Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 28 gennaio 2003

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 27 gennaio, Giorno
XXVII della Nuova Era Forte & Elettrica, si apriva con "l’ultimo
saluto all’Avvocato". L’editoriale è di Ezio Mauro
(che la Forza sia con lui). Alla scomparsa di Gianni Agnelli
ieri Rep. ha dedicato nove pagine, più quella degli editoriali.
Domenica, invece, le pagine erano 15 (quindici), 12 in meno di
quelle del giorno precedente (dunque: 27). E’ quasi un record.
Così come sono da Guinness Giuseppe Turani e i suoi nove-articoli-nove
su Affari&Finanza, l’inserto economico di Rep.
E’ difficile recensire un giornale quasi monografico e su un
evento luttuoso, ma una cosa va detta: ieri Rep. non era affatto
un bel giornale. Era piccino piccino. Specie per colpa di Giuseppe
D’Avanzo (Davanpour). Redazionalmente Corretto non credeva che
un grande giornale come Rep. potesse pubblicare un articolo di
questo tipo, roba che avrebbe potuto ospitare soltanto l’Unità.
In prima pagina, la cronaca commentata del funerale comincia
sotto questo titolo: "Il Cardinale e il Cavaliere".
Poi Davanpour continua a pagina due e tre. In teoria avrebbe
dovuto essere il racconto del funerale di Agnelli, in pratica
parla di quanto sia cafone il Cav. Che cosa diavolo c’entri lo
sa solo Davanpour e chi (che la Forza sia con lui) lo pubblica.
Gli uomini del desk devono essersene vergognati, e così,
dissimulando, lo hanno titolato come un normale articolo di cronaca:
"La famiglia e lo Stato danno l’addio a Agnelli. In diecimila
al Duomo, poi il lutto privato". Davanpour invece parla
d’altro. Allude a chissà quali motivi avrebbero portato
il cardinale Severino Poletto a dimenticarsi della presenza di
Berlusconi (poi si è scusato). Il Cav., informa Davanpour,
è arrivato alle 10.29, una cosa inammissibile: "Il
fatto è che a Berlusconi non piace stare nel gruppo. Gli
piace correre e apparire in solitario e quindi il suo cerimoniale
fa in modo che le cose vadano in questo modo irrituale per il
rito istituzionale". Ehi, Davanpour, quello che si poneva
il problema del "mi si nota di più" è
un altro. Ora fa i girotondi. "Torino – continua il segugio
– non sembra apprezzare. Non apprezza che arrivi buon ultimo.
Non apprezza che il capo del governo si presenti nella città
della Fiat con un’Audi". Segue racconto dei fischi al Cav:
25 righe. E’ finita? Ora Davanpour ci racconterà finalmente
il funerale? No, perché "il premier è irritato".
Solo irritato? No, "anzi, irritatissimo". Ok, capito:
è incazzato nero. Ma siamo alla quinta colonna dell’articolo,
alla fine di pagina due, vogliamo parlare delle esequie? Non
ancora, perché il Cav. "è arrubinato in volto".
Arrubinato?! e basta?, qualunque cosa voglia dire? No, il Cav.
non solo "è arrubinato in volto" ma anche "già
colorato dal trucco di scena". Il Cav. poi cerca il suo
posto a sedere. Una cosa normalissima, che però Davanpour
racconta come un intrigo internazionale: "Guarda allora
la panca vuota. Legge strizzando gli occhi il talloncino che
segnala a chi quel posto è riservato". Strizzando
gli occhi. Non ci è capitato un premier soltanto corrotto
e mafioso, pure "cecato". "Capisce allora di essere
nella panca sbagliata, ma non vede posto al di là del
corridoio dove in piedi sono Ciampi, Scalfaro e Pera. Accorrono
i cerimonieri e lo conducono dall’altra parte. Finisce in fondo,
dopo i Ciampi, tra Casini e una corona di fiori". Grave,
ma abbiamo visto di peggio. Siamo all’ottava colonna, pagina
tre, Davanpour mena ancora il torrone, Red. Corr. passa ad altro
e si accorge che il Corriere ha un’intervista a Colin Powell,
e Rep. no. Roba da "arrubinare" di vergogna. (continua)

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