Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 7 dicembre 2002

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 6 dicembre, LXVI Giorno
della Nuova Era Riformista, si apriva con questa notizia: "Fiat,
no dei sindacati al governo". E’ successo che il governo
e l’azienda torinese si sono messi d’accordo su come risolvere
la crisi finanziaria del gruppo, senza ottenere però l’ok
di Cgil, Cisl e Uil. Una notiziona, effettivamente. Rep., dal
suo punto di vista, è giustamente indignata da questo
"patto già scritto" tra il Cav. e il Lingotto,
ma commette una scorrettezza giornalistica grave non ricordando
che gli articoli pubblicati nei giorni scorsi dicevano esattamente
il contrario, e cioè che le gaffe del Cav. avevano definitivamente
pregiudicato i rapporti tra il governo e la Fiat. La rottura
con la Fiat non andava bene, l’accordo con la Fiat neanche. Poco
riformista.
C’è altro. L’editoriale di Luciano Gallino comincia dicendo
che "dalla fallita trattativa sulla Fiat escono sconfitti
in tre: l’azienda, il governo e il sindacato". Bene, hanno
perso tutti. Eppure girando pagina, nell’articolo di Salvatore
Tropea, si legge il contrario: "In realtà gli unici
vincitori di questa vicenda sembrano essere il governo e la Fiat".
Ah, il governo ha vinto, dunque. No, Enrico Romagna-Manoja (ER-M),
fa dire a uno "sconsolato" quanto anonimo ministro:
"Abbiamo perso". Ha perso, dunque? No, di più.
Aggiunge ER-M che "si è consumata una doppia sconfitta".
Insomma, abbiamo vinto, perso o pareggiato? 1 X o 2?
L’articolo di ER-M non è formalmente corretto. Inizia
con la citazione di un anonimo ministro e continua con un dialogo
tra un altro anonimo ministro e un altrettanto ignoto sindacalista
della Uil "seduto al tavolo delle trattative". C’era
anche ER-M lì con loro? Si è servito di microspie?
Si è travestito da operaio della Fiom? Era nascosto dietro
le suppellettili? Questo è uno dei vizi principali di
Rep. (e anche un po’ nostro): non indicare la fonte, illudere
i lettori di essere lì dove le cose avvengono, e poi citare
anonimamente. Ovvio che nessuno potrà mai smentire.
A proposito di smentite. Il Tg2 ne fa una mega a Sebastiano Messina,
il quale un paio di giorni fa aveva accusato quel telegiornale
di non aver parlato delle gaffe governative sulla devolution
e sulla Fiat. Il vicedirettore del Tg2 ha risposto così:
1) la polemica tra Bossi e il Quirinale era nel servizio di apertura
(mancava dai titoli perché la notizia è arrivata
poco prima della messa in onda); 2) le battute del Cav. sulla
Fiat non c’erano, perché del giorno prima. A Messina
va il merito di non aver replicato in modo furbetto, come spesso
fanno i giornalisti di Rep.
Il capitolo devolution è affidato al commento di Andrea
Manzella (Mann). Scrive Mann che questa destra è davvero
cattiva, pensate che "il governo ha scelto il Senato come
base sistematica per lanciare le più truculente delle
sue produzioni legislative". E quale luogo avrebbe dovuto
scegliere? il Cinema Sacher? il veliero di Piero Ottone? casa
Flores? L’articolo di Mann è fenomenale: spiega in quattro
lunghi punti perché la riforma costituzionale voluta da
Bossi è gravissima. Sarà anche una boiata, questa
devolution, ma sostenere – come scrive Mann – che è pericolosa
perché viola l’attuale Costituzione fa piegare in due
dalle risate. La devolution non viola la Costituzione, la cambia.
E se la cambia, è ovvio che viola la parte cambiata sennò
che l’avrebbero cambiata a fare? (Non c’era la notizia che Strasburgo
ha condannato l’Italia perché non furono rispettati i
diritti processuali di Bettino Craxi). (continua)

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