La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 19 dicembre, VII Giorno
della Nuova Era Riformista, Automobilista, Libera & Giusta,
si apriva con "Riforme, l’altolà di Ciampi".
La cronaca che Rep. offre ai suoi lettori è misera. Il
titolo di pagina 2 dice: "Ciampi monito sulle riforme: Non
si cambi la Costituzione a pezzi e a maggioranza". Ciampi
non ha mai usato questa espressione, ha detto un’altra cosa:
"La Costituzione non si presta a essere riformata pezzo
a pezzo a ogni cambio di maggioranza". "A ogni cambio
di maggioranza", non "a maggioranza". L’articolo
di Giorgio Battistini è a tesi, e la tesi è: Ciampi
ha bacchettato il Cav. L’intervento presidenziale è tagliato
e cucito per servire questa tesi. E’ lo stile Minculrep. Il commento
di Massimo Giannini è più corretto, intanto perché
è un commento e non una cronaca, e poi perché scrive
che Ciampi per prima cosa ha chiesto il rispetto reciproco ai
due schieramenti. Certo, Giannini trascura il "monito"
(parola che usano solo i giornali, mai gli umani) di Ciampi all’opposizione
ma non si può avere tutto da Rep. La ricostruzione corretta
del discorso di Ciampi è questa: non c’è reciproca
legittimazione tra i poli, cosicché ci troviamo di fronte
a un rischio duplice, "la tentazione, per la maggioranza,
di affidarsi al solo rapporto di forza numerico e per l’opposizione
di fare ricorso sistematico all’ostruzionismo. Rischi che verrebbero
meno ove fosse completato il cambiamento seguito all’adozione
del maggioritario. In sostanza si tratta di dare alla maggioranza
la possibilità di attuare – nel quadro di un aperto confronto
parlamentare – il programma presentato agli elettori; e di dare
all’opposizione garanzie chiare e certe, che rappresentano anche
una assicurazione sul futuro per chi oggi è in maggioranza".
Chiaro, no? Solo in questo senso Ciampi invita al dialogo "affinché
le riforme istituzionali possano realizzarsi con il più
largo consenso". Il testo si trova sul sito del Quirinale,
non su Rep.
Sul tema delle riforme c’è da segnalare un divertente
corsivo di Sebastiano Messina sulla strana coerenza politologico-istituzionale
di Giuliano Urbani (Messina è uno che di riforme se ne
intende, pensate che un tempo fu anche il vice di Mariotto Segni).
Meno divertente il corsivo di Alessandra Longo. La brava vice
Conc. si è indignata per un disco di cantautori di destra,
diciamo pure fascisti. I testi sono idioti, né più
né meno di quelli osannati da Rep. e cantati da band comuniste,
antagoniste e curre curre guaglio’.
Salvatore Tropea ha intervistato Franzo Grande Stevens (FGS),
vicepresidente della Fiat e fondatore con Carlo De Benedetti
di Libertà&Giustizia, organo ufficiale di Rep. FGS
dice che l’associazione è formata da "gente che ha
un sentire comune e che non ha trovato luogo e forma per manifestarlo".
E chi sono questi sfigati? Eccoli (tra parentesi "luogo
e forma"): "Enzo Biagi (Corriere, Espresso, Sette,
Rizzoli, Rai, be’ Rai non più), Gae Aulenti (ovunque),
Claudio Magris (Corriere, Rizzoli, Accademia), Umberto Eco (Rep.,
Espr., Bompiani), Umberto Veronesi (ovunque), Guido Rossi (Rep.,
Corriere, Adelphi)". FGS dice anche che "nessuno dei
garanti è un imprenditore". Eccolo là, un
altro che vuole fare il (vice) presidente-operaio (alla Fiat,
poi).
Vittorio-Gatto-Copione-Zucconi (Zuccopycat) dà sempre
soddisfazioni. In un articolo titolato "Le barzellette sugli
italiani" racconta che il possibile candidato anti Bush,
John Kerry (ma il tizio ritratto nella foto è un altro),
ha detto che l’esercito italiano fa schifo. Zuccopycat racconta
i dettagli e "in attesa delle prevedibili" scuse insinua
che "dietro gli attestati di stima e amicizia" questo
sia il vero sentimento verso l’Italietta. Zuccopycat ha preso
una cantonata: non ha scritto che la frase di Kerry è
del 13 novembre 1997. Al governo c’era Romano Prodi. (continua)
20 Dicembre 2002