Caro Claudio Sabelli Fioretti, hai fatto molto bene il mese scorso a raccontare ai lettori di Capital il mondo dei weblog, o dei blog, insomma quei particolari siti Internet che sono una via di mezzo tra un diario personale, una rassegna stampa, una rivista specializzata e una boiata pazzesca. Anche tu hai un sito personale di un certo successo e, come hai ben scritto, il fenomeno si va diffondendo tra i giornalisti italiani. Permettimi, però, tre obiezioni al tuo articolo.
1) il tuo sabellifioretti.blogspot.com non è un blog, piuttosto un forum. Il blog può essere molte cose, ma per essere un blog deve offrire links, cioè collegamenti ad articoli e altre pagine trovate sulla rete.
2) Nel tuo articolo sei stato troppo sbrigativo con Andrew Sullivan, il numero 1 dei bloggers. L’unico che sia riuscito a mettere un po’ di strizza alla stampa tradizionale, l’unico che cerchi anche di guadagnarci con il suo blog (ma intanto incassa dal Sunday Times). Sullivan mi piace molto perché non è né di destra né di sinistra. Anzi, no. E’ sia di destra sia di sinistra. Mettiamola così: è neo-conservative su economia e politica internazionale, e liberal sulle questioni sociali e sui diritti civili.
3) il vero motivo per cui ti scrivo. C’è anche il mio Camillo (ilfoglio.it/camillo) , il secondo blog, dopo quello di Luca Sofri, ospitato dal sito del Foglio. E’ una specie di andrewsullivan.com de noantri, ma Sullivan non potrà mai sapere che High Life, la rubrica di Taki sullo Spectator, è il modello dell’Alta Società di Carlo Rossella.
1 Gennaio 2003