Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 10 gennaio 2003

La prima pagina di Repubblica
(Rep.) di ieri, 9 gennaio, Giorno IX della Nuova Era Forte, Libera
& Giusta, si apriva con "Conti pubblici, allarme Ue".
Il titolo è formalmente corretto, perché l’Unione
europea ha davvero criticato i conti pubblici di alcuni Stati
membri. Nello specifico: quelli tedeschi, con una sanzione, e
quelli francesi, con un avvertimento. Infine ha chiesto chiarimenti
all’Italia. Ma Rep. (come molti altri giornali) manipola la notizia
e "l’allarme Ue" sembra colpire solo il Cav. Alla fine
il senso della notizia risulta rovesciato. Per chiarire: Rep.
scrive nell’occhiello del titolo di prima pagina che "Bruxelles
chiede nuove misure per riequilibrare il bilancio", mentre
la dichiarazione del commissario Pedro Solbes, riportata nell’articolo
di cronaca, è la seguente: "Non chiediamo misure
aggiuntive ma solo informazioni su quello che il governo intende
fare nel 2004". Nel titolo "l’Europa chiede",
nell’articolo "l’Europa non chiede". La scorrettezza
giornalistica continua a pagina due. Sommario: "La Ue: entro
marzo indicate nuove misure anti-deficit". Non è
così, e lo scrive Marco Marozzi nel suo articolo. La Ue,
almeno per ora, non vuole "nuove misure" né
chiede di "indicare nuove misure anti-deficit", vuole
soltanto qualche informazione in più da Giulio Tremonti
in vista del bilancio 2004. Bruxelles ha chiesto solo alla Germania
e alla Francia: a Berlino di adottare riforme previdenziali e
del mercato del lavoro entro il 21 maggio (perché i suoi
conti 2003 sono sballati); e a Parigi fa sapere che c’è
la possibilità "considerevole" che i suoi conti
siano "troppo ottimisti".
Ma non c’è solo questo. C’è una cosa importante,
che fa capire quanto siano scorretti e fatti "a caso"
i giornali. Poniamo il caso che Bruxelles abbia chiesto davvero
al Cav. "nuove misure anti-deficit". Bene. Quali sarebbero
queste "nuove misure" che Bruxelles chiede al Cav.?
Basta vedere che cosa ha imposto alla Germania, no? Ecco: l’Europa
ha chiesto a Berlino di riformare la previdenza e il mercato
del lavoro. Sacrosanto. Ma ­ sempre che la notizia del rimbrotto
Ue all’Italia fosse vera ­ se il Cav. si adeguasse ai rimbrotti
europei e tagliasse le pensioni e cancellasse l’articolo 18,
Rep. starebbe dalla sua parte o lo accuserebbe di "massacri
sociali" e di attentato ai diritti dei lavoratori? In questa
domanda c’è tutta l’essenza giornalistica di Rep.
Le riforme, Giannini e Messina
Non è l’unica scorrettezza di ieri. Ce n’è un’altra,
sulla sedicente proposta di riforma istituzionale presentata
dall’Ulivo. In prima pagina Rep. titola così: "L’Ulivo
presenta le sue riforme". Però non è vero.
Cioè ha presentato una bozza, ma di riforme non ce n’è
nemmeno una. Liberi di farlo, ma un grande giornale dovrebbe
farlo notare. Il commento è affidato a Massimo Giannini.
La tesi è questa: il Cav. è un mascalzone perché
con una "astuta strategia del tranello" ha imposto
all’Ulivo il dibattito sulle riforme e poi quando il centrosinistra
ha presentato le sue proposte ha fatto scattare la trappola definendole
"riforme farsa". Il Cav. è un furbacchione,
si sa, ma per affermarlo bisogna dimostrare che il progetto ulivista
sia serio, no? Giannini ci prova, pur premettendo che "non
è una proposta rivoluzionaria", ma pensa già
di non ottenere grandi risultati se aggiunge che la nostra "resta
ancora una bella Costituzione, e non ha bisogno di essere rivoluzionata".
Verissimo, per carità: ma allora perché parlare
di riforme? Vediamoli questi 4 punti. Le cronache dicono che
ce n’era un altro, tagliato all’ultimo minuto perché prevedeva
la seguente esagerata riforma: "Riconferma della attuale
legge elettorale". Ecco i punti: 1) "Esplicita indicazione
del candidato premier sulla scheda". Formalmente è
una novità. Ma di fatto c’è già, ed è
bastato un art director per attuarla. Un art director che ha
inserito il nome di Rutelli e di Berlusconi dentro i simboli
contenuti nella scheda; 2) "Potere del premier di proporre
al presidente della Repubblica la nomina e la revoca dei ministri".
Riforma che c’è già dal 1948, ben codificata nell’articolo
92 della Costituzione, comma II: "Il Presidente della Repubblica
nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta
di questo, i ministri"; 3) "No al potere di scioglimento
delle Camere affidato al premier". A occhio non si tratta
di una riforma. Rep. giustifica che non è un caso che
questo potere del premier esista solo in Israele e Svezia. Be’,
c’è anche in Inghilterra, e se Giannini non l’ha trovato
è perché lassù in Inghilterra la Costituzione
non è scritta. 4) Attuare la riforma federalista votata
dall’Ulivo nel 2001, e superata dalla devolution del Polo. Tecnicamente
è una controriforma, oppure una riforma già approvata.
Il giornale di Ezio Mauro (che la Forza sia con lui) queste cose
non le dice. E fa intendere ai suoi lettori che l’Ulivo abbia
effettivamente presentato una proposta di riforme istituzionali.

Si salva solo il bravo Sebastiano Messina, il quale nella sua
rubrica sfotte il progetto ulivista in questo modo: "Forse
è un cancellierato premiato, o magari un semipremierato
cancellato. Il nome è incerto, il cognome è sicuro:
all’italiana". Come il giornalismo di Rep., veste anglosassone
e soliti contenuti alle vongole. (continua)