La sinistra americana è liberale/1
E il New Yorker si mette l’elmetto
Il Foglio, 31 gennaio
Recensire il New York Times
Andrew Sullivan fa a pezzi un editoriale del Times sulla guerra. Ecco la conclusione: “The Times believes that Saddam is evil; that he is a real threat to the region and the West; that he has and is trying to gain more wepaons of mass destruction, and that the U.N. inspectors cannot disarm him. But the Times also believes that, even after eleven years of Saddam’s defying the U.N., that war should not be an option, that diplomacy can remove Saddam, that the French and Germans should have a veto over American foreign policy, and that time is on our side. That’s their position. It is as incoherent as it is cowardly; as weak as it is afraid”.
31 gennaio
Barbara, Irene, Daria e il prof. Grasso
Aldo Grasso è di gran lunga il più bravo critico televisivo italiano. ieri però ha maltrattato Barbara D’Urso e ha sbagliato Bignardi: “Barbara D’Urso è meno controllata di Irene Bignardi, più commediante, impulsiva, shampista”. Shampista?!
31 gennaio
Terracini, Togliatti, De Gasperi, Nenni, Calamandrei e altri populisti
Polemiche del Foglio con Ezio Mauro e Piero Fassino.
Il Foglio, 31 gennaio
Un francese bravo bravo (esistono)
Alain Madelin, liberale ed ex ministro delle Finanze di Chirac, cerca di far ragionare i suoi: “It is time for France to choose: either to protect the Iraqi dictator against America, or to protect the world against Saddam and what he represents”.
31 gennaio
Grazie Mosca
Continuano i grandi successi di Pupo, ospite d’onore alla festa dello scudetto del Lokomotiv Mosca. Comporrà il nuovo inno della squadra di calcio. Sul Grande Raccordo Anulare.
31 gennaio
Gang of eight
31 gennaio
Da Casa Cirami a Casa Nitto Palma
Redazionalmente Corretto, 31 dicembre
Eroi del caso
Secondo Nelson Mandela “gli Stati Uniti vogliono un Olocausto”. Altro pensiero: “Se c’è un paese che ha commesso incredibili atrocità nel mondo, questo è l’America”. Ora non è che se uno è stato un eroe può spararle così grosse…
31 gennaio
La figa repubblicana della settimana
Concorso dei Repubblicani del New Jersey (grazie a Gigimeroni)
31 gennaio
Concorso esterno
Il senatore Giulio Andreotti, scrive Repubblica, è contrario alla guerra in Iraq e avrebbe motivato così: “Gli Stati Uniti cercano sempre il diavolo di turno. Ieri Gheddafi, Castro e Ortega. Oggi è la volta di Saddam”. Rileggete bene. Io credo che sia la più pazzesca dichiarazione degli ultimi mesi.
30 gennaio
I giornali americani e lo Stato dell’Unione
Howard Kurtz, del Washington Post, rracconta come i giornali e le televisioni americane hanno commentato il discorso di Bush. Qui il testo in italiano (dal Foglio) del discorso.
30 gennaio
La seconda rivoluzione dei blog
Aol è pronta ad offrire ai suoi abbonati i servizi weblog. Si comincia a parlare di business. Andrew Sullivan ha incassato 79 mila dollari (20 erano miei). Si prevede che in un paio d’anni ci saranno 10 milioni di bloggers, centomila dei quali saranno interessanti per gli investitori pubblicitari. Io sono qui.
Oggi, intanto, è uscita una pagina del Foglio sul mio blog e quello di Luca Sofri. Qui si parla di Camillo, e qui (se proprio volete leggere) di Wittgenstein.
3 gennaio
Alanis Morissette
Sappi che di questo articolo potrebbe non fregarti niente.
(Pubblicato su Capital di febbraio, da oggi in edicola)
30 gennaio
Perché i francesi ci odiano
Su Slate gli americani si interrogano sui motivi che spingono “i mangia formaggio” a pensarla come i fondamentalisti islamici
30 gennaio
Otto governi europei con l’America (e il popolo iracheno)
Per la libertà, la democrazia e i diritti umani (non ci sono Francia e Germania). Il testo è uscito sul Times di Londra e sul Giornale di Milano. Qui la sintesi di Repubblica.
30 gennaio
Sfigati d’Albione
Gresko e Sukur al Blackburn Rovers. Se prendono anche Conceicao, Coco, Sorondo, Materazzi, Vampeta, Gino Strada e qualche dirigente, l’Inter potrà finalmente vincere lo scudetto.
30 gennaio
Il discorso di Bush è Bono
Il cantante degli U2 entusiasta della decisione del presidente americano di aumentare il budget contro l’Aids
30 gennaio
Oratore pro nobis
Michael Ledeen è entusiasta del discorso di Bush: ora è anche un grande oratore: “He’s got it right: We’re bringing freedom to the oppressed peoples of the terror tyrants. It’s about time. He could even do it faster..”
30 gennaio
Il terzo mandato di Reagan (e di Clinton)
Le parole di Bush somigliano per certi versi a quelle di Clinton e per altri alle cose di Reagan.
30 gennaio
Hitchens contro le elite europee che sfottono Bush
30 gennaio
La sorella della moglie di OJ Simpson si candida al Senato
30 gennaio
Nota per i curatori dei weblog
Il vostro computer può uccidervi
30 gennaio
Le 35 canzoni
Ecco la mia classifica. Sono 35 canzoni, quattro in più di Nick Hornby, Emmebi, Labranca, Mantellini (non male la sua). Un numero uguale a quello della lista di Luca Sofri (in realtà ne ho una in più di lui, ché quella di Barbra Streisand non vale).
Regole: non sono in ordine di importanza, ma messe a caso. Non c’è il jazz, troppo difficile (ma se Emmebi fa la lista, ci provo anch’io). C’è un solo brano per ogni cantante o gruppo (avrei messo tutto Peter Gabriel, tutti i Genesis, tutti i King Crimson, tutto Neil Young, tutti i Radiohead specie Kid A, caro Luca Sofri). Non c’è il Triangolo di Renato Zero perché mi vergogno. Non ci sono i Deacon Blue perché li avete già messi voi. Non ci sono i Church, i Cult, i Traffic, gli Yes, Dylan, gli Spandau, i Prefab Sprout, gli Area però avrei voluto inserirli. Non c’è neanche Born to be alive di Patrick Hernandez né Ramaya cuccuccu Ramaya di Afric Simone.
