Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 19 dicembre 2002

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 18 dicembre, VI Giorno
della Nuova Era Riformista, Automobilista, Libera & Giusta,
si apriva con "Martino: sì alle basi per la guerra
all’Iraq". Redazionalmente Corretto (Red. Corr.) comincia
la recensione dal sito Internet di Rep. Alle 16.50 di ieri sulla
home page di Rep.it c’era questa notizia: la campagna dell’associazione
padronale Libertà & Giustizia contro il controllo
governativo sui libri di testo ha raggiunto "diecimila firme".
Come è noto il governo ha definito "irricevibile"
la proposta, ma agli amici di Liberté, égalité,
jet privé non importa e continuano a combattere solitari
come un Antonio Baldassarre qualsiasi. Succede, però,
che cliccando sulle "diecimila firme" si apre un pagina
web con questo titolo: "Libri di testo, oltre ottomila firme
all’appello di Umberto Eco". Diecimila o ottomila, dunque?
La faccenda diventa seria con la lettura dell’articolo, che comincia
così: "Sono seimila le adesioni alla campagna di
Libertà e Giustizia". Diecimila, ottomila o seimila?
Facciamo così: giù le mani dai libri di storia,
ma almeno revisioniamo le tabelline.
Sul giornale cartaceo, uno degli articoli principali è
l’intervista di Pietro Del Re a Tareq Aziz, vicepremier iracheno.
Il titolo è abbastanza ridicolo: "Berlusconi è
troppo schierato, non segua Bush nell’avventura". A parte
che la frase non vuol dire niente, vi sembra possibile che con
tutti i problemi che ha l’Iraq, Aziz si metta a scimmiottare
Furio Colombo? Nell’intervista Aziz parla prevalentemente di
America, di Bush, di ispettori e della guerra imminente. A un
certo punto fa però una parentesi sull’Italia. E Del Re
riporta questa frase: "Berlusconi non ha manifestato la
volontà di intrattenere rapporti con Baghdad, come fecero
invece Prodi e D’Alema". Bene. Il Corriere, invece, per
mano di Maurizio Caprara, scrive: "Con quelli di prima,
con Romano Prodi e con, come si chiama?, come?, ah sì,
D’Alema". Cioè, secondo il Corsera, il vice Saddam
non si ricordava il nome di D’Alema, mentre per Rep. non ha avuto
dubbi: "D’Alema". Red. Corr. ha contattato una fonte
terza, e il testimone oculare ci ha detto che Aziz non aveva
idea di D’Alema, non lo conosceva proprio, nonostante quel nervoso
faccino gallipo-babilonese. Sono stati gli italiani a suggerire
ad Aziz il nome.
Ieri le pagine politiche erano un Berlusconi show. Su ogni argomento
c’era la dichiarazione del Cav.: terremoto, Rai, terrorismo,
condono fiscale, guerra all’Iraq, poliziotto di quartiere. C’è
da segnalare il divertente corsivo di Barbara Jerkov sulla sala
stampa di Palazzo Chigi ristrutturata da un architetto amico
del Cav. "fin dai tempi di Grand Hotel con Gigi e Andrea".

Molto buono il reportage di Riccardo Staglianò su una
famiglia veneta che da oltre un secolo è colpita da una
malattia genetica rarissima, l’insonnia familiare fatale. Patologia
da cui è immune il lettore dell’editoriale di Andrea Manzella
(Mann) che propone "Ciampi, Casini e Pera garanti delle
regole". L’editoriale di Mann si nota per due cose: 1) uno
slurp a Eugenio Scalfari che "con la consueta forza evocativa"
di un precedente articolo ha convinto definitivamente Mann; b)
e la bocciatura della proposta, a pagina 20: "La Russa all’attacco
di Casini: non interferire sulle riforme".
La pagina sulla Rai ha un titolo che suonava strano: "Baldassarre:
resistere, resistere". Due volte "resistere"?
E perché mai? Leggendo l’articolo, si scopre ovviamente
che il presidente della Rai ha detto "resistere, resistere,
resistere", tre volte, come disse Francesco Saverio Borrelli.
A Rep. il paragone è sembrato blasfemo, e così
ha tagliato almeno un "resistere".
Anche ieri Marco Travaglio (Trav.) non ha scritto una riga. Eppure
di spazio ce n’era. Pensate che una pagina intera è stata
dedicata a "Un regalo per la casa, così utile, così
caldo". Vera Schiavazzi, l’autrice, comincia così:
"Un rifugio intimo e caldo, traboccante di oggetti che a
loro volta traboccano di significato. Oppure un luogo minimalista,
quasi uno spazio dell’assenza, chiaro e rarefatto, dove pareti
e colori sono più importanti di mobili e cose. O, ancora,
un libero trionfo del bric-à-brac dove all’oggetto etnico
comprato a mille miglia di distanza si sovrappone una vecchia
porcellana della nonna e ai manuali di biologia dell’università
finita da vent’anni si mescolano i noir del momento. Casa è
tutto questo". Casa è tutto questo? Cosa è
tutto questo?, piuttosto. L’articolo è incredibile. Dice
che "a un marito appassionato piacerà offrire alla
compagna della sua vita un oggetto unico e speciale come un camino".
Meglio Travaglio (che almeno regala manette, sort of braccialetti).
(continua)

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