Camillo di Christian RoccaRedazionalmente Corretto del 1 febbraio 2003

La
prima pagina di Repubblica (Rep.) di ieri, 31 gennaio, Giorno
III della Nuova Era Forte & Deceramizzata, si apriva con
"Berlusconi: uniti con gli Usa". I republicones sono
neri, specie Vittorio-Gatto-Copione-Zucconi (Zuccopycat) il quale
proprio can’t stand it (nun ce vole sta). Il suo articolo sulla
visita del Cav. alla Casa Bianca (White House) è la summa
della scorrettezza di Rep. Zuccopycat sostiene che il Cav, "sotto
il fondotinta bronzeo che si ostina a spalmarsi in viso",
sia stato utilizzato da Bush e trasformato da "alleato in
satellite". Zuccopycat è un fenomeno. Ha campato
per mesi scrivendo che Bush non si sognava nemmeno di considerare
il Cav, unico leader occidentale ­ scriveva ­ a non essere
stato ricevuto alla Casa Bianca dopo l’11 settembre. Ora che
il Cav. e Bush si telefonano e si incontrano con la stessa frequenza
con cui Zuccopycat sbaglia una traduzione (be’, forse non così
tanto), il republicones scrive che però si sono visti
per "meno di un’ora, che si riduce a pochi minuti tra le
traduzioni degli interpreti e la bocca piena di funghi e riso".
Proprio nun ce vole sta (he really can’t stand it).
Questa cosa delle traduzioni è un nervo scoperto per Zuccopycat,
uno che ­ ricordiamolo ­ sgomentevolmente tradusse "copycat"
con "gatto copione", anziché con emulatore o
assassino seriale. Già quando la settimana scorsa Bush
telefonò al Cav. e chiacchierarono mezz’oretta, Zuccopycat
precisò che no-no-no al massimo avranno parlato 15 minuti,
ché l’altro quarto s’è perso in traduzioni. Ieri,
poi, ha scritto che il Cav. ha "audacemente pronunciato
qualche frase in inglese con Bush, qualcosa su ‘friendship, my
friend George, our friend America’ che neppure gli interpreti
sono riusciti a dipanare, scusandosi poi perché ‘I am
too busy to study english’, ho troppo da fare per studiare l’inglese,
come se a George Bush importasse qualcosa del suo inglese".
Forse chi non è riuscito a "dipanare" è
Zuccopycat, almeno leggendo l’altro articolo di Rep, firmato
da Barbara Jerkov, che scrive: "Bush però apprezza:
‘Lo parli benissimo’. Berlusconi si schernisce: We have so much
to do in Italy". La conferenza stampa con Bush, poi, secondo
Zuccopycat (al lordo delle traduzioni) sarebbe durata "qualche
minuto", secondo la Jerkov "un quarto d’ora".
Va bene fare papocchi con il vocabolario, ma anche con l’orologio?
Su Rep. l’iniziativa degli otto paesi europei, chiamiamoli filoamericani,
è raccontata in modo non veritiero. Ieri, per esempio,
un sondaggio chiedeva a un campione se fosse o meno d’accordo
con la lettera degli 8 (Gangs of Eight) che "ha rotto l’unità
dell’Europa". A parte che non si è rotta nessuna
"unità dell’Europa", ma perché Rep. dimentica
la precedente "rottura dell’unità dell’Europa"
compiuta da Francia e Germania a Versailles? I republicones sono
fatti così. L’altro giorno Paolo Garimberti (Garimba)
denunciava addirittura il nuovo asse europeo "della destra
filoamericana", nascondendo ai lettori che Tony Blair è
laburista (do you rememember the third way?) e metà dei
firmatari ex comunisti. Mentre se ce n’è uno di destra,
lo si trova nello schieramento "antiamericano" che
piace a Rep. (Jacques Chirac).
Ma in effetti come pretendere un’analisi credibile da un editorialista
del Venerdì? Curzio Maltese, per esempio. Opinionista
da tutelare. Dove lo troviamo uno che esordisce così:
"Con la batosta degli eredi di Fortuyn nelle recenti elezioni
olandesi, l’Europa sembra essersi lasciata alle spalle la breve
stagione del populismo. Sono bastati pochi mesi di governo dei
populisti olandesi per far cambiare radicalmente idea agli elettori".
Che Pim Fortuyn sia stato assassinato da un militante del politicamente
corretto, all’autore di cabaret per Raitre non pare degno di
nota. Non solo. "Soltanto nell’Italia di Berlusconi e Bossi
il populismo continua a essere l’anima, l’essenza dell’azione
di governo". Suggerimenti per far cambiare idea agli elettori?
Tra le mille acutezze, Maltese ricorda che Emma Bonino era "un
personaggio quasi folcloristico nella politica degli anni 70".
All’Unità, con Travaglio.
Ma il numero 1 è Giorgio Bocca. Sul Venerdì scrive
un articolo dal titolo "Così ridicoli, così
potenti" mentre sull’Espressso un altro dal titolo "Quando
il potere non teme il ridicolo". Bocca, sedicente antitaliano,
ha fatto la furbata di piazzare la stessa broda ai due giornali.
Uguale. Stesse parole. Stesse virgole. Ma doppio incasso. Il
finale è diverso, ma solo perché all’Espresso,
dannazione, vogliono qualche riga in più. All’antitaliano
alle vongole viene un’idea: contumelie sui collaboratori-cloni
del Cav. che "parlano come lui parla, praticano la ripetizione".
Vuole piazzarne un altro al Giornale? (continua)

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