29 gennaio
Che palle. Ecco un altro formidabile genio
Si chiama James Frey, ha 33 anni, e ha appena pubblicato A Million Little Pieces. Non parlategli di Dave Eggers, il suo libro (il primo) gli ha fatto schifo: “Fuck that. And fuck him and fuck anybody that says that. I don’t give a fuck what they think of me. I’m going to try to write the best book of my generation and I’m going to try to be the best writer”. E di Jonathan Safran Foer cosa dice?:”I don’t give a fuck what Jonathan Safran whatever-his-name does or what David Foster Wallace does. I don’t give a fuck what any of these people do. I don’t hang out with them, I’m not friends with them, I’m not part of the literati. I think of myself as outside of this publishing culture.” Il giornalista del New York Observer precisa che Frey “wasn’t drunk when said all this”. Il libro è paragonato, nell’ordine a Charles Bukowski e a Ian McEwan, ed è stato definito “il Guerra e Pace dei drogati”.
29 gennaio
Lo Stato dell’Unione
Testo integrale.Ben commentato dal New York Sun
29 gennaio
Promemoria per la Soncini, Sarah Jessica Parker e Imelda Marcos
29 gennaio
Attenzione, potrebbero tornare i mini assegni
28 gennaio
Catene
Comunicato stampa: “Il presidente del Consiglio regionale Attilio Fontana, dopo aver negato l’accesso in aula al neo-consigliere regionale radicale Lucio Bertè, a causa dei 216 metri di catena che Bertè porta indosso come iniziativa non violenta per la riforma della giustizia minorile, questo pomeriggio ha proposto di richiedere una copia delle chiavi dei lucchetti della catena al presidente del Tribunale dei minori, Livia Pomodoro. Queste chiavi, le cui uniche 2 copie sono attualmente in possesso della Pomodoro stessa e del sindaco di Milano, permetterebbero al presidente Fontana di aprire la catena esclusivamente per permettere a Bertè di accedere alle sedute dell’aula consiliare, per poi richiuderla subito dopo”.
28 gennaio
Smoking Gun
L’espressione che piace tantissimo ad Hans Blix e a Carlo Bonini fu usata per la prima volta da Arthur Conan Doyle, nel 1893, in una storia di Sherlock Holmes (in realtà scrisse “smoking pistol”). Poi, con il Watergate, è diventata d’uso comune (giornalistico). La prima volta comparve sul New York Times il 14 luglio 1974.
28 gennaio
Anche il New Yorker mette l’elmetto
La sinistra americana ragiona ragiona ragiona e si rende conto che, purtroppo, non c’è alternativa. Lo fa David Remnick, il direttore del New Yorker, la bibbia del leftism snob. E anche Fareed Zakaria, su Newsweek, scrive la stessa cosa. Qui da noi fuffa, solo fuffa. Ex premier della sinistra che votano contro l’invio degli alpini in Afghanistan (in Afghanistan) e pancipardi vari.
28 gennaio
Trouble Waiting to Happen (non sempre)
Warren Zevon sta morendo. Sta morendo come Steve McQueen (ha la stessa malattia). Tempo fa Dave Letterman gli dedicò un’intera puntata, lui da poco ha pubblicato un doppio cd, Genius, del tipo the best of (in copertina c’è un teschio). Il suo disco Sentimental Hygiene era un capolavoro (ci suonano i Rem e Neil Young).
28 gennaio
La relazione di Hans Blix
28 gennaio
Il nuovo disco di Lou Reed (gratis)
Grazie a Klamm ecco il sito dove si può ascoltare (pare legalmente) il nuovo doppio di Lou Reed, The Raven, che esce fra tre giorni.
28 gennaio
I fatti, please
Peggy Noonan, la più brava commentatrice conservative d’America, chiede a Bush di rivelare nel discorso sullo Stato dell’Unione di domani sera ciò che sa veramente su Saddam: i fatti, ci racconti i fatti, quell che sicuramente sa e che finora non ha potuto rendere pubblici. (occore registrazione).
27 gennaio
L’ambivalente candidato che piace (solo) a Luca Sofri
Il Boston Globe, giornale liberal, fa a pezzi il candidato democratico John Kerry perché non prende posizione sulla guerra. O, meglio, perché la prende e poi cambia idea.”Non sono cose che i presidentei possono fare”.
27 gennaio
Michael Ledeen dichiara guerra a Jacques Chirac
Tranquilli: a) non è De Gaulle, b) fa tutto per interesse personale
27 gennaio
Se vi piace Wodehouse in russo
O in inglese.
27 gennaio
Klamm
Nuovo, bel blog
27 gennaio
Il figlio di Reagan
Lungo e interessante saggio di Bill Keller (New York Times Magazine) sulla somiglianza politica e caratteriale tra Bush e Reagan
27 gennaio
Silvia Grilli si è fatta (quasi) clonare
Tre giorni in Kentucky da un luminare americano che clona, previo bonifico su conto cipriota. Lo scoop di Panorama è andato fortissimo in Turchia e in Spagna.
27 gennaio
Invettiva contro un Asor Rosa della Columbia
Ron Rosenbaum, gran giornalista del New York Observer, strapazza un professore, Tom Pauline, autore di dichiarazioni e poesie antisemite. Di Rosenbaum c’è in edicola, allegato al Giornale, Il Mistero Hitler. Strepitoso.
26 gennaio
Quegli stalinisti che marciano per la pace
In America quelli che manifestano contro la politica di Bush sono stalinisti, scrive Michael Kelly sul Washington Post. In senso tecnico. Chi ha organizzato la marcia di Washington è il “Workers World Party”, una costola stalinista – si divise nel ’56, perché era a favore dell’invasione dell’Ungheria – del “Socialist Worker Party”. Questi marciatori sono sempre a favore di tutti i dittaori e macellai del mondo, e pensano che Bush sia peggio di Hitler. E la sinistra di Hitchens, Rosenbaum, Walzer, e sì, Sullivan, è costretta ad abbandonare il campo. Be’, in Italia è uguale. (Su segnalazione di paferrobyday)
25 gennaio
C’era una volta un leader italianoeuropeo
E’ ufficiale. La sindrome Occhetto ha colpito l’ex leader della sinistra, Massimo D’Alema. Ieri ha scritto due lettere, una al Corriere e l’altra a Repubblica. Al giornale milanese ha appioppato una mappazza dal titolo “E noi con chi stiamo?”, proprio nel giorno in cui ci è stato comunicato anche dalla Casa Bianca dove stiamo. Si può dire ogni cosa su Berlusconi, e infatti la si dice, ma accusarlo di non prendere posizione, di non aver schierato l’Italia nel conflitto contro il terrorismo (e nell’altro conflitto, quello delle relazioni transatlantiche) pare bambinesco. Potrà essere giusto o sbagliato, ma si sa dove sta l’Italia. Lo sanno tutti, nonostante le frasi, le dichiarazioni e le giravolte. Comunque se non gli fosse arrivata la comunicazione del portavoce di Bush, a D’Alema risponde Camillo: stiamo con Tony Blair. Heard about him?
