La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 17 gennaio, Giorno
XVII della Nuova Era Forte, Elettrica, Libera & Giusta, si
apriva con la notizia che in Iraq gli ispettori hanno trovato
undici "testate chimiche". La notizia è tosta,
e Rep. per una volta la dà correttamente. Vanna Vannuccini
scrive che "le ogive" sono "vuote ma efficienti"
e i titoli riconoscono che Saddam ha mentito. L’articolo di commento
è di Vittorio-Gatto-Copione Zucconi (Zuccopycat). La sua
interpretazione è diversa. Zuccopycat inizia dicendo che
le testate chimiche "sono spuntate dal cilindro", come
a voler dare più importanza ai tempi e ai modi del ritrovamento
piuttosto che al ritrovamento stesso. Guarda caso, fa intendere
Zuccopycat, la pistola fumante o, meglio, "qualcosa che
possa essere venduto come tale all’opinione pubblica internazionale
sempre più perplessa", è arrivata mentre Kofi
Annan cercava di "fermare con un espediente dilatorio la
marcia della guerra". Insomma, testate ritrovate o no, poco
importa: la notizia vera, scrive Zuccopycat, è che Bush
"non può lasciare 250 mila soldati a frollare insieme
con i loro delicatissimi congegni elettronici nel deserto d’Arabia
per un anno".
Gli ispettori avrebbero potuto scovare qualsiasi cosa, per Zuccopycat
sarebbe stato comunque un complotto: "Ed ecco spuntare poche
ore dopo il viaggio della Rice e il barrage (sic) giornalistico,
le undici testate che poi nel corso della giornata si riveleranno
essere proiettili di artiglieria da 122 mm (il proiettile di
un semovente della Nato misura 155 mm). Li scoprono ieri a 150
km da Baghdad ispettori che, dopo non aver trovato nulla per
due mesi, inciampano miracolosamente nel magazzino giusto e trovano
questi proiettili". E’ poca roba, dice Zuccopycat, "rottami"
(anche se "junk" sarebbe stato meglio tradurlo con
"spazzatura"). Eppure, scrive Zuccopycat, "da
ieri l’opinione pubblica è tempestata dalle notizie di
testate chimiche".
La crisi irachena colpisce moltissimo Giorgio Bocca, il quale
ormai ha una iper produzione biagesca. I suoi due articoli, uno
sul Venerdì e l’altro sull’Espresso sono praticamente
uguali (anche il contenuto, riassumibile nel principio "guerra
non scaccia guerra" ha la profondità d’analisi di
un editoriale di Enzo Biagi). Questa volta però al Venerdì
se ne sono accorti, e siccome l’inserto di Rep. è un bel
giornale rovinato dai suoi editorialisti, la pagina con Bocca
(e Curzio Maltese) è stata retrocessa, e impaginata dopo
quella di Piero Ottone e Paolo Garimberti. Anche Ezio Mauro (che
la Forza sia con lui) si deve essere seccato, e così il
terzo articolo di Bocca (contro D’Alema, riformisti e Cav.) è
stato messo nelle pagine interne, accanto alla posta di Corrado
Augias, uno che sente già sul collo il fiato del possibile
sostituto, il bravo Sandro Viola.
Rep. è maestra nel propagandare l’azione anti Cav. del
Quirinale, sia quando c’è sia quando non c’è. Ieri
però l’operazione non è riuscita affatto. Rep.
non ha trovato il modo di montare un caso istituzionale sul commento
di Marcello Pera alle esternazioni del Quirinale.
Rep. è riuscita, invece, a prendere un buco colossale.
Il Corriere ieri aveva la notizia che Costanzo, reuccio di Mediaset,
potrebbe andare in Rai per contrasti con Piersilvio Berlusconi
(Cav.’s pierson). Certo, può capitare di avere una notizia
in meno dei diretti concorrenti. Ma se capita nello stesso giorno
in cui si ha un’intervista al medesimo Costanzo, be’ trattasi
di Grande Opera: il ponte di (Sebastiano) Messina. (continua)
18 Gennaio 2003