La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, lunedì 4 novembre,
XXXV Giorno della Nuova Era Riformista, si apriva con il racconto
di Giuseppe D’Avanzo (Dav.) sui funerali di San Giuliano di Puglia.
L’articolo di Dav. è molto bello, misurato, toccante.
Anche domenica Dav. aveva scritto un ottimo articolo, addirittura
iper garantista nei confronti dell’impresa edile che ha costruito
il piano in cemento armato che poi è crollato sui poveri
bambini. Bravo Dav., però c’è un piccolo giallo
sulle sue corrispondenze dalle zone terremotate. Dav. ha scritto
il primo articolo sul numero di sabato, cioè due giorni
dopo la tragedia. Come mai? Si è mosso tardi? Era in vacanza?
No, è successo questo: giunta in redazione la notizia
del terremoto in Molise, i vertici di Rep. hanno pensato di inviare
in quei luoghi una primafirma. Scartato Marco Travaglio e non
preso in considerazione Curzio Maltese, i vertici di Rep. hanno
individuato l’uomo: Dav. Bene. Dav. era d’accordo ma temeva che
le strade potessero essere bloccate. Rep. non poteva certo fermarsi,
così Dav. ha convinto i Vertici ad affittare un elicottero,
neanche fosse Christiane Amanpour, la portentosa inviata di guerra
della Cnn. Dav., anzi Davanpour, si è recato all’aeroporto
dell’Urbe, e da lì è volato verso il Molise. Una
volta sopra la zona terremotata l’elicottero ha chiesto l’autorizzazione
ad atterrare, ma giù glielo hanno impedito. Non se ne
parla nemmeno, hanno risposto quelli della Protezione civile,
qui atterranno soltanto i mezzi di soccorso. A nulla è
valso qualificarsi, sono Davanpour, Giuseppe Davanpour, inviato
speciale di Rep. Quelli, laggiù, sono rimasti irremovibili:
lei è un giornalista? Venga in macchina, via terra, come
tutti gli altri. L’elicottero con Davanpour è tornato
a Roma, sempre all’aeroporto dell’Urbe, mentre centinaia di giornalisti
di tutto il mondo, compresi 5 inviati di Rep., dettavano già
i primi articoli dai luoghi della tragedia. Davanpour, tornato
Dav., ha raggiunto il Molise il giorno dopo, in macchina.
Nel weekend, dopo un paio di giorni di sospensione, è
tornata Casa Cirami, la sit-com di Liana Milella sui commi segreti
della legge Cirami. Le prime parole dopo la pausa forzata, vanno
subito al sodo. Sono un articolo e un sostantivo, senza fronzoli:
"La Cirami?". E cos’altro se no?
Milella annuncia nuove battaglie, visto che la legge Cirami sarà
presto approvata: una soap sulla separazione delle carriere,
il prossimo e annunciato colpo del Cav. Scrive infatti Milella,
abilissima come sempre nel confondere le acque di cristallina
limpidezza: "Di carriere il premier ha parlato spesso, magari
facendo un po’ di confusione tra carriere (quelle di pubblico
ministero, autorità inquirente, e quella di giudice, la
giudicante) e funzioni (il pm e il giudice distinti sì,
ma uniti in un’unica giurisdizione). Ma stavolta la separazione
diventa netta". Mistero, ma sul plot ci si può lavorare.
Domenica, puntuali come la comunione, altri due articoli. Milella
insiste: "Berlusconi ha rimesso sul tavolo lo spauracchio
della separazione delle carriere dei giudici dai pubblici ministeri,
ed è già bufera tra le toghe. Alzano gli scudi
tutte le correnti". Fin qui solo giornalese, poi il tipico
intorcigliato ragionamento milelliano che spiega, diciamo così,
come il Cav. voglia sempre farsi leggi ad personam che però
o non si possono fare o non gli servono a niente: "Fatti
i conti una vera separazione è impossibile perché
richiederebbe una modifica della Costituzione e una maggioranza
di due terzi in Parlamento"; "Perché da sempre
il nodo delle carriere, e quindi l’unità della giurisdizione,
hanno rappresentato un tema caro ai magistrati d’ogni estrazione.
La separazione delle carriere è sinonimo di un pm sottoposto
all’Esecutivo, sganciato dalla giurisdizione, e quindi vissuto
come uno sbirro".
Sulla separazione della carriera di Marco Travaglio da Rep. nessuna
novità: Travaglio, direbbe la Milella, è sempre
sottoposto all’Esecutivo di Rep. nonostante sia stato sganciato
dalla giurisdizione, ma pur avendo una certa predilezione per
gli sbirri anche ieri Travaglio non ha scritto una riga. Al contrario
di Giuseppe Turani, ieri autore di 6 articoli, 5 in più
(e in un solo giorno) di quelli scritti da Travaglio per l’edizione
nazionale di Rep. negli ultimi 2 mesi e mezzo.
Infine Umberto Galimberti: "Resta da ultimo il cybersesso,
vera e propria dipendenza da sesso virtuale, dove la masturbazione
individuale si arricchisce di una rappresentazione condivisa".
Fuor di metafora, sembra stia parlando di Rep. (continua)
5 Novembre 2002