24 gennaio
L’ultima follia del relativismo culturale
Una corte norvegese ha assolto un tassista arabo dall’accusa di aver stuprato una ragazza down con questa incredibile motivazione: lo stupratore è in Norvegia soltanto da 12 anni, troppo poco per rendersi conto che esiste una malattia come quella della sua vittima.
25 gennaio
Jesus! Christo Super Park
L’artista che impacchetta i monumenti ha avuto l’ok definitivo per coprire il Central Park con delle lenzuola arancioni. Sul Foglio il progetto, chiamato The Gates, fu raccontato l’anno scorso (il 20 marzo):
Il parco con 11 mila cancelli sotto le lenzuola. Il progetto c’è, ora si cercano i soldi
L’idea è del 1979, e allora sarebbe costata otto milioni di dollari, ora chissà quanti ce ne vogliono, ma la cosa importante è che Mike Bloomberg, il sindaco di New York, ci sta. E’ favorevole all’idea di impacchettare Central Park. Il progetto naturalmente è di Christo, l’artista bulgaro-newyorkese che si è fatto un nome avvolgendo i monumenti di tutto il mondo con gigantesche lenzuola bianche. I disegni ci sono già, l’opera si chiamerà “The Gates, Project for Central Park, New York”, e ora con l’assenso di Bloomberg, vecchio amico di Christo e di sua moglie Jeanne-Claude, si devono solo cercare i soldi per realizzarla. Non è una cosa facile dal momento che Christo Javacheff non accetta donazioni da privati e tantomeno soldi pubblici. “I miei progetti me li pago io”, dice Christo che per il bendaggio del Reichstag di Berlino ha sborsato tredici milioni di dollari. I soldi se li fa prestare dalle banche e poi rientra con la vendita della stoffa usata e dei disegni preparatori, anzi ciascuna delle tavole dell’installazione in Central Park supera già il mezzo miliardo di lire. L’opera prevede 11 mila cancelli di acciaio, ciascuno alto cinque metri, che in realtà non sono altro che porte rettangolari alle estremità delle quali svolazzano dei grandi lenzuoli arancioni. L’infiocchettamento del Parco, dice il New York Times, dovrebbe durare due settimane, a partire dalla fine della Maratona di New York.
23 gennaio
Perché combattiamo Saddam, secondo Andrew Sullivan
THE WAR CONTINUES: But for us, it’s important to remember why we’re fighting Saddam. The answer is September 11. Those who want to find some specific evidentiary link between al Qaeda and Saddam don’t begin to fathom what war is. It is not the pursuit of one distinct goal after another, depending on the exigencies of international law or diplomacy. That’s called foreign policy. War, in contrast, is the attempt to destroy an enemy. The enemy is Islamist terrorism and its state sponsors. Strategically, the overthrow of the Saddam regime is absolutely central to this objective. It will deal another psychological blow to the reactionaries who want to ratchet Islam back a few more centuries and wage war on the free societies of the West. It will remove one huge and obvious source of weapons of mass destruction potentially available to the enemy. It will provide a military base from which to continue the war against al Qaeda and its enablers across the Middle East, specifically in Iran, Syria and Saudi Arabia. And it will reassert the global hegemony of the United States and its Anglosphere allies. That’s why we fight. It isn’t a pre-emptive war. It’s a reactive war – against what was done to this country throughout the 1990s, culminating on that awful September day. We are fighting to honor the memory of the dead and to defeat a brutal enemy that would inflict even more carnage if they possibly could. And we fight to defend the principles of a liberal international order, principles that the United States and the United States alone has long been responsible for upholding. Our loneliness in this struggle should not therefore be a cause for concern. It is, in fact, a sign, once again, that we are on the right path.
23 gennaio
La rabbia di Oriana e l’orgoglio di aver fatto piangere Sharon. Oriana Fallaci sulla prima pagina del New York Observer
Estratti dell’intervista:
Signora Fallaci qual è il segreto del suo enorme successo come giornalista? “Non ho mai cercato di essere obiettiva. L’obiettività è una ipocrisia inventata in Occidente che non significa niente. Dobbiamo prendere posizione. La debolezza dell’Occidente è nata a causa della cosiddetta obiettività. L’obiettività non esiste, non può esistere. La parola è una ipocrisia che si basa sulla bugia che la verità sta nel mezzo. Nossignore, qualche volta la verità sta da una sola parte”.
Ad aprile, dice Fallaci, Ariel Sharon l’ha chiamata per ringraziarla di un articolo che aveva scritto per il settimanale italiano Panorama sull’antisemitismo europeo e arabo. Lei dice di aver risposto al telefono in questo modo: “Hey, Sharon! Come stai? Sei davvero così grasso?” E poi: “Ascolta caro, so della strage nel kibbutz ieri notte. Mi permetti di esprimere a te e al tuo popolo le mie condoglianze?”. Pare che il duro Sharon di fronte alla durissima Oriana sia scoppiato a piangere
“Amo Martin Scorsese come regista. Come uomo non lo posso sopportare. Perché non fuma. Isabella Rossellini, la sua ex moglie, mi invitava a cena e per fumare una sigaretta ero costretta ad andare in bagno. Così ogni cena era un incubo. Oppure dovevo espormi dalla finestra del 58esimo piano, rischiando di cadere giù sul marciapiede. Ho cominciato a odiarlo e a dimenticare che era un così bravo regista”.
Ad Oriana piace da morire la moglie di Bush: “La adoro. Non ci crederete ma Laura Bush ha la faccia di mia madre quando mia madre era giovane. La faccia, il corpo, la voce. La prima volta che ho visto in tv Laura Bush, sono rimasta di sale perché era come se mia madre non fosse morta: ‘Oh, mamma’, ho detto, ‘mamma’ “
22 gennaio
Gheddafi voleva comprarsi Blair (con molto cash)
Scoop del Guardian che svela una manovra libica per finanziare con un’enorme quantità di denaro le casse del Labour. L’offerta includeva un affare con la BAE Systems (armi) e una bella biografia del colonnello da pubblicare in Gran Bretagna. Il Labour ha detto di no.
22 gennaio
Libia ai diritti umani, Iraq al disarmo
Altra grande trovata dell’Onu. Si è aperta a Ginevra la Conferenza sul disarmo, dal 12 maggio la presidenza va a Saddam.
21 gennaio
Inglese che vive in Italia stronca il libro dell’inglese che vive in Italia (e che stronca la tv italiana)
Alexander Chancellor, sul Sunday Telegraph, fa a pezzi il ritratto di Tobias Jones sugli italiani: non ha capito niente, non conosce il vero significato delle parole italiane.
