IL FOGLIO, 31 gennaio 2003
Roma. Il ministro degli Esteri francese, intervenendo ieri a Parigi al Senato, ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco. "No, Francia e Germania concordando le loro posizioni sull’Iraq non intendevano dividere l’Europa", ha detto. E si è ben guardato dall’attaccare la lettera sottoscritta il giorno prima dagli otto paesi europei del "fronte della fermezza", Silvio Berlusconi per l’Italia, Tony Blair per il Regno Unito, José María Aznar per la Spagna, José Manuel Durao Barroso per il Portogallo, Peter Medgyessy per l’Ungheria, Leszek Miller per la Polonia e Anders Fogh Rasmussen per la Danimarca, più il presidente della Repubblica ceca Vaclav Havel. Un’iniziativa che la diplomazia francese ha subito come la riedizione a proprie spese della classica manovra di accerchiamento del "bataillon carré" di cui un tempo era Napoleone il genio. Per Parigi, una sconfitta come quelle di Baylen in Spagna nel 1808 o di Waterloo nel 1815. Per i tedeschi, che dietro Gerhard Schroeder hanno assunto una posizione ancora più unilateralmente ostile all’intervento armato anche in caso di voto alle Nazioni Unite, una riedizione di Ulm o di Stalingrado.
Le parole di Villepin contengono una misura di verità. E’ stata l’iniziativa franco-tedesca, assunta senza nessuna consultazione preventiva in Europa, a rompere le righe del già così fragile coordinamento europeo. Dopo Versailles, nessuno può essere più accusato, sulla questione irachena, di non amare l’Europa. Ed è per questo che Aznar, Blair e Berlusconi, la trojka di punta del documento di solidarietà atlantica, hanno personalmente consultato i premier dei paesi dell’Est Europa membri della Nato e candidati all’ingresso nell’Unione, senza passare né attraverso la presidenza di turno greca, né per mister Pesc Javier Solana: ai quali ieri è rimasta la protesta, ben sapendo che era stata l’iniziativa franco-tedesca a far la frittata.
La reazione franco-tedesca non ha potuto andare oltre uno sterile voto del Parlamento europeo, che ieri ha detto no all’intervento armato con 287 voti a favore, 209 contrari e 26 astensioni, grazie alla convergenza del blocco socialista, dei verdi, e dei liberali dell’Edlr, mentre il gruppo popolare ha votato contro (tranne Il Ppi italiano e quello greco) insieme ai radicali, ai conservatori e alla destra. Chirac ha chiamato in mattinata Blair per ribadire il suo punto di vista, ma quando tra pochi giorni avverrà il bilaterale a Le Touquet il premier britannico porterà a Chirac il consolidamento ormai avvenuto delle consultazioni che Londra, Roma e Madrid svolgono in questi giorni con Washington da una parte, e Mosca dall’altra.
Berlusconi da Bush, poi da Putin
Ieri Berlusconi, dopo aver visto Blair a Londra, ha incontrato George Bush e dallo studio ovale insieme hanno ribadito la piena sintonia sulla crisi irachena. Bush si è detto "molto grato all’Italia per aver firmato insieme agli altri sette leader occidentali il messaggio che chiarisce la minaccia per la pace" rappresentata da Saddam, ed "esprime una forte solidarietà con gli Usa". Esplicito il riferimento, nell’incontro, all’unica ipotesi che "entro settimane, non mesi", può configurare una soluzione pacifica alla crisi, cioè l’accettazione dell’esilio da parte di Saddam "e degli altri boia che hanno torturato il proprio popolo", ha detto Bush. Fuori da questo, la posizione americana e degli otto europei del fronte della fermezza è che le prove che verranno esibite il 5 febbraio da Colin Powell al Consiglio di sicurezza documentano già il "material breach", le violazioni irachene occultando gli arsenali proibiti.
tedeschi insieme a Lussemburgo e Belgio hanno bloccato il voto sulla richiesta turca di sostegno concreto in caso di conflitto ai tedeschi non resterà che il dietro front, perché i 2 milioni e mezzo di turchi che vivono in Germania non prenderebbero bene un no allo schieramento di batterie difensive di missili Patriot. Ieri, Franco Frattini era ad Ankara. Resta da registrare definitivamente la posizione di Mosca. Nei confronti della quale Berlusconi, che vedrà Vladimir Putin domenica, è incaricato di una missione personale da parte di Bush. Un’Europa dove l’unilateralismo parigino finisce isolato come Cambronne, era esattamente una delle condizioni poste da Putin per raggiungere il fronte della fermezza. Missione compiuta.