Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 14 dicembre 2002

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 13 dicembre, LXXIII
Giorno della Nuova Era Riformista ma da ieri I Giorno della Nuova
Era non solo Riformista ma anche Automobilista, Libera&Giusta
(NERAL&G), si apriva con l’annuncio della vittoria: "Fiat,
stop a Mediobanca". "Bufera su Berlusconi", c’è
scritto nel sommario. Apparentemente non c’entra niente, ma è
la firma del trionfo di Rep. e del suo editore.
Un successo di proporzioni tali che a Redazionalmente Corretto
(Red. Corr.) cominciano un po’ a tremare le gambe. Rep. oggi
è il giornale più importante d’Italia. Spieghiamo
perché. C’è la crisi Fiat, questo si sa. Poi a
un certo punto spunta un progetto di Umberto Agnelli e di Mediobanca
per affrontarla. Pare fatta, anche perché il governo non
è ostile. Rep. viene a sapere della manovra, e organizza
una formidabile campagna giornalistica che fin dal primo giorno
riesce a far vacillare la nuova cordata.
Rep. sapeva bene che se il ribaltone al vertice Fiat fosse andato
in porto, nessuno avrebbe più fermato il Cav., che si
sarebbe pappato "i grandi giornali del nord". Per cui
bisognava bloccare l’operazione in nome della libertà
& giustezza dell’informazione. E così ha fatto.
Fin dal primo giorno Rep. ha avuto i migliori articoli sul tentativo
di ribaltone (anche perché Corriere e Stampa per motivi
societari erano in imbarazzo). I retroscena, i dialoghi, le parole
dette e non dette della grande tragedia in corso a Torino erano
solo su Rep. I divani sdruciti di casa Agnelli, le cene mai consumate
e le lacrime delle donne erano solo negli articoli di Enrico
Romagna-Manoja, giornalista con straordinarie entrature nel management
Fiat.
Poi è sceso in campo il direttore, seguito dal fondatore,
quindi è arrivata un’intervista al presidente Paolo Fresco.
I vertici di Rep. hanno giocato le carte a loro disposizione
e hanno avuto ragione. Bravissimi.
Certo, scorrettezze giornalistiche ce ne sono state. Rep. non
ha avvertito i lettori che anche il gruppo De Benedetti stava
giocando una sua partita; e ha tagliato & cucito gli articoli
fuori linea che gli inviava Hugo Dixon. Ma ieri, tutto sommato,
cioè nel giorno della vittoria, Rep. è stata sobria.
E’ lo stile della NERAL&G, bellezza.
C’era solo un reportage di Federico Rampini con un titolo un
po’ strambo: "E per l’operaio Cipputi avanza un grigio futuro
da americani". (Americani? Magari!).
Non c’era, invece, la solita colonna di Hugo Dixon. O meglio,
c’era. Ma non parlava di Fiat. Eppure, guardando il solito Wall
Street Journal, altro giornale al quale Dixon invia le sue analisi,
un articoletto sulla Fiat c’era e diceva cose molto interessanti.
Diceva che il piano delle banche contro Mediobanca non sarà
privo di costi: "Sarà terribilmente facile dipingere
le banche come gli autori della distruzione della Fiat e della
perdita dei posti di lavoro". Dixon, d’accordo, è
stato tagliato, ma neanche Marco Travaglio ha trovato spazio.
C’era il caso Contrada, c’era il pentito Giuffrè, eppure
gli hanno preferito un’interessantissima pagina su "Farfalle
maestre di volo". Anche Curzio Maltese ieri non ha scritto
su Rep., ed è passato sul Venerdì (peccato, è
un così bel giornale) per intervistare Aldo, Giovanni
e Giacomo. Ma nel giorno del trionfo non gli si può far
notare che ha sbagliato il nome (pardon, il cognome ché
il nome non lo mette mai) di Chazz Palminteri. Ok, c’era anche
un articolo iettatorio di Piero Ottone (Brass). Ma qualcuno,
nel giorno della vittoria, doveva pur soffiare dentro la tromba.
(continua)

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