21 gennaio
Houston, you have a (fat) problem
Per tre anni di seguito, Houston è stata nominata città più grassa d’America. E ne sono fieri: pare che ci sia il miglior cibo del mondo. (serve registrazione)
21 gennaio
Museo nazionale del jazz ad Harlem
Ci stanno provando. Articolo di Rachel Donadio per il New York Sun
21 gennaio
Mappa aggiornata
Dove vivono i vip newyorchesi
21 gennaio
I nuovi idealisti sono i conservatori
Ribaltone a sinistra. Quelli che lottano per la democrazia e la libertà del mondo si trovano a destra. Le (poche) eccezioni a sinistra.
(Qui la risposta di Giuliano Ferrara)
Il Foglio, 21 gennaio
Arma segreta? Non proprio segretissima
Tutti i giornali parlano della nuova arma del Pentagono: un missile a microonde. Camillo (non proprio un segugio) l’aveva scoperta il 4 dicembre:
Cotti a puntino
Perché bombardare gli iracheni, quando li si può mettere in un microonde? L’arma segreta del Pentagono
21 gennaio
Il Cav. compra Max
Non nel senso di D’Alema, nel senso del giornale per il quale scriviamo Luca Sofri e io. Trattasi di scoop notturno di Luca Telese e Mario Sechi, del Giornale (non online). Non fate gli stupidi: lo compra in edicola, una copia.
20 gennaio
In guerra contro le forze della Reazione
Lettera ai compagni pacifisti di Christopher Hitchens
19 gennaio
Facciamolo per gli iracheni
Un opinionista di sinistra, dell’Independent, spiega che se la Gran Bretagna fosse governata da uno come Saddam vorrebbe essere bombardato. Anche gli iracheni la pensano così, nonostante questo lungo articolo del New York Times racconti quanto siano rare le voci di dissenso al dittatore.
19 gennaio
Il genio
Biografia di Karl Rove, l’eminenza grigia di Bush
19 gennaio
Non fatevi fotografare con Hillary
Un analista conservative suggerisce ai repubblicani di non farsi fotografare con la moglie di Clinton né a firmare proposte di legge bipartisan. Chi lo fa aiuta e legittima il nemico. L’opinionista non è Pancho Pardi.
19 gennaio
Qualcuno, prima o poi, farà di Emma Bonino il nostro rappresentante all’estero, o no?
Il suo diario da Il Cairo, dove risiede da 13 mesi
19 dicembre
Ha senso aprire un dibattito su quante prove siano necessarie prima di attaccare l’Iraq?
Secondo il New York Times sì. Secondo la risoluzione Onu 1441, in teoria no: le gravi conseguenze sarebbero autorizzate anche nel semplice caso che Saddam abbia mentito sul numero dei suoi armamenti
18 gennaio
Naturalmente il rigore non c’era
18 gennaio
Cara sinistra, smettila di essere perdente
Un analista conservatore scrive per il magazine del New York Times un lungo articolo di consigli ai Democratici
18 gennaio
Kennedetor
Mugugni repubblicani sullo sbarco di Arnold Schwarzenegger in politica: “Non abbiamo bisogno di un Kennedy di destra”
Saddam come D’Alema vuol far fuori Gengis Khan
Il discorso del leader iracheno alle sue forze armate
18 gennaio
Il cinese batte Shaq
Tranquilli non è Cofferati
18 gennaio
Fascismi di ieri e di oggi (comunismi di sempre)
Giuliano Zincone prende in giro Cossutta e compagni.
18 gennaio
Cose che voi umani
18 gennaio
Hai un biglietto?
Hai conservato un biglietto di un concerto o di una partita? Ti ricordano una storia? Qui c’è il tuo sito
18 gennaio
La proliferazione del ma (but)
The Wishy-Washy BUT
I am no fan of Saddam Hussein, BUT
I don’t particularly like Arafat, BUT
September 11 was horrible, BUT
The terrorists were not justified in what they did, BUT
Suicide murdering is wrong, BUT
The Koran forbids killing innocents, BUT
The Nonsensical BUT
Iraq is capable of being contained and thus does not warrant military intervention; BUT Iraq is too dangerous, due to its arsenal, and thus military intervention is not worth the risk.
There is no real proof that Iraq possesses chemical weapons; BUT were we to invade, our troops could die horrible deaths from chemical weapons.
Because Korea already has nuclear weapons, we should deal with that threat first; BUT because Korea already has nuclear weapons, we should not dare provoke them.
Once a country gets nuclear weapons, our options are limited; BUT why pick on Iraq when, unlike North Korea, it does not have nuclear weapons?
The Dilatory BUT
The Taliban are terrible; BUT let us first take care of al Qaeda.
Saddam is terrible; BUT let us first take care of al Qaeda.
Saddam is terrible; BUT let us first take of North Korea.
North Korea is terrible; BUT let us first take care of al Qaeda.
The America-Is-Always-At-Fault BUT
The removal of the Taliban was, of course, good; BUT we installed them in the first place.
I support removing Saddam Hussein, BUT we helped him in the past.
Who likes bin Laden? BUT we created him.
Everyone agrees that the mullahs in Iran are terrible, BUT our past policies are to blame for them.
The Israel BUT
Of course, Israel is a democracy, BUT
No one supports the methods of the intifada, BUT
I am not saying what the Palestinian bombers are doing is right, BUT
Arafat is terrible, BUT look at Sharon.
The Bush BUT
Bush gave an excellent speech after 9/11, BUT
Of course, Bush was right to take out the Taliban, BUT
No one is a fan of Iran, Iraq, or North Korea, BUT
Sure, in theory, there are potential terrorists right here in the United States, BUT
The Alternative Is Worse BUT
The Saudi monarchy is pretty awful, BUT
I agree that Mubarak really is a dictator, BUT
I don’t like Musharraf any better than you do, BUT
Remove Saddam? Sure, BUT
18 gennaio
Redazionalmente corretto
con l’aiutino
18 gennaio
Vuoi leggere il Washington Post? Compra il Wall Street Journal
Dopo che il New York Times ha comprato le quote del Washington Post dentro l’Herald Tribune, il giornale della capitale chiude un accordo con il Wsj: e nelle edizioni internazionali del quotidiano finanziario ci saranno gli articoli del Post.
17 gennaio
I nuovi idealisti sono i neoconservatori
Lo dice un grande opinionista di sinistra, Ian Buruma, sul Guardian.
16 gennaio
Licenziato perché faceva un blog
Camillo, qui, è autorizzato dal direttore.
16 gennaio
Drudge celebra se stesso
Cinque anni fa Matt Drudge fece scoppiare il Monicagate
16 gennaio
Madrassanfrancisco
Nella città più liberal d’America si discute se inserire nei programmi delle scuole pubbliche “lezioni di pacifismo”.
15 gennaio
George W. Lieberman
Secondo The Nation è molto difficile distinguere il candidato democratico alla presidenza dal presidente Bush
15 gennaio
Il terrorismo è bipartisan
Dopo l’ultimo attentato di Tel Aviv, Colin Powell ha chiesto ai palestinesi di prevedere una qualche forma di di denuncia del terrorismo. Arafat si è lamentato che si chiede sempre e solo agli arabi di denunciare il terrore: infine i palestinesi hanno denunciato “l’uccisione dei civili di entrambe le parti”.
Quindi ora anche gli israeliani ora denunceranno il proprio terrorismo. Così:
1. All Jewish suicide bombers who have ever acted against Arabs.
2. All Arab buses blown up by Jews.
3. All Arab pizza parlors, malls, discotheques and restaurants destroyed by Jewish terrorists.
4. All airplanes hijacked by Jews since 1903.
5. All Ramadan feasts targeted by Jewish bombs.
6. All Arabs lynched in Israeli cities; all Arab Olympic athletes murdered by Jews; all Arab embassies bombed by Jews.
7. All mosques, cemeteries and religious schools fire bombed or desecrated by Jews in North Africa, France, Belgium, Germany, Britain or any other country.
8. The destruction of American military, governmental and civilian institutions in Kenya, Pakistan, Iran, Saudi Arabia and Yemen – along with the murder of U.S. Marines and diplomatic personnel.
9. All Jewish school books which claim that Arabs poison wells, use Christian blood to bake pita, control world finance, and murdered Jesus; or that Arab elders meet secretly to plot a world takeover.
10. And I am particularly ashamed at the way my fellow Jews attacked the World Trade Center, Pentagon and civilian aircraft on September 11, and danced in the streets to celebrate the act.
15 gennaio
Le pagine culturali secondo il New York Times
Il direttore racconta che cosa farà: continuerà a dire che cosa è buono e che cosa no.
15 gennaio
Gli Stati Uniti sono andati fuori di testa.
Pare per una cosa successa l’11 settembre. Lo scrive John Le Carrè. Mah!
15 gennaio
Il vero Stato dell’Unione
Numero speciale dell’Atlantic Monthly
15 gennaio
Hitchens sotto osservazione
Dal Foglio
14 gennaio
Garantismo, garantismo
Pete Townshend è stato arrestato per pedofilia. My generation spera che l’accusa sia falsa. Anche se la minaccia di andare in galera pare abbia fatto bene ad Eminem. Parole sue, dette a Zadie Smith per il Daily Telegraph.
14 gennaio
Perché la sinistra odia l’America
Libro (stile Ann Coulter, forse un po’ più sobrio) sulle “bugie che oscurano la grandezza della nostra nazione”. Il titolo in effetti non pare sobrio. Estratti qui.
14 gennaio
Bomb Texas
Le ragioni psicologiche dell’antiamericanismo. Lungo saggio da Commentary (via Wsj). Condivisibile, Philip Roth a parte
14 gennaio
Snow & Order
Michele Serra chiede leggi, codici, poliziotti e punizioni per gli snowborder. Redazionalmente Corretto, recensione quotidiana di Rep.
14 gennaio
Lieberman for president
Il democratico più falco di Bush annuncia la sua candidatura per il 2004
13 gennaio
He is W, she reads W
Maureen Dowd, il modello giornalistico della nostra Maria Laura Rodotà, dedica la sua colonna domenicale sul New York Times a un nuovo genere letterario di moda: il tradimento del proprio boss. Be’, non è proprio una novità ma la Dowd mette insieme il libro di David Frum, ex speech writer di Bush, e quello di Lauren Weisberger, ex assistente della potente direttrice di Vogue America, Anna Wintour. Il primo si intitola “The right man“, mentre il secondo “The devil wears Prada” (Camillo ne ha parlato la settimana scorsa). Entrambi raccontano cose poco carine sui rispettivi boss. Ricordiamo alla Dowd, e sai mai anche alla direttrice del bellissimo Amica, che nel 2002 sono usciti anche i seguenti libri traditori del proprio boss: “The American son” di Richard Blow, ex vicedirettore a George di john John Kennedy; “How to lose friends & alienate people” di Toby Young sulla sua esperienza giornalistica a Vanity Fair (in particolare sulla figura del direttore Graydon Carter); “Blinded by the right” di David Brock, wonder boy della destra repubblicana che con questo libro racconta di essersi sbagliato e sputtana i suoi ex colleghi (ne scrissi qui, quasi un anno fa).
12 gennaio
Il cappellano di Saddam
Il Corriere intervista il vescovo di Baghdad. Viene voglia di dichiarare guerra solo per liberare gli iracheni da quest’uomo.
Estratti:
“Se questa guerra avviene per causa degli armamenti, allora possiamo chiedere: quale nazione nel mondo non ha armi? L’America non ha niente? L’Italia non ha le armi? E Israele non ha le armi, anche nucleari? Noi siamo per la distruzione di tutte le armi, ma in tutto il mondo”.
“Se Bush non accetta nemmeno l’Onu non c’è differenza fra lui e i dittatori”.
Quando il giornalista gli chiede di Saddamcome paladino arabo e musulmano contro l’Occidente, il vescovo risponde così:
«Non voglio parlare di questioni politiche, perché ci sono temi che è prudente non affrontare”. Quando il giornalista insiste e gli chiede del regime dittatoriale, il cappellano di Saddam, che non ha problemo a definire Bush un dittatore, risponde:
“Non voglio entrare in questioni politiche”.
Molti complimenti.
12 gennaio
La ricchezza culturale delle nazioni padane
Mario Borghezio va a trovare in carcere i delinquenti di Forza Nuova e, al Corriere, dice: “Mi hanno fatto un’ottima impressione, sono dei bravi ragazzi caduti nella trappola di Adam Smith».
12 gennaio
Olocausto a parte
L’antisemita moglie di Wim Duisenberg continua la sua battaglia contro Israele. Ne ho scritto decine di volte (Andrew Sullivan centinaia), ma eri ne ha detta un’altra: “Olocausto a parte, l’occupazione israeliana è peggiore di quella nazista in Olanda”. Alla signora Gretta, Olocausto a parte, si ricorda che i nazisti in Olanda uccisero 100 mila ebrei. Una si chiamava Anna Frank.
Wim Duisenberg dice di essere d’accordo con sua moglie al 100 per cento
11 gennaio
C’è il terrorismo: la tortura può essere giustificata?
L’Economist se lo chiede con l’inchiesta di copertina di questa settimana e con un editoriale. Cita le posizioni dell’avvocato liberal Alan Dershowitz, sulla cui proposta scrissi esattamente un anno fa questo articolo. L’Economist ne discute e pensa che in alcuni casi potrebbe anche essere necessaria, ma spiega all’America e ai suoi alleati che se decidessero di varcare quella linea, be’ si rischia molto.
11 gennaio
Come perdere la guerra
Michael Ledeen, falchissimo e chiarissimo, spiega che continuare a fare gli scemi (cioè perdere tempo) farà vincere i terroristi. Analisi difficilmente contestabile.
11 gennaio
La superiorità della civiltà Mac
In uno spot la dimostrazione assoluta e definitiva che non ce n’è per nessuno
10 gennaio
Caro Sabelli Fioretti ti scrivo sui blog
Una risposta all’articolo che CSF fece su Capital del mese scorso. Capital (in edicola da oggi) pubblica la mia replica (dettata in primis dal fatto che CSF non mi citava. Giuro però che non replicherò all’Espresso che ha finalmente fatto il bravo pezzo sui blog, parlando principalmente di Luca Sofri e Sonia Cassiani)
10 gennaio
Camillo non si occupa di economia ma pare che questo lungo studio dell’Heritage Foundation sul taglio delle tasse sui dividendi sia ottimo
10 gennaio
Ron, Pino, Fra’ & Fiorella, i nostri Crosby, Still, Nash & Young (scherzo)
Capital, gennaio
Born (or not) in the Usa
Storia di un altro americano che voleva fare il talebano pur essendo nato in Louisiana. Ora che è stato catturato vuole essere trattato da americano. Una corte federale stabilisce che non può, siamo in guerra e lui è un nemico.
10 gennaio
Cum amico intimo Antonius Blair, primus ministrum britannicus, Viam Tertiam creavit
Dalla (falsa) orazione di Bill Clinton al senato accademico dell’Università di Oxford, dove pare che l’ex presidente possa andare a ricoprire l’incarico di cancelliere. L’articolo è del Financial Times, segnalato dal marchese del Basto.
Volete sapere cosa dice di Monica? Ecco: ” ‘Non coitus est cum hac femina,’ dixit. Sed, per laborem longus et penetrante Kennethi Starri, procurator independentus, et senatoribus Republicanis agitates, testimonia inculpata; togam maculatam, cigarrus grandus, revelata sunt. Domus Representatis imperator Clinton defenestrare tentavit. Senatus, 50-50 divisa est, absolvit.
9 gennaio
Chiuso Italy Daily
L’ottimo inserto italiano dell’Herald Tribune non c’è più. Qui l’editoriale di chiusura di Laura Collura. Il principale problema è stato questo: “But what do you do when a former president convenes a press conference to insult a fellow politician, and the politician responds in kind, a third pipes in and a full-blown, shrill debate ensues? Italian papers have no doubt: They run a banner headline and fill up five pages.
But Italy Daily couldn’t have that kind of knee-jerk reaction”. Problema da me segnalato sul Foglio fin dal giorno di fondazione di Italy Daily (qui, giugno 1999).
Le quattro pagine sono sostituite da un inserto settimanale: Italy Weekly.
(Di buono c’è che la mia amica Laura Collura ora si chiama Laura Collura Kahn, avendo sposato il mio amico Gabriel Kahn, ex direttore di Italy Daily).
9 gennaio
La Gran Bretagna chiede a Bush di spostare la guerra in autunno, per dare più tempo agli ispettori
Lo scrive il Daily Telegraph, ma oggi parla Hans Blix. E le cose potrebbero cambiare.
9 gennaio
Notizia dell’anno: Il Mullah Omar scrive su Vanity Fair
Il capo dei talebani, leader degli oscurantisti di tutto il mondo, sceglie la rivista più glamour del pianeta per rassicurare i suoi figli sulla sua salute.
9 gennaio
La beffa di un’aurora boreale tra le nuvole d’organo nella troposfera del mai più
Lodevole iniziativa delle pagine degli Spettacoli del GiornaleQuattro-articoli-Quattro sui Sigur Ros, il gruppo islandese che qui propagandiamo molto. Ottimo l’articolo di Paolo Giorndano (non è on line), buoni gli altri. Tranne uno. Una recensione brano per brano scritta da Cesare G. Romana. Eccola, senza superflue parole di commento se non Supercalifragilistichespiralidoso.
Uno – La liturgia del Nulla s’avvia su una risacca d’organo, il pianoforte evoca atmosfere da Cathedrale engloutie: un Debussy che canta dagli inferi. La voce è un falsetto stranito: un salmo rubato all’ossario dei Procol Harum.
Due – S’intrecciano brume sonore, vaniloqui armonici e scariche elettriche. danzano i fantasmi di una civiltà spenta, li guida una batteria estenuata.
Tre – Arpeggia, ostinato il pianoforte, come in un lied di Schubert. Ma la chitarra, suonata con l’arco di un violino, non sa altra sintassi che il lamento. E il crescendo degli archi si sfarina, alla fine, in singulti di carillon
Quattro – Quasi una rumba artica. Sul mondo decomposto, la beffa di un’aurora boreale.
Cinque – Un clarino metafisico e una voce che si fa clarino: nel lungo ping pong un’eco della partita a scacchi di Settimo Sigillo. Riambientata nella troposfera del mai più, tra nuvole d’organo. A chi lo scacco matto, tra l’uomo e la morte? La risposta è nel deprofoundis pop
Sei – Uccellini cinguettano, ma niente illusioni: è solo un chiacciericcio di microchip. E che altro scandisce la batteria, se non il passo zoppo del destino.
Sette – Canto e tastiere sbucano dall’ombra, salgono dove una volta era il sole. E assordano come un silenzio. Sovviene Rimbaud: “Siamo fuori dal mondo, nenache un suono: muoio di spossatezza”.Otto – E’ un bolero epilettico, il folk della chitarra. Melodia, per contrasto, fa rima con litania. più che i Pink Floyd, Eliot: “E’ questo il modo in cui muore il mondo / non con uno schianto /, semmai con una lagna”.
9 gennaio
La marchetta vecchio stile
Inenarrabile intervista di Federico Geremicca, La Stampa, a Sergio Cofferati.
Estratti:
“Il sorriso è quello noto: per intenderci, quello del solito gatto che si è appena pappato il solito topo. Sarà colpa della barba. Oppure dei baffi. O magari del faccione gioviale e tondo. Fatto sta che quando Sergio Cofferati è soddisfatto e sente il vento gonfiargli le vele, l´espressione è tipicamente questa qui: quella sornione e beffarda alla quale amici e nemici hanno ormai fatto l´abitudine”.
“Ma Sergio Cofferati ha mostrato di essere un allievo modello, di quelli che imparano in fretta e una volta imparata la lezione la ripetono a menadito”.
“Chi pensava di poter giocare il Cinese di fino (D´Alema, per esempio) è ancora lì che si lecca le ferite. E´ ormai chiaro che Cofferati sa quel che vuole, sa come raggiungerlo e conosce le vie per arrivarci”
“Se questa è la linea sulla quale Cofferati ha deciso di sistemare le proprie truppe (e ne ha, ne ha, altrochè se ne ha) sarà difficilissimo fargli cambiare idea. E va da sè – per faccende trite e ritrite – che se il Cinese non cambia linea è ben difficile che i Ds, e dunque l´Ulivo, possano avviare col centrodestra confronti su alcunchè. Non a caso, gli appelli e gli avvertimenti che piovono da ogni dove, scivolano su Cofferati come acqua sul marmo”
“E´ per questo che resta lontano non solo dall´immagine del politico-politicante, ma anche (in apparenza) dal modo di pensare e di agire dei leader politici “di professione”. Il finto stupore e la finta meraviglia di fronte alle pretese complicazioni della politica, ai suoi trucchi ed ai suoi trabocchetti, sono parte integrante del modello scelto dal Cinese: non a caso Sergio Cofferati propone per quasi ogni problema soluzioni semplificate, linee rette, percorsi trasparenti. Cosa che in politica non è mai.”
8 gennaio
Oggi le comiche: le riforme dell’Ulivo, non toccate niente
I sette punti del centrosinistra in risposta alla proposta del Cav. sono fantastici. Sette punti, neanche una riforma.
1) Il capo dello Stato non può essere espressione di parte né titolare di funzioni di governo. COME ORA
2) Il premier non deve essere eletto ma indicato sulla scheda e deve poter proporre al capo dello Stato nomina e revoca dei ministri. Non può sciogliere le camere. COME ORA
3) Mantenere l’attuale sistema elettorale. COME ORA
4) Rivedere il bicameralismo. BOH
5) Attuare la riforma del titolo V della costituzione, il federalismo approvato due anni fa dall’Ulivo. COME ORA
6) Legge sul Conflitto di interessi. RIFORMA CHE L’ULIVO NON FECE
7) un referendum per l’adozione della costituzione europea. NESSUNA RIFORMA.
Risate.
8 gennaio
Viagra, problemi in Italia
La pillola da 100 milligrammi è troppo pesante, quella da 50 troppo leggera. I farmacisti italiani si organizzano, e adattano le pastiglie. La Pfizer si incazza. Dalla prima pagina del Wall Street Journal (serve essere registrati)
8 dicembre
Le forchettate di Edoardo Raspelli
Il critico gastronomico della Stampa spiega perché le guide dei ristoranti fanno schifo. Specie da quando non le fa più lui.
8 gennaio
Cat killer
Il nuovo leader repubblicano al Senato, Bill Frist, dice Ron Rosenbaum, non è affidabile: da giovane ammazzava gatti.
8 gennaio
The rule Britannia
Il discorso integrale di Tony Blair al Foreign Office. i dieci punti per far contare la Gran Bretagna nel mondo
8 gennaio
Libertà & Giustizia, Rinaldi dice che usa metodi “da partito comunista anni Trenta”
Redazionalmente Corretto, 8 gennaio
Volete sapere perché Bush piace, e a voi no?
Signori, Peggy Noonan, una maestra.
(E’ necessario essere registrati)
8 gennaio
Repubblicani a New York
La convention repubblicana del 2004 si terrà a New York, è la prima volta. I Democratici hanno scelto a Boston, non una buona scelta secondo il New York Times.
8 gennaio
Ispettori canadesi in America
I soliti canadesi ridicolmente antiamericani chiedono ispezioni nucleari negli Stati Uniti.
8 gennaio
Paolo Mieli contro Maurizio Costanzo
La notizia del giorno, diciamo.
“Appartengo a quel ristrettissimo club di italiani che non hanno mai avuto l’occasione di mettere piede sul palco del Teatro Parioli «in Roma». Ma accade di rado che a tarda sera mi perda una puntata di quello show: da ciò che vedo su quelle assi di palcoscenico mi sembra di tenere il polso dell’eterna battaglia del bene contro il male; non c’è buona causa che lì non sia stata adottata, sempre con il necessario vigore”.
«So’ contro la guerra a Saddam perché a me Saddam mica m’ha fatto gnente; ha invaso il Kuwait, mica era Paese mio; ci ha le bombe battereologiche? Embé? Mica le spara sull’Italia, nun ce po’ arrivà, in Italia»
7 gennaio
Il discorso di Saddam in occasione dell’82esimo (e probabilmente ultimo) anniversario della fondazione del valoroso esercito iracheno
“Long live Palestine, free and Arab, from the sea to the river” e molto altro.
Sabato, ai suoi militari, George Bush, aveva detto: “See, we believe in freedom. No matter what their oppressors may say, the people of Iraq have no love for tyranny. Like all human beings, they desire and they deserve to live in liberty and to live in dignity. America seeks more than the defeat of terror. We seek the advance of human freedom in a world at peace. That is the charge history has given us, and that is the charge we will keep”.
7 gennaio
Libertà & Giustizia, De Benedetti e il caso Fiat
Redazionalmente Corretto, Il Foglio 7 gennaio
Soncini d’America
Amy Sohn. “I have a boyfriend”, I cried. “That’s incredible”, she said
L’amica le dice: “Did you know he has a foot fetish?”
“Yes”
“It doesn’t bother you”?
“Are you kidding? He’s taken me shoe shopping!”
7 gennaio
The kid, the economy
Ecco le ragioni perché le coppie dell’Upper West Side fanno poco sesso. Una generazione “senzasesso”.
7 gennaio
I consigli di Noah Richler alla letteratura canadese (CanLit)
7 gennaio
I consigli di Jake Richler alla ristorazione canadese (CanRest)
7 gennaio
I piani americani per un Iraq democratico
7 gennaio
L’impero antimperialista
Lungo e interessante saggio di Michael Ignatieff sul New York Times Magazine
7 gennaio
Wittgenstein weblog dell’anno, Camillo vince due premi
Secondo la prestigiosa e storica classifica annuale di Gnueconomy, il sito di Luca Sofri è il miglior weblog dell’anno. Camillo vince nella categoria “migliore novità”, ma anche per Renosubject (ingiustamente assegnato soltanto a Wittgenstein). Grazie. Ma io un premio l’avrei dato a paferrobyday.
6 gennaio
Best of rock 2002
Perché io no? Ora che anche Luca Sofri ha stilato per IL FOGLIO la sua classifica dei 9 migliori dischi rock dell’anno (alcune sue scelte sono condivisibili, altre da fare a botte) ne faccio una anch’io. Arrivo fino a quindici, per fare entrare in classifica il disco di Springsteen (per metà eccezionale, per metà da cestinare).
1) () dei Sigur Ros
2) Is a woman dei Lambchop
3) Sea change di Beck
4) A Rush of Blood to the Head dei Coldplay
5) Giantfingers dei Giantfingers
6) Scarlet’s walk di Tori Amos
7) Yankee Hotel Foxtrot dei Wilco
8) Moving up country di James Yorkston and The Athletes
9) Black Listed di Neko Case
10) Have you fed the fish di Badly Drawn Boy
11) Heathen di David Bowie
12) Stereo di Paul Westerberg
13) Sleepless di Peter Wolf
14) Are you Passionate? di Neil Young
15) The Rising di Bruce Springsteen
Qui il meglio del jazz 2002.
4 gennaio
“Pinocchio di Benigni è il peggior prodotto italiano dai tempi della Fiat Uno”
Ancora: “Pinocchio is an awful, awful movie – noisy, irritating and as charming as a dead rat in the saltimbocca”
Recensione dell’Arkansas Democrat-Gazette (segnalata da Emmebi).
4 gennaio
Lott come Scajola
L’ex capogruppo repubblicano “dimissionato” dal suo partito per una gaffe, potrebbe tornare con un incarico minore: la presidenza della Rules and Administration Committee del Congresso.
4 gennaio
Ancora sui migliori dischi jazz dell’anno
Con una scoperta dell’ultimo minuto
Il Foglio, 4 gennaio
Meglio legalizzare
La clonazione, secondo The Economist
4 gennaio
FuckFrance.com
C’è altro da aggiungere?
4 gennaio
Soncini d’America
Rebecca Eckler va a comprare la lingerie per fare pace con il fidanzato ma: “You know who wears lingerie?” this friend said. “Women who are having affairs with their colleagues or bosses. They always have something nice on underneath their clothes, because they never know when it’s going to happen at the office”
4 gennaio
Complimenti (veri) al Vaticano
Nella causa di beatificazione di Madre Teresa, la Santa Sede ha ascoltato Christopher Hitchens, autore di un libro, in Italia appena riedito da Minimum Fax, ferocemente contro Madre Teresa: La posizione della Missionaria. Il libro non è granché, è un’invettiva che gira intorno a un punto giusto: l’assurda ideologia del dolore di Madre Teresa, la cui attività caritatevole è basata sulla povertà, l’afflizione e la penitenza come strumenti per restare vicini a Dio. Eppure l’Opera di Madre Teresa è ricchissima. Il libro di Hitchens si ferma qui. Bastava un editoriale. però al Vaticano sono dei geni.
4 gennaio
Dubbio costituzionale
L’articolo 11 della Costituzione, così tanto citato, dice che ‘l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli” eccetera. Ecco il mio dubbio: se l’Italia fa una guerra contro una dittatura che di per sé, ontologicamente diciamo, offende il proprio popolo, ebbene, in quel caso, l’Italia che fa? Offende o difende la libertà di un popolo?
3 gennaio
Raeliani, sintesi veloce
Dal sito dei seguaci di Rael, una “sintesi veloce” del loro pensiero. I primi due obiettivi sono un formidabile “informare senza convincere” e l’istituzione di una “ambasciata” a Gerusalemme per accogliere gli extraterrestri Elohim. Una buona soluzione per il conflitto mediorientale
3 gennaio
Il diavolo veste Prada, il tiranno è Armani
Visto che Camillo non gode di manchette pubblicitarie dà notizia ai suoi lettori che è in arrivo una caterva di romanzi americani ambientati nel mondo della moda milanese. Il più cattivo si intitola “Diary of a Djinn”. Lo ha scritto Gini Alhadeff. Lei non vuole rivelare il nome del suo malvagio ex boss, protagonista del romanzo, ma nel libro scrive che ha gli occhi azzurri, pochi amici, nessun interesse per la politica. E, ancora, non legge alcun giornale e dedica tutto se stesso “alla moda, alla fama e a qualcos’altro”. Avete capito chi è? No? “Ha messo un logo di un’aquila sulla porta di vetro all’entrata del suo ufficio, per far capire subito che noi lavoravamo per un regime”. Un altro libro è dedicato alle cape cattive di Prada vestite. E molti altri…
3 gennaio
La battaglia per Alessandro
Baz Luhrmann è pronto a girare il film su Alessandro Magno. Si è messo d’accordo con Ridley Scott che aveva un progetto analogo. Oliver Stone, invece, progetta un Alessandro il Macedone a modo, suo con complotti, parricidi e cospirazioni varie. A Martin Scorsese forse nessuno darà mai i soldi. C’è anche un progetto televisivo di Mel Gibson. Intanto battagliano greci e macedoni sulla macedonità del condottiero e sulla presunta omosessualità. Camillo tifa per Baz Luhrmann. Le teorie di Oliver Stone sono risibili: “In Alexander’s own untimely death at 33 we have again strong evidence of a conspiracy of family clans. Did he die of fever or from poisoned wine? I choose to believe the latter”. Così perché è più bello.
3 gennaio
Non usate la (parola) clonazione
Una informatissima relazione sui segreti dell’elite politica della Corea del Nord. I possibili successori del “Caro Leader”. Il figlio che si è bruciato a causa di un viaggio in Giappone. Il favorito ora è un ventenne.
3 gennaio
L’Herald Tribune è morto, evviva
Da oggi l’International Herald Tribune è edito solo dal New York Times (prima di mezzo c’era anche il Washington Post). Principali novità per ora poche: solo pezzi dal Times. Si prevedono però tempi duri per i giornalisti newyorchesi: saranno costretti a chiudere prestissimo i loro articoli in modo che a Parigi, sede dell’Herald Tribune, possano impaginare articoli freschi e non quelli del giorno precedente. Da oggi gli editoriali dell’Herald Tribune sono scritti dallo staff del New York Times, la cui op-ed page è la più liberal del paese.
2 gennaio
Non usate la (parola) clonazione
C’è clonazione e clonazione. Una è riproduttiva e un’altra è terapeutica. Giù le mani dalla seconda. Dal New York Times. Qui il sito di Luca Coscioni.
2 gennaio
Hitler era Hitler non a causa dei suoi geni. Se provate a clonare Hitler potreste ottenere uno con la personalità di Thomas Jefferson
Uno dei miti sulla clonazione smontato da questo bell’articolo di Wired (grazie a paferrobyday)
2 gennaio
La vecchia storia dell’influenza delle droghe sulla creatività letteraria.
Dal New Yorker
2 gennaio
Il messaggio a redazioni unificate di Ezio Mauro
E che la forza sia con voi (Eziobi-Wan Kenobi)
2 gennaio
Dave Letterman, l’uomo dell’anno secondo il New York Observer
Motivazione: Letterman è andato con Paul Shaffer e Biff Henderson a sue spese e senza telecamere a Kandahar per ringraziare personalmente le truppe americane impiegate in Afghanistan. E’ tornato in tempo per registrare il suo show, andato in onda il 30 su Raisat, dove ha mostrato le fotografie da lui stesso scattate. Ai militari, “il meglio dell’America, ha regalato magliette del Late show e sigari. Loro hanno compilato alcune top 10 list, che poi Dave (parzialmente) ha letto in trasmissione
1 gennaio
Art Spiegelman lascia il New Yorker
A maggio una mostra a Milano con le sue copertine degli ultimi 10 anni e un libro in italiano.
1 gennaio