La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, giovedì 5 dicembre,
LXV Giorno della Nuova Era Riformista, si apriva con Pier Ferdinando
Casini, il nuovo eroe autunno-inverno 2003 della sinistra italiana:
"Altolà alla Lega". Era stato Michele Serra,
qualche settimana fa, a suggerire al centrosinistra di prendersi
Casini come leader. Serra però scherzava.
Rep. racconta con molti particolari lo scontro interno al Polo,
e tra la Lega, Berlusconi e il Quirinale. Massimo Giannini è,
come sempre, informatissimo sugli umori quirinalizi. Il suo "retroscena"
di ieri è il "classico articolo di Giannini sul Quirinale".
E lo è nonostante stavolta non abbia scritto "moral
suasion", espressione a lui molto cara e ai lettori oscura.
Gli articoli di Giannini sul Quirinale seguono sempre lo stesso
schema, c’è chi sostiene sia ogni volta il medesimo articolo,
solo con i nomi cambiati. Lo schema è questo: si parte
dalla polemica della settimana, la Cirami, il federalismo, qualsiasi
cosa, e poi si dà conto dei pensieri del presidente, dell’aria
che si respira nei corridoi del Quirinale e dell’opera, appunto,
di "moral suasion" che Carlo Azeglio Ciampi svolge
con i suoi interlocutori. A questo Giannini aggiunge una serie
di virgolettati, cioè parole e giudizi precisi, attribuiti
ufficiosamente al capo dello Stato. Il presidente non smentisce
mai, quindi il contenuto sarà senz’altro veritiero, ma
resta qualche dubbio sulla correttezza dell’operazione giornalistica.
Dubbio che, ieri, non ha avuto Redazionalmente Corretto (Red.
Corr.) quando ha scritto Gamaleri (ex Rai) invece che Galateri
(Fiat).
L’editoriale di Ezio Mauro è molto bello, invece. Il direttore,
con toni molto riformisti, dimostra ai suoi editorialisti più
esagitati come si possa criticare ferocemente il Cav. con argomenti
efficaci e modi civili. In due parole: se uno scrive che il Cav.
è un porco schifoso mafioso e delinquente non fa altro
che squalificare il proprio giornale e rafforzare l’avversario.
Per questo i vertici liberali&giusti di Rep. non fanno scrivere
Marco Travaglio né gioiscono per la prosa di Curzio Maltese.
Se invece Mauro scrive, come ieri, che "è già
fallito il tentativo di fondare in Italia una moderna cultura
di destra per il nuovo secolo" rischia di convincere anche
gli avversari (i quali peraltro si sarebbero accontentati di
una "moderna cultura di destra" anche solo per il nuovo
semestre). W la nuova Rep. riformista, dunque, anche se poi si
contraddice in un articolo nelle pagine culturali che non possiamo
recensire dettagliatamente perché parla molto del Foglio,
"giornale su cui rimbalzano gli umori neoreazionari".
Perdinci.
Una cosa, però, va detta. Simonetta Fiori, l’autrice,
per mostrare il suo disprezzo antropologico nei confronti di
Antonio Socci, fa lo sgarbo ai lettori di non scrivere il suo
nome e di definirlo "un giovane conduttore televisivo seguace
di Berlusconi e della Madonna di Medjugorje". Scorretto.
Certo, sempre meno di quel Red. Corr. di ieri che aveva un Gamaleri
(ex Rai) al posto di Galateri (Fiat).
Scorretta, come sempre, la titolazione dell’intervista di Antonello
Caporale (Cap.) ad Arnaldo Forlani, papà politico di Casini
e quindi secondo Rep., almeno in questa fase, padre della patria.
Nel titolo c’è scritto che per Forlani "la devolution
vale una crisi", mentre nell’intervista c’è scritto
il contrario. Intanto il padre provvisorio della patria non vuole
rispondere, poi dice a Cap.: "Si è messo in testa
di far provocare a Forlani una crisi di governo? Sono fuori dal
giro, io". Più in là, dopo una certa insistenza
di Cap., Forlani accetta l’ipotesi di una crisi di governo ma
non per la devolution, come dice il titolo, ma in caso di divisione
dell’Italia in "repubblichine balcaniche".
Nella pagina delle lettere due rettifiche: le previste scuse
a Furio Colombo, ieri l’altro definito "ex direttore dell’Unità"
(erroruccio: pensate che Red. Corr. ha scritto Gamaleri invece
che Galateri); e l’imbarazzata autosmentita su Jas Gawronski.
Concita De Gregorio (Conc.) aveva scritto un paio di righe al
fulmicotone su Gawronski, descrivendo minuziosamente i suoi movimenti
nella sala dove si era tenuto il Cav. show su Fiat e resto del
mondo. Gawronski però non c’era, né in sala né
a Roma né in Italia né in Europa. Era in Africa
in missione per il Parlamento Europeo. Chi ha visto, dunque,
Conc.? Con chi l’ha scambiato? Con Gamaleri per caso? (continua)
6 Dicembre 2002