto, non è il loro mestiere.
Il loro mestiere è quello di informarsi prima e raccontare
poi ai lettori. Conc. però ieri non si è informata,
e i lettori sono rimasti fregati. Redazionalmente Corretto (Red.
Corr.) le dà un aiutino, qualora le dovesse ricapitare
di affrontare la tratta Quarto-Marsala. Dunque: i Mille in realtà
erano 1090, e secondo l’elenco ufficiale redatto nel 1864 dal
Ministero della Guerra, i lombardi erano la maggioranza: 464,
più di 160 i bergamaschi, oltre 60 i bresciani; i veneti
erano 194, i liguri 156, i toscani 78, i siciliani 71, gli stranieri
35 (inglesi, turchi, tedeschi e molti ungheresi), soltanto una
decina i piemontesi. Il corpo di volontari, in un primo momento,
prese addirittura il nome di "Cacciatori delle Alpi",
che forse oggi è il titolo di un settimanale leghista.
I due piroscafi, ma questo dovrebbe saperlo finanche Conc., si
chiamavano "il Piemonte" e "il Lombardo".
La gaffe (questa sì) di Rep. è gigantesca, speriamo
ponga rimedio domenica Eugenio Scalfari. Anche a pagina 8 sono
ripetute castronerie simili a quelle di Conc. Un sommario attribuisce
a Willer Bordon questa frase: "Dovremmo stampare le parole
del Senatur e spedirle alle famiglie, sarebbe un’ottima contropropaganda"
(Detto, fatto. A pagina tre del Foglio di oggi lo trovate). Poi
c’è il commento di Kurzioglia Maltese. Anche lui si indigna
per le parole di Bossi sui "Mille ch’erano in maggioranza
bresciani e bergamaschi". Ma il suo ragionamento è
più ampio. Sostiene che Bossi sia il dominus della coalizione
di governo, mentre tutte le altre destre populiste europee sono
state ridimensionate. Bene, finalmente una cosa chiara. Un paio
di giorni fa, Paolo Rumiz (Rum.) aveva scritto esattamente il
contrario, e cioè che Bossi, come Haider, non conta più
niente. Kurzioglia scrive addirittura che il Cav. "con tutte
le sue televisioni" non può farci nulla. Strano,
però: le televisioni riescono a fregare gli italiani,
ma non i leghisti. Che cos’è? una forma avanzata di secessione?

Non capitava da molto tempo, ma ieri è successo. Il titolo
dell’intervista a Schroeder è falso. Il cancelliere tedesco
non ha mai detto: "Sull’Iraq scegliamo il dialogo".

Giorgio Bocca ha scritto contro Antonio Socci e "la cappa
del potere sugli schermi tv". Il livoroso commento è
confinato a pagina 16 probabilmente perché è la
versione ruvida di un vecchio editoriale del direttore. Il tema
è quello del "s’avanza a destra uno strano cristiano",
con delicatezza enunciato da Mauro qualche giorno fa. Scrive
Bocca: "La televisione che è il principale strumento
del nuovo potere è una gigantesca zuppa di banalità
e un gigantesco bordello virtuale da guardoni, che ripete sino
alla noia le sue offerte visive di carne giovane, le mimiche
millenarie della seduzione e del coito, le belle ragazze che
interrompono i quiz per fare la mossa, una danza del ventre ad
uso dei cafoni". Ma non è proprio per questo che
Socci ci fa due marroni così con la Madonna di Medjugorie?

(continua)

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