La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 30 gennaio, Giorno
II della Nuova Era Forte & Deceramizzata, si apriva con "Berlusconi
vuole l’immunità". Gli editoriali sono due. Uno del
direttore Ezio Mauro (che la Forza sia con lui), e un altro di
Franco Cordero (che la Chiarezza sia con lui). Qualcuno però
ha fatto uno scherzetto a Mauro (che la Forza sia con lui) titolando
il suo editoriale "la sindrome di Sansone a Palazzo Chigi".
Sansone?! proprio quello che "la Forza divina sia con lui"?
Mauro è durissimo nel suo commento, il premier gli è
sembrato "come un animale braccato, un contropotere minaccioso
e oscuro, un ex statista in esilio". Un "ex statista
in esilio" sembra modellata sul precedente Craxi. L’analisi
del direttore (che la Forza sia con lui) è spietata ed
efficace, con l’eccezione di due passaggi: quando scrive che
"i comportamenti" di cui il Cav. è accusato
sono "precedenti alla discesa in campo" (vero), ma
non aggiunge che le inchieste giudiziarie sono cominciate proprio
dopo la discesa in campo; e quando scrive che "il peggio
deve ancora venire", riferendosi alla proposta del Cav.
di introdurre l’immunità, ma si dimentica dell’intervista
che Gerardo D’Ambrosio ha dato mercoledì a Rep. L’ex procuratore
di Milano aveva detto che i berluscones "hanno sbagliato",
perché "di fronte al problema del conflitto giudiziario
del premier la strada doveva essere un’altra rispetto a quella
percorsa che ha rischiato di togliere credibilità alle
istituzioni". E qual era "l’altra strada" suggerita
da D’Ambrosio? Eccola: "Quella di sospendere obbligatoriamente
i processi al presidente del Consiglio in carica sino alla fine
del mandato". Cioè la stessa cosa che pare voglia
fare il Cav., e che Rep. definisce "il peggio deve ancora
venire". Misteri. Altro mistero, al solito, è Franco
Cordero, il Prof. che incasina il concetto cristallino ("manette")
che Marco Travaglio è costretto a tintinnare per l’Unità.
Ecco un esempio del Prof: "Primo, che gli avesse intorbidato
l’acqua: com’è possibile se scorre in giù?, bela
il poverino. Secondo: sei mesi fa male dixisti mihi; non era
ancora nato. Terzo, pater tuus maledixit mihi, e se lo divora
(Fabula I). Gli avvocati d’Arcore faticano meno del lupo: è
così chiaro chi sia più forte, come nella favola
quinta, dove un leone che ha tre soci (mucca, capra, pecora)
divide il bottino in quattro parti: quale leone, piglia la prima;
al socio dominante spettano le parti seconda e terza; e guai
a chi tocchi l’ultima. I loro argomenti appartengono al genere
quia nominor Berlusco". Né una parola di meno né
una parola di più.
Anche la prosa di Liana Milella è mica male: "Detto,
fatto. Detto dal padre padrone di Forza Italia, fatto dall’ala
dei falchi". E la solita storia che piace tanto ai republicones:
i berluscones sono dipendenti (dip.) del Cav. Una teoria pericolosa
per chi tecnicamente è dip. dell’Ing., il quale in quanto
controparte nei processi del Cav., potrebbe aver "detto"
qualcosa alla sua dip., alla Milella insomma. E se il "padre
padrone" avesse "detto", che cos’altro avrebbe
potuto rispondere la povera republicones se non "detto,
fatto"?
Milella è più in forma che mai. Chiusa "Casa
Cirami", s’avanza "Casa Nitto Palma", il deputato
che vuole introdurre l’immunità per il premier. Chi è
Nitto Palma? Basta chiederlo, e Milella zac "detto-fatto":
"Nitto Palma, marito della sorella di Filippo Dinacci, uno
degli avvocati del Cavaliere, e quindi genero di quell’Ugo Dinacci
che fu capo degli ispettori di via Arenula e indagò sul
pool di Milano". Lo script promette, e poco importa se a
Dinacci dissero di picchiare sul pool, e quello, detto-non fatto,
invece lo salvò. Infine un box furbetto nel giorno in
cui il Cav. è a Washington: "E Bush ringrazia i giudici
di Milano". Messa così sembra che Bush intervenga
sulla Sme, invece parla delle indagini contro Al Qaida. E poi
a Washington hanno quella Cirami seria che i processi li sposta
tutti a Guantanamo. (continua)
31 Gennaio 2003