Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 28 dicembre 2002

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 27 dicembre, XV Giorno
della Nuova Era Riformista, Automobilista, Libera & Giusta,
si apriva con il "sangue in Palestina, occupata Betlemme".
Anche il conflitto arabo-israeliano è una buona occasione
per dare addosso al Cav. Barbara Jerkov racconta che Shaukat
Mustafa, un sedicente "consigliere di Arafat per gli affari
italiani" che a Palazzo Chigi nessuno conosce, pare sia
molto deluso dalla politica filoisraeliana del governo italiano.
Alla Farnesina, riporta Jerkov, sono stupiti e dichiarano che
"la linea italiana è ispirata all’equidistanza delle
parti". Mustafa risponde che "Roma non può essere
equidistante". Rep. è su questa linea: non equidistante.
E lo dimostra con un reportage di Pietro Veronese: "A Betlemme
non sono sotto assedio soltanto i palestinesi: è sotto
assedio la Cristianità". E chi si crede, Oriana Fallaci?
L’inchiesta di Veronese va sotto il titolo "Cristiani in
prima linea", e Rep. minaccia altre puntate nei prossimi
giorni. Si spera meno sconclusionate di questa prima. Scrive
infatti Veronese che "questo assedio non sembra avere lo
scopo di individuare e arrestare possibili attentatori".
E a che serve allora? Ecco la risposta poco equidistante di Veronese:
"Il senso di questa operazione è soltanto una gigantesca
punizione collettiva, indiscriminata, che colpisce in primo luogo
le famiglie, il lavoro, i bambini lasciati senza scuola e le
madri senza spesa". Sono dei gran dispettosi, questi ebrei.
Sarà vero? No, e basta leggere fino in fondo lo stesso
articolo di Veronese per conoscere la ragione del coprifuoco
di Betlemme: "I luoghi santi sono chiusi nel terrore che
possa ripetersi una situazione come quella della scorsa primavera:
l’irruzione di uomini armati in cerca di asilo, l’accampamento
nelle navate, gli altari trasformati in dispense, la fame, i
proiettili degli assedianti israeliani che fischiavano nel chiostro".
Gli "uomini armati" di Veronese, ovviamente sono palestinesi
musulmani. Riassumiamo, equidistanti: Rep. cerca di dimostrare
che i cattivi israeliani tengono sotto assedio i cristiani di
Betlemme, ma in realtà l’operazione militare è
rivolta a preservare i luoghi sacri da un attacco di musulmani
irrispettosi della Cristianità tanto cara a Veronese e
così sia.
Poi c’è Vittorio-Gatto-Copione-Zucconi (Zuccopycat) sulle
torture della Cia ai talebani detenuti in Afghanistan. Lo scoop
è del Washington Post, Zuccopycat lo colora solo un poco.
L’impostazione dell’articolo è chiara ma la scorrettezza
più grande è dei titolisti: "Così la
Cia tortura i prigionieri", scrivono, e aggiungono un elenco
con le sei "torture" inflitte ai detenuti. La prima
e la seconda sono "obbligo di restare in piedi per giorni
interi" e "obbligo di restare in ginocchio per giorni
interi". Violazione grave dei diritti umani e anche della
deontologia professionale, visto che il Washington Post parla
di "ore" e non di "giorni interi". Il giornale
americano scrive anche che la Cia preferisce usare altri metodi,
l’inganno e l’interrogatorio condotto da una donna. Per il resto,
le "torture" della Cia sono "la privazione del
sonno" e la "cecità imposta con un cappuccio".
Una specie di 41 bis, il carcere duro appena accolto con unanime
soddisfazione dagli editorialisti di Rep.
Su tal "Unabomber" che secondo Rep. avrebbe "il
Natale nel mirino", Red. Corr. combatte una battaglia persa.
Rep. si ostina a non spiegare che cosa voglia dire Unabomber.
Eppure qualche speranza c’è, dopo che ieri il Corriere
ha svelato il mistero.
Ci sono anche cose buone su Rep: 1) un articolo sulla minaccia
atomica nordcoreana; 2) il ritorno di Liana Milella, autrice
di un bel riassunto di un anno di Casa Cirami, la soap ispirata
agli emendamenti sul legittimo sospetto; 3) un reportage dall’Iran,
dove gli ayatollah sono pronti ad abolire la lapidazione; 4)
una frase del nuovo regolamento dell’Ulivo, scovata da Antonello
Caporale: "L’assemblea parlamentare dell’Ulivo è
convocata () anche a mezzo sms".
Peccato non ci sia molto spazio per recensire Il Venerdì,
un così bel giornale rovinato dai suoi editorialisti.
Giorgio Bocca fa varie citazioni sbagliate e dice che il Cav.
è "drogato". Piero Ottone (Brass) sostiene di
mandare gli articoli con il computer ma "senza usare il
telefono", e ci dà conto di una "meraviglia
della tecnica": pare che "girando un interruttore e
collocando ieri un disco, oggi una cassetta, nell’apposito apperecchio,
ecco Richter, che so io, o Uto Ughi o Pollini a nostra disposizione".
Glielo dite voi che esiste anche un dischetto metallico che riproduce
con purissima qualità digitale il suono del trombone?
(continua)