La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 11 dicembre, LXXI
Giorno della Nuova Era Riformista, si apriva con questo titolo:
"Fiat, le banche si ribellano". La linea di Rep., esplicitata
martedì, è quella di criticare l’operazione gestita
da Mediobanca, difendere il consiglio di amministrazione Fiat
dimezzato, difendere la libertà di stampa, bastonare il
Cav. L’editoriale è di Eugenio Scalfari: "La parola
fine sull’automobile italiana". Il Fond. fa il punto sulla
situazione, ma il titolo è, a scelta, frettoloso o datato.
Non sembri una contraddizione. Se si pensa, come crede Scalfari,
che la manovra di Mediobanca comporti lo smantellamento di Fiat
Auto, il titolo è "frettoloso" perché
non considera che rimarrebbero italiane, come scrive anche Rep,
sia l’Alfa Romeo sia la Ferrari. Se invece si crede, come pensa
Rep., che Paolo Fresco e le banche creditrici possano affrontare
meglio la crisi Fiat rispetto al progetto di Mediobanca, allora
il titolo è "datato" perché come si sa
Fresco avrebbe venduto l’auto.
Scende in campo anche Ezio Mauro con un’intervista a Paolo Fresco,
il resistente del Lingotto. C’è da fare una parentesi.
Sfogliando Rep. a un certo punto ci si imbatte negli articoli
sulla Rai. Sembra incredibile ma sono assolutamente interscambiabili
con i servizi sulla Fiat. L’argomento è lo stesso: consigli
di amministrazione dimezzati, libertà di stampa in pericolo,
e quel gran mascalzone del Cav. Basta cambiare i nomi, ed è
fatta. Solo una differenza. Per la Fiat, Rep. scomoda il direttore
per difendere il presidente del cda dimezzato; per la Rai, basta
un cronista qualsiasi per sbertucciare il presidente del cda
dimezzato.
Rep. come un sol uomo combatte al fianco di Fresco. Ma dentro
il giornale c’è una quinta colonna del nemico: Hugo Dixon,
il più prestigioso analista economico d’Europa, ex capo
della Lex Column del Financial Times, e ora titolare di un’agenzia,
Breaking views, che vende le sue analisi sia a Rep. sia al Wall
Street Journal (WSJ).
E che cosa dice Hugo Dixon? Dice che Enrico Bondi "può
essere l’uomo ideale" e nega la tesi cara a Rep. secondo
cui Mediobanca farà uno "spezzatino" della Fiat:
"Vista la sua storia è molto probabile che preferisca
mantenere il controllo di Fiat su tutto l’impero". Dice
anche che "Paolo Fresco ha continuato a fare un lavoro per
il quale era poco preparato". E poi: "L’allegro Fresco
ha ipotecato il futuro della Fiat acquistando dalla New Holland,
in contanti ma nel momento sbagliato, il gruppo Case e ha ricomprato
le quote di minoranza di alcune controllate Fiat. Quindi Fiat
Auto ha investito nello sviluppo dei nuovi modelli meno di quanto
avrebbe dovuto e oggi deve dire grazie a Fresco del crollo delle
vendite oltre che di una unica opera buona: l’accordo che introduce
l’opzione di cessione del gruppo a General Motors". Qual
è l’analisi giusta? Quella dell’autorevole Dixon o quella
dei liberali&giusti di Rep.?
Ma c’è molto di più. L’articolo di Dixon pubblicato
dal Wall Street Journal è profondamente diverso da quello
letto su Rep. Intanto quell’unica frase favorevole a Fresco ("l’opera
buona") sul WSJ non c’è.
Ci sono invece altri giudizi negativi su Fresco, effettivamente
molto negativi, che mancano su Rep. Dixon, nella versione WSJ,
in sostanza dice che Fresco è un ex manager della General
Electric che si aspettava dalla Fiat "una sinecura"
più che una gestione diretta dell’azienda.
Poi entra in gioco il Cav. Nella versione di Rep., Dixon scrive
che "Berlusconi non ha perso l’occasione di aumentare il
suo potere personale". Nella versione del WSJ, Dixon aggiunge:
"e di evitare uno scenario da incubo nel quale il principale
datore di lavoro nazionale fallisce". Diverso, no?
Ci sono anche curiosi errori di traduzione. Cose che capitano.
Ma visti i taglia e cuci precedenti, chi può giurare che
siano davvero errori di traduzione? Per esempio: 1) Nella versione
Rep., Dixon dice che il Cav "ha subito presentato il conto
ordinando a Piazzetta Cuccia di mantenere il gruppo Fiat in vita".
Mentre nella versione WSJ, il medesimo Dixon dice il contrario:
"Berlusconi ha sollecitato gli Agnelli ad affidarsi a Mediobanca
per mantenere la Fiat in vita". 2) Nella versione Rep.,
Dixon scrive: "Nonostante la lentezza, la famiglia di Villar
Perosa dimostra di avere in mano l’agenda". Nella versione
WSJ, Dixon dice il contrario: "A forza di rinviare, gli
Agnelli hanno perso il controllo dell’agenda Fiat".
Non è la sola scorrettezza di ieri. In prima pagina Rep.
scrive che gli americani sono "pronti a usare il nucleare
contro Saddam". Non è vero. Va dato a Rep. il merito
di essersi accorta del nuovo documento, ma ne ha stravolto il
senso. Intanto il documento si intitola così: "La
strategia per combattere le armi di distruzione di massa".
E poi non parla di Iraq. Dice una cosa diversa: "Gli Usa
continueranno a riservarsi il diritto di rispondere con forza
preponderante non escludendo nessuna opzione in caso
di uso di armi chimiche e biologiche contro gli Stati Uniti,
le sue forze all’estero, i suoi amici e i suoi alleati".
Qui ci vuole un traduttore, sennò il Settimo Cav.(alleggeri)
non arriva più. (continua)
12 Dicembre 2002