La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 4 dicembre, LXIV Giorno
della Nuova Era Riformista, si apriva con lo "scontro Berlusconi-Fiat".
E’ successo che il Cav. ha fatto il suo solito show alla presentazione
del libro di Bruno Vespa, dove pare le abbia sparate grosse sulla
Fiat e altre dodicimila cose. Leggendo Rep. non si capisce però
che cosa abbia effettivamente detto. Nel titolo di prima pagina
gli viene attribuita questa frase: "Manager inadeguati,
io la salverei". Ma negli otto articoli interni, il Cav.
non li definisce mai "inadeguati". Che cosa ha detto,
dunque il Cav.? Secondo Giulio Anselmi, avrebbe spiegato "che
il disastro era avvenuto perché a guidarla non c’era lui:
lui sì, avrebbe saputo come fare, non come quegli sprovveduti
piemontesi". Negli altri sette articoli c’è scritto
altro. Che cosa? Be’, non è facile scoprirlo. Red. Corr.
ha confrontato i vari modi in cui i cronisti di Rep. hanno riportato
la frase del Cav., poi ha fatto una media, e infine ha scelto
le parole che più si avvicinano all’originale. Dunque:
"Per la Fiat c’è molto da fare. E’ stata condotta
senza una fiducia nel futuro. Se avesse il management giusto
potrebbe superare questa crisi passeggera".
Anche l’articolo di Salvatore Tropea ha qualche problema. Scrive
che gli "ambienti molto vicini al Lingotto" sarebbero
stupiti dalle nuove parole del Cav: "Un paio di settimane
fa aveva definito quella della Fiat una crisi passeggera. Che
altro aspettarsi?". Be’, forse niente: anche ieri per il
Cav. la crisi era "passeggera". Il titolo, poi, è
falso: "E Fresco chiamò l’Avvocato: stavolta è
davvero troppo". Intanto leggendo l’articolo sembra che
sia stato Gamaleri e non Fresco a chiamare l’Avvocato; e poi
nessuno dice: "Stavolta è davvero troppo". Divertente
invece il racconto di Concita De Gregorio (Conc.), nonostante
anche qui il titolo falso: la frase "Il Lingotto
lo salverei così", il Cav. non l’ha mai pronunciata.
L’altra grande notizia del giorno è il "patto tra
mafia e Forza Italia". Cinque articoli con le accuse del
pentito Antonino Giuffrè al Cav. I republicones di Palermo,
Bolzoni e Viviano, si sono scatenati. A mettere le cose a posto
ci ha pensato, con mano ferma, Giuseppe D’Avanzo (Davanpour).
Il suo lungo editoriale riporta le terribili accuse del pentito,
e dà due possibili interpretazioni: 1) Giuffrè
dice la verità, ma se gli si crede va anche notato come,
"se si fanno i conti, Cosa nostra non abbia ottenuto nulla"
dal Cav.; 2) Giuffrè dice frottole. Davanpour propende
per questa tesi: "Giuffrè non offre alcun appiglio
investigativo Non c’è un luogo, una data, una circostanza,
una fonte neutra da vagliare o interpretare. Nessuna maniglia
per aprire la porta a solidi riscontri. Se la sostanza giudiziaria
è tutta qui, non si riesce a capire come i procuratori
di Palermo potranno mettere insieme un atto d’accusa". W
il nuovo Davanpour. Ci fosse lui al Lingotto, il Cav. sarebbe
sereno.
Natalia Aspesi (Lady Asp!) ha espresso tutto il suo sdegno perché
nessuno si ricorda più di Camilla Cederna. La colpa, ovvio,
è del Cav., della legge Cirami e udite-udite di Milano
2. Nella foga, Lady Asp! s’è scordata che noi invece ricordiamo
benissimo le parole dolci che lei scrisse sul dépliant
pubblicitario della Edilnord.
Infine la cosa più cinica per un giornale riformista.
In un incredibile articolo di Luca Fazzo, dove Gerardo D’Ambrosio
è descritto come Gesù di Nazareth ("circondato
da gente che cerca di avvicinarsi, di toccarlo, di chiedergli
un autografo, di invitarlo a Vercelli". A Vercelli?!), si
legge che sul palco c’è anche "l’ex direttore dell’Unità
Furio Colombo". Ex? Rettificare così: sul palco c’era
il direttore della ex Unità. (continua)
5 Dicembre